“Il rapporto tra la Guardia di Finanza e chi deve essere controllato va visto in una logica complessiva nuova e costruttiva. I nostri controlli sono fatti a tutela e garanzia di chi è corretto con le leggi. La Guardia di Finanza ha assunto un ruolo fondamentale nel corretto funzionamento del mercato. Una costante evoluzione delle sue attività ha dato il suo contributo alla crescita economica. Si è ottenuto questo risultato, tutelando chi rispetta le disposizioni e individuando chi deroga. Se un’impresa mette in commercio un nuovo prodotto, evadendo le imposte, di fatto questo prodotto costerà meno degli altri manufatti. Nel medio periodo, l’impresa scorretta metterà fuori mercato le concorrenti che rispettano le regole. Perciò, il ruolo della Guardia di Finanza è fondamentale e non vessatorio, anzi costituisce un aiuto per le imprese oneste”.
Il verbale negativo che attesta il superamento dei controlli da parte dell’azienda, può essere visto come un certificato di garanzia. Quest’aspetto non è visto allo stesso modo dalle Istituzioni?
“L’attività è svolta all’interno di una logica di polizia economico-finanziaria. Le risorse vanno concentrate verso i casi di evasione sostanziale, realizzando una forte attività preventiva. Infatti, di recente si è riscontrato nel settore degli scontrini e ricevute fiscali un incremento del 90% dei controlli con esito irregolare. Ciò non è conseguenza di una propensione all’evasione, ma di un miglioramento nella selezione dei soggetti da controllare. Queste metodologie si basano su due macro aree, una riguarda il controllo del territorio, l’altra concerne l’incrocio delle banche-dati. Queste sono aumentate notevolmente, per cui, oggi, molti enti hanno informazioni assai utili. Questi due sistemi sono suscettibili nel tempo di costanti miglioramenti, perciò, combinando entrambi, si ottiene un miglioramento dei risultati dal punto di vista qualitativo”.
“Il fenomeno degli evasori totali è molto ampio e, oggi, si ha ogni sorta di casistica. Oggi, si hanno esempi d’idraulici che iniziano l’attività senza dichiararla e imprese che hanno dipendenti, conti in banca, ecc.. che, però, non osservano l’ultima disposizione, la dichiarazione fiscale, per cui evadono le imposte. In realtà, chi opera in questo modo, ragiona in termini di calcolo delle probabilità. L’imprenditore valuta le possibilità di essere scoperto in un sistema complesso come il nostro e quanto tempo ci vuole per subire il controllo fiscale. In questo intervallo, l’imprenditore può cambiare sede, ragione sociale, ma questo calcolo premia nel breve periodo, ma non nel medio-lungo periodo. Chi esercita un’attività fraudolenta, può cavarsela nei primi due anni, ma poi sarà scoperto. Oggi, la Guardia di Finanza può calcolare quanto non è stato versato e procedere al recupero. Infatti, esiste lo strumento del sequestro e della confisca per equivalenti. In questo caso, non si va a individuare un reddito specifico, ma una fonte equivalente a ciò che non è stato versato allo Stato in termini d’imposte e si procede su quello. Il problema riguarda l’elaborazione del dato, non la sua acquisizione, perché le informazioni esistono, ma occorre verificarle e ciò comporta diverse difficoltà iniziali. Tuttavia, l’evasione può premiare nel breve periodo, ma non nel lungo”.
“La Guardia di Finanza individua i patrimoni riconducibili alla criminalità organizzata, poi si propone l’adozione di provvedimenti di sequestro dei beni sulla base della normativa antimafia vigente, infine l’autorità giudiziaria dispone il sequestro dei beni che passano di competenza all’Agenzia designata”.
Qual è la situazione sul versante del controllo della spesa pubblica e dei fondi Ue?
“L’attenzione nei confronti dei contributi nazionali o comunitari è massima, per cui ogni anno si svolgono delle attività per verificare il corretto utilizzo di questi contributi. Esiste un protocollo scritto con la Regione, attraverso cui i nostri uffici acquisiscono da quest’ultimo i dati sui contributi erogati, così da agevolare i nostri controlli. Si sta cercando di curare al massimo questo filone, perché l’uso improprio del contributo non aiuta la crescita e non favorisce la creazione di nuovi posti di lavoro. Confrontando lo stesso periodo, le frodi comunitarie riscontrate sono passate da 5 milioni nel 2011 a 6 milioni e mezzo nel 2012. I contributi usati impropriamente sono aumentati da 24 milioni nel 2011 a 44 milioni nel 2012. Oltre al controllo nella correttezza delle Entrate e di quella delle uscite, c’è pure la lotta alla contraffazione che, oggi, comprende una quantità notevole di prodotti”.