Religione sempre più fai da te - QdS

Religione sempre più fai da te

Antonio Leo

Religione sempre più fai da te

sabato 30 Giugno 2012

Ricerca “Gentili senza cortile. Atei forti e deboli nella Sicilia centrale” commissionata dalla Chiesa. La diocesi di Piazza Armerina scelta come campo d’indagine sociologica

PIAZZA ARMERINA (EN) – La Sicilia, roccaforte del cattolicesimo almeno fino alla metà del secolo scorso, si risveglia incredibilmente indifferente alla religione. Una crisi di spiritualità profonda, registrata dalla ricerca “Gentili senza cortile. Atei forti e atei deboli nella Sicilia centrale”, condotta dal sociologo cattolico Massimo Introvigne del Cesnur e da Pierluigi Zoccatelli su commissione della Chiesa.
L’indagine prende in esame la diocesi di Piazza Armerina, un’area che già tre precedenti ricerche sociologiche avevano identificato come rappresentativa dell’Italia in generale. Dall’analisi emerge anzitutto che il 70% della popolazione siciliana frequenta la messa soltanto in occasione di matrimoni e funerali. Questa percentuale comprende un 64,3% composto dai cosiddetti “lontani dalle forme istituzionali della religione”. Sono la maggioranza e professano un cristianesimo autodidatta, senza curarsi dell’incoerenza tra i loro comportamenti e i dettami della religione ai quali dichiarano di appartenere. Si tratta del dilagante fenomeno della religione “Fai da te”, in cui il fedele conduce la propria vita spirituale a suo uso e consumo, dichiarandosi cattolico solo per una questione meramente culturale o d’abitudine.
La restante parte della popolazione lontana dalla Chiesa è composta dagli atei che si attestano su circa il 7%, dato stazionario da circa vent’anni. All’interno di tale categoria però bisogna distinguere tra “atei forti” e “atei deboli”. Quest’ultimi sarebbero il 5% e si limitano a considerare Dio e la religione irrilevanti. Invece gli infedeli più agguerriti sono circa il 2%. Monsignor Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina, nella prefazione al libro di Introvigne e Zoccatelli ne tratteggia puntualmente le caratteristiche: “La maggioranza degli atei ‘deboli’ – più diffusa fra gli anziani, le donne, le persone meno colte – pratica un ateismo disimpegnato ritenendo che le difficoltà della vita di oggi, soprattutto in questo momento di grave crisi, non lascino tempo e spazio alla religione. Questo dato mostra come spesso la Chiesa e le altre comunità religiose non siano percepite come capaci di dare una risposta di senso a partire dalla fede ai problemi e ai bisogni della vita quotidiana. C’è poi un ateismo definito cinico più presente fra i giovani, gli uomini, le persone più istruite, per i quali il denaro, il potere, il piacere sfrenato, il successo in amore o negli affari sono i nuovi idoli che hanno sostituito vecchi dèi pagani, scacciando il Dio cristiano e abbandonando la Chiesa”.
E i cattolici rimasti nell’Isola dunque chi sono? Solo il 30% degli intervistati dichiara di recarsi a messa ogni domenica e va precisato che tra questi soltanto il 18% va effettivamente a celebrare il giorno del Signore. Quindi appena due siciliani su dieci praticano i riti religiosi, un dato che deve far riflettere le gerarchie vaticane.
La ricerca del Cesnur ha preso in esame anche le ragioni che hanno fatto allontanare i siciliani dal cattolicesimo. A dispetto di quanto si possa pensare, l’allontanamento non avviene per motivi ideologici bensì per il rifiuto degli insegnamenti morali giudicati arcaici e per una crescente ostilità generata dagli scandali di pedofilia e dai privilegi e le ricchezze dell’istituzione millenaria. Una crisi della fede profonda, radicata nei cuori e nelle menti dei cittadini dell’Isola e dell’intero Paese.
Ma, rovesciando la medaglia, è un occasione, per quanti ancora credono, di superare la falsa immagine di Gesù. A tal proposito Monsignor Pennisi cita il beato Giovanni Paolo II: “Cari Signori, so bene che la realtà di Cristo ci supera, che essa non ha facilità di accesso nel pensiero dei non credenti. Ma oso anche dire che tutti oggi potremmo fermarci pensosi dinanzi alla figura di Gesù, se alcuni cristiani talora non avessero contraffatto il suo vero volto. Perciò vi prego come uomini di cultura, liberate Cristo da tutte le incrostazioni, le strumentalizzazioni, le appropriazioni indebite. Solo questo Cristo rivelato nella giusta luce ha diritto di farsi cercare da ogni uomo di buona volontà. Sono profondamente consapevole che è primario dovere della Chiesa e dei credenti restituire a tutta l’umanità la vera immagine del Cristo”. La vera immagine di Cristo, quella che oggi i falsi miti cercano di distruggere trovando il consenso delle masse inconsapevoli. Da lì la Chiesa deve ripartire per riprendere la sua opera di evangelizzazione.

Antonio Leo
Twitter: @ToniBandini

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