Cinesi a Termini, ultima mossa di Di Risio - QdS

Cinesi a Termini, ultima mossa di Di Risio

Rosario Battiato

Cinesi a Termini, ultima mossa di Di Risio

martedì 03 Luglio 2012

Ex SicilFiat: il ministero dello Sviluppo economico sta lavorando per trovare soluzioni alternative a Dr Motor. Il capitale d’oriente è stato chiamato in causa per diverse infrastrutture, ma finora non è mai giunto
 

PALERMO – I cinesi non saranno la panacea di tutti i mali, ma ancora una volta il capitale d’oriente è salutato come possibile salvatore delle magagne siciliane. Stavolta si tratta di Termini Imerese e della richiesta di Massimo Di Risio, che, dopo diversi tentativi, pare abbia trovato dei partner proprio nel continente asiatico. Intanto Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, ha spiegato che si stanno vagliando anche altre vie. Un po’ tardi per un affare che era stato chiuso già con gli accordi del dicembre scorso, e dal momento che si è già sei mesi in ritardo rispetto i tempi stabiliti per la sostituzione di Fiat con Dr.
La tappa decisiva potrebbe essere il prossimo 11 luglio. Quel giorno Massimo Di Risio, che sembra avere mille vite, dopo essere stato più volte accantonato dal ministero perché non in grado di gestire finanziariamente la ristrutturazione dello stabilimento, incontrerà i cinesi. Un incontro decisivo perché l’imprenditore molisano proverà a convincere gli esponenti di vertice del gruppo cinese Chery, guidati dal numero uno Zhou Bi Ren, della bontà del suo piano. Nel corso dell’incontro, spiega una nota diffusa da Dr Motor, saranno definiti gli accordi di partnership “relativi all’acquisizione dello stabilimento siciliano”. La Dr Motor, che comunque non viene più considerata l’unica possibilità per Termini, sta cercando soluzioni immediate per una ricapitalizzazione che le  permetta di attuare il proprio piano industriale. E i tempi, dopo sei mesi di ritardo sulla tabella di marcia prevista, sono chiaramente strettissimi.
Cinque giorni dopo l’incontro tra cinesi e Dr il ministero dello Sviluppo economico ha convocato un nuovo tavolo sul futuro dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. “L’incontro servirà – spiegano dal ministero – a fare il punto della situazione per quanto riguarda l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e l’individuazione di nuovi investitori in grado di garantire un efficace piano industriale. Parte integrante del confronto sarà anche la questione dei cosiddetti esodati”. La speranza di ricevere buone notizie prima del nuovo incontro romano è stata espressa anche da Salvatore Burrafato, sindaco di Termini Imerese. Per quella data il primo cittadino vorrebbe avere certezze sull’estensione della cassa integrazione per il 2013 e sulla mobilità per 640 operai.
Intanto nei giorni scorsi il ministero ha spiegato che per trovare una soluzione alla vertenza Termini Imerese saranno avviati contatti con 17 case automobilistiche di livello internazionale con l’obiettivo di verificare un eventuale interesse a rilevare la fabbrica che Fiat ha lasciato nel 2011, ma avendo comunicato questa decisione con largo anticipo.
L’ex SicilFiat è soltanto la componente più esposta di un settore industriale che nell’Isola sta trovando un triste epilogo in questi ultimi anni. A cominciare dalle aree petrolchimiche (il caso Gela su tutti) e passando da nomi altisonanti come Keller, Italcementi (stabilimento di Porto Empedocle) e i cantieri navali di Fincantieri. Da tempo si dice che i capitali cinesi salveranno l’Isola e arriveranno per il porto di Augusta o addirittura per il ponte sullo stretto. Senza voler fare i menagramo ad oggi, nonostante le numerose visite di alti esponenti dell’establishment finanziario cinese, niente di questo si è verificato.
 

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