Rischio sismico sottovalutato in provincia di Agrigento - QdS

Rischio sismico sottovalutato in provincia di Agrigento

Calogero Conigliaro

Rischio sismico sottovalutato in provincia di Agrigento

mercoledì 27 Giugno 2012

Solo 15 amministrazioni comunali su 43 hanno redatto tale stumento a tutela della collettività

AGRIGENTO – Nell’Italia sconvolta dall’ennesimo terremoto che ha colpito questa volta l’Emilia Romagna, la provincia agrigentina si trova in una situazione di diffuso inadempimento per quel che riguarda i piani comunali di protezione civile, previsti dalla legge nazionale 225 del 1992 e recepita dalla regione Sicilia con la norma 14 del 1998.
A lanciare l’allarme è stato lo stesso dipartimento regionale della protezione civile con il dirigente ingegnere, Maurizio Costa.
“Lo strumento dei piani comunali di protezione civile è quello strumento che devono redigere le amministrazioni comunali, in modo da poter essere pronte in caso di specifiche emergenze ad operare sui loro territori. All’interno di questi piani sono previste le figure che si dovranno attivare in caso di calamità e l’elenco dei maggiori pericoli possibili per la comunità interessata. È ovvio che non tutti i comuni hanno gli stessi rischi, i quali sono dovuti alle specificità del territorio. Le città con corsi d’acqua vicini potrebbero subire esondazioni, mentre i centri abitati edificati su colline possono essere a rischio frana”.
Una situazione quella della mancata realizzazione dei piani comunali di protezione civile che viene raffigurata dai dati offerti dal dipartimento agrigentino: su 43 comuni della provincia hanno redatto i piani appena 15 amministrazioni. I restanti 28 Enti sono sprovvisti dello strumento fondamentale in tema di protezione delle popolazioni in caso di eventi calamitosi, tra cui i devastanti terremoti che per quasi tutta la provincia sono pari ad un rischio 2, ossia tra i più elevati.
“Vista la complessità dei piani, abbiamo fornito sia istruzioni sia materiali su come si realizzino. Inoltre, abbiamo anche chiesto quanto meno di fornire un riassunto di tale strumento con la redazione di un piano speditivo. Solo 14 comuni hanno però risposto e, di questi, 8 avevano già realizzato il piano comunale, quindi senza nessuno strumento si trovano ben 22 comuni. Prendiamo atto che gli Enti vanno avanti su emergenze economiche, ma non sulla prevenzione delle emergenze strutturali”.
Il dramma è anche dovuto al fatto che mentre su alcune calamità quali incendi o previsioni di fenomeni atmosferici particolarmente avverse può esserci una certa previsione anticipata, su altri quali i terremoti ciò non è affatto possibile.
Per comprendere dove si trovano i rischi maggiori, il dipartimento provinciale della protezione civile regionale sta compiendo delle visite ispettive nei comuni per reperire informazioni da includere nel Sit (sistema informazioni territoriale della regione).  
“Il vero problema – spiega l’ingegnere Costa – è il vuoto normativo che non prevede un commissariamento degli enti inadempienti alla redazione del piano comunale di protezione civile. Io sono però del parere che il reato di omissione in atti d’ufficio possa scattare per i sindaci anche in assenza di evento calamitoso con vittime e danni”. Insomma le sanzioni potrebbero essere applicate non soltanto a calamità già avvenute. Intanto, però, permane una situazione di notevole rischio per gli abitanti della gran parte dei comuni agrigentini, denunciata con deciso coraggio dalla Protezione civile.
“Stiamo tentando – continua lo stesso ingegnere Costa – in tutti i modi di stimolare i sindaci a dotarsi dei piani, in questo senso c’è una collaborazione fattiva col prefetto di Agrigento, Francesca Ferrandino, e col comandante dei vigili del fuoco della città capoluogo, Francesco Rizzo, mentre esercitazioni antiterremoto sono state realizzate in vari comuni ed in varie scuole per un evento che si speri non avvenga mai”.
Per quanto riguarda la lista dei comuni inadempienti dalla direzione provinciale si è preferito per il momento non fornire i dati, ma sono emerse alcune indiscrezioni su importanti centri quali il capoluogo, che presto ne sarà dotato, e Porto Empedocle, la quale non dispone né di un piano comunale di protezione civile e né di quello speditivo.
 

 
Ma l’emergenza non riguarda soltanto i terremoti
 
AGRIGENTO – La provincia non ha una sola minaccia da fronteggiare, le emergenze infatti potrebbero essere diverse. Alcune riguardano l’intero territorio, come il pericolo sismico, mentre altre concernono aree particolari per la specificità dell’ambiente. “Siamo costantemente impegnati – spiega il dirigente Maurizio Costa – in un’opera di formazione e prevenzione visti i vari fronti di minaccia che potrebbero causare varie emergenze. Mentre il rischio terremoto è di livello 2, ad esclusione della zona occidentale della valle del Belice che è addirittura a rischio 1, ci sono altre criticità sul territorio. In concreto abbiamo a Licata un rischio esondazione del fiume Salso. Nelle zone interne del territorio di Sambuca, Bivona, Cammarata, c’è invece la possibilità di incendi boschivi che possano minacciare le abitazioni. La città di Porto Empedocle ha poi diversi rischi come quelli legati a frane del suo costone per cui abbiamo già realizzato degli interventi con delle reti di protezione delle abitazioni che sono sorte alle pendici. Altro problema empedoclino è quello della possibile esondazione di corsi d’acqua, mentre la conformazione del terreno in zona alta e bassa potrebbe favorire vere e proprie alluvioni come è accaduto nei decenni passati”. “Infine – conclude Costa – uno dei rischi maggiori riguarda il comune capoluogo: quello delle frane. Attualmente la stessa cattedrale è interessata dal fenomeno e per tale ragione sono in corso studi che analizzino possibili interventi”. Una protezione civile che ha dunque a che fare con una miriade di rischi da non sottovalutare, mentre dall’altra parte le amministrazioni restano inadempienti.

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