La spesa pubblica e la sua dinamica – si rileva nel documento – la si può assimilare ad una azienda multi prodotto. Si raggruppa in spese finalizzate alla produzione di beni di consumo collettivo e di infrastrutture pubbliche che assorbono circa il 45,2% del totale della spesa complessiva, al pagamento degli interessi sul debito per l’8,8%, al sostegno degli investimenti di aziende produttive (di proprietà pubbliche e privata) con il 4,4%, alle pensioni per il 30,2%, a interventi redistributivi per il 11,4% del totale.
In Italia a trainare la crescita della spesa per i beni di consumo collettivo è la spesa sanitaria, la spesa per l’amministrazione generale e le spese di rilievo ambientale, a tutto discapito del settore dell’istruzione. Si noti pure che il settore che negli ultimi 60 anni ha mostrato la più elevata velocità di crescita rispetto a tutte le altre categorie di spesa è quello delle pensioni.
Nel tempo la spesa si è progressivamente spostata verso le amministrazioni locali, riducendo il peso occupato in passato dall’amministrazione centrale. L’amministrazione locale gestisce circa il 50% della spesa pubblica complessiva diversa da pensioni e interessi sul debito.
In tutti i decenni passati, la velocità di crescita della spesa pubblica è stata, però, quasi sempre superiore alla crescita del Pil.
Nell’ultimo anno di robusta crescita dell’economia italiana, il 1972, – si legge nel documento – il deficit del bilancio pubblico aveva già raggiunto il 5,0% del PIL, ma era opinione comune che la crescita futura avrebbe potuto riassorbirlo. Ma la previsione di crescita futura non si è realizzata segnando il percorso del settore pubblico nei decenni successivi.
Un importante cambiamento occorso nei 60 anni di storia della finanza pubblica italiana, riguarda il ruolo dei diversi livelli di governo nella gestione della spesa pubblica. L’evento di maggiore rilievo del periodo è, naturalmente, l’affermazione del ruolo delle regioni nelle spese per la tutela della salute che fino al 1978 era a carico dello stato e degli enti di previdenza e assicurazione malattie. Sia in questo caso da esempio che le amministrazioni locali amministravano nel 1951 il 18% della spesa totale, nel 1980 il 26,8% e nel 2008 il 31,6% del totale.