Giù partite Iva e consumi. Giovani, più disoccupati - QdS

Giù partite Iva e consumi. Giovani, più disoccupati

redazione

Giù partite Iva e consumi. Giovani, più disoccupati

martedì 12 Giugno 2012

Gli ultimi dati fotografano la crisi economica nel nostro Paese

Roma – Ad aprile sono state aperte 46.337 nuove partite Iva; in confronto, al corrispondente mese dello scorso anno si registra una flessione del 3%, mentre, rispetto al mese precedente, il calo è pari al 25,8%. è quanto emerge dai dati pubblicati dal Dipartimento delle Finanze.
La distribuzione per natura giuridica delle 46.337 nuove partite Iva conferma la netta preponderanza delle persone fisiche (quota del 77%) e, tra le altre forme giuridiche, le società di capitali si attestano al 14,8%. Confrontando tali dati con il corrispondente mese del 2011, si nota che sono sempre le persone fisiche a sostenere l’andamento generale, poiché il loro lieve aumento (inferiore al 2%) mitiga il sensibile decremento di aperture relativo alle forme societarie.
Riguardo alla ripartizione territoriale delle aperture, il 42,5% di esse è avvenuto al Nord, il 22,6% al Centro, il 34,9% al Sud ed Isole; il confronto con aprile dello scorso anno mostra flessioni più o meno marcate al Centro-Nord, con alcune eccezioni (Val d’Aosta ed Umbria), mentre al Sud gli aumenti in Puglia e Sicilia riescono a bilanciare il calo delle altre regioni.
La classificazione per settore produttivo evidenzia che il commercio continua a registrare il maggior numero di aperture di partite Iva: il 22,1% del totale, seguito dalle attività professionali con il 14,7%. Nel complesso, al gruppo dei servizi appartiene il 50,5% delle aperture totali, con un calo, rispetto all’aprile 2011, dell’ 1,2%; considerando i macrosettori produttivi, solo quello agricolo mostra un aumento di aperture (+4,5%), mentre l’industria accusa, ancora, la diminuzione maggiore (-8,9%). Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione per sesso è stabile, con i maschi cui appartiene il 65% di aperture di partite Iva. Il 51,3% delle aperture è dovuto a giovani fino a 35 anni e tale classe di età è anche l’unica in aumento rispetto al corrispondente mese del 2011: +13,6%.
Cinghia tirata anche nei consumi: nel primo trimestre del 2012 la spesa delle famiglie italiane è diminuita del 2,4% rispetto al primo trimestre del 2012 e dell’1% rispetto al trimestre precedente. Lo comunica l’Istat diffondendo i dati sul Pil.Le famiglie italiane risparmiano su tutto. Per i beni durevoli il calo annuo è addirittura a due cifre (-11,8%). Comprendono: auto, articoli di arredamento, elettrodomestici. Calano però anche gli acquisti di beni non durevoli (-2,3% in un anno) e il riferimento è innanzitutto per quelli alimentari ma anche per medicinali, detergenti, prodotti per la cura della persona, per fare alcuni esempi. Nell’ultimo anno dalle famiglie italiane sono stati acquistati anche meno servizi: -0,2%.
La crisi pesa soprattutto sulla pelle dei giovani: in quattro anni il tasso di disoccupazione nella fascia tra 15 e 24 anni è aumentata di 7,8 punti percentuali. E’ quanto emerge dalle tabelle dell’Istat, contenute nel rapporto 2012, elaborate dall’Adnkronos. I dati dell’Istituto di statistica evidenziano che sono stati i giovani soprattutto a pagare il difficile momento economico, il tasso di disoccupazione per gli under 24, tra il 2008 e il 2011, è passato dal 21,3% al 29,1%, con un incremento quattro volte superiore rispetto al dato medio, che ha fatto registrare un calo di 1,7 punti percentuali (si è passati dal 6,7% all’8,4%). Nello stesso periodo i Neet, cioè di ragazzi che non studiano e non cercano lavoro, sono arrivati al 22,7%, con un incremento di 3,4 punti percentuali rispetto al 2008.

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