Con la green economy respira anche l’occupazione oltre l’ambiente - QdS

Con la green economy respira anche l’occupazione oltre l’ambiente

Rosario Battiato

Con la green economy respira anche l’occupazione oltre l’ambiente

venerdì 22 Giugno 2012

Secondo la Confederazione nazionale dell’artigianato sarebbero circa 10.000 le unità operanti in Sicilia nel settore verde. In crescita anche la formazione dedicata: nel 2010-2011 si sono svolti in Italia 534 corsi di laurea

PALERMO – È ormai risaputo che la green economy rappresenta una via per superare la crisi. Lo dicono le cifre riportate da importanti organizzazioni nazionali, come il Gse (Gestore dei servizi energetici) e Unioncamere. Anche l’ambiente ne trae un buon vantaggio vedendo crescere assieme sviluppo e sostenibilità, spostando l’asse della produzione energetica dal sistema petrolifero ad uno rinnovabile. In Sicilia la rivoluzione sta cominciando a dare i primi frutti.
Ci sono numeri da far girare la testa. Secondo stime di massima in Italia il settore delle rinnovabili ha prodotto un fatturato di circa 13 miliardi di euro, 120 mila occupati e un taglio di emissioni di Co2 pari a circa 21 milioni di euro. E questi numeri da capogiro sarebbero destinati a crescere rapidamente. Secondo il Gse nei prossimi dieci anni si produrrà un fatturato di circa 100 miliardi di euro. In questo giro la Sicilia dovrà giocare necessariamente un ruolo da protagonista, sia per il suo enorme patrimonio naturale, secondo a nessuno in Italia, ma anche per una formazione adeguata dei suoi giovani che proprio nel settore della green economy trovano più facilmente accesso al mondo del lavoro.
Secondo la Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) sarebbero circa 10 mila le unità operanti in Sicilia nel settore verde, considerando le imprese di istallazione, gli edili e i commerciali che ruotano attorno i grossi poli del settore (Moncada Agrigento, Progetto Sharp, Enel e St Catania, Energy Project Caltanissetta, ect.). Nei pressi di questi importanti nomi delle rinnovabili, che poi si sono i centri di eccellenza del settore, si sono, infatti, creati degli indotti di manodopera specializzata e non. Una via per l’economia e per la contemporanea riduzione dell’impatto del sistema petrolifero sulla Sicilia.
Una sfida che parte anche dalla formazione. Un quadro complessivo della situazione è stato delineato nel “Green Italy – Rapporto 2011”, redatto da Unioncamere, dove un sottotitolo molto indicativo suggerisce “L’economia verde sfida la crisi”. In Italia nel biennio 2009-2010 “il numero complessivo dei corsi ambientali erogati in Italia è stato di 619 corsi di laurea, 160 corsi post-laurea e 993 altre proposte formative di tipo tecnico per le quali era richiesto, al massimo, un diploma di scuola superiore di secondo grado”. Per il biennio 2010-2011, invece, si legge sul rapporto Unioncamere, “per il momento è disponibile solo il numero dei corsi di laurea, pari a 534, un calo verosimilmente dovuto anche alla razionalizzazione che i percorsi accademici hanno subito per via della riforma voluta dal Governo e che ha visto numerose cancellazioni e accorpamenti”.
La Sicilia fornisce tecnici preparati avendo espresso, ad oggi, 112 dottorati, pari al 12,3 per cento del totale nazionale, distribuiti in tre Atenei. Una formazione dettata dalle richieste del mercato. In Sicilia il 22,1% delle imprese sul totale tra il 2008 e il 2011 ha deciso di puntare in prodotti e tecnologia green. Una percentuale certamente destinata a crescere nei prossimi anni anche in virtù del possibile sblocco di una parte dei fondi comunitari che non sono ancora stati utilizzati.

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