Formazione, sistema verso il miglioramento - QdS

Formazione, sistema verso il miglioramento

Gabriele Ruggieri

Formazione, sistema verso il miglioramento

venerdì 06 Luglio 2012

Forum con Ludovico Albert, direttore generale Dipartimento Istruzione e Formazione

A quanto ammonta il cofinanziamento della Regione per il nuovo Piano formativo? Quali novità apporterà?
“Abbiamo fatto alcune operazioni per far partire la macchina, sicuramente discutibili, ma abbiamo razionalizzato gli avvisi, evitando degli sprechi concentrando le risorse su alcune grandi attività, tra cui l’Avviso 20, il più grosso avviso del Fondo sociale europeo. Abbiamo costruito dei meccanismi che stanno entrando in funzione adesso e che utilizzano le unità di costo standard. Sono fortemente convinto che il nostro lavoro darà frutti. Bruxelles ci ha imposto di rinunciare alla famosa legge 24, che risale ormai al 1976 e che è sostanzialmente incompatibile con i parametri europei in quanto anzitutto non prevede evidenze pubbliche, quindi concorrenza, e inoltre garantisce stipendi, mentre Bruxelles non solo ci impone le evidenze pubbliche ma elargisce finanziamenti solo in funzione di attività effettivamente erogate, prescindendo dalla quantità di persone impiegato, purché il lavoro portato a termine corrisponda alla quantità e possibilmente la qualità di quanto richiesto. Oggi dobbiamo avere contezza, dunque, del lavoro svolto per poter finanziare l’ente e per fare ciò ci siamo serviti, oltre che degli ispettori del lavoro e di altro personale, dei registri elettronici che ci tengano costantemente al corrente della veridicità di quanto accade nelle aule. Un cambiamento di metodo notevole sulla linea di quanto dicono i regolamenti europei. Grazie ai fondi non spesi degli anni passati riusciremo tranquillamente a coprire la parte di finanziamento dovuta dalla Regione per l’avviso 20, che ammonta a circa 286 milioni, spero tuttavia che l’Assemblea regionale riesca nei prossimi giorni a trovare una soluzione definitiva al problema del cofinanziamento”.
Che difficoltà ha avuto a cambiare un meccanismo che era ingovernabile con un meccanismo governato come quello del nuovo piano? Ha incontrato resistenze?
“Fare ciò non è stato semplice. Le resistenze più forti sono state dovute al fatto che la Sicilia possiede il 46 per cento dei dipendenti della formazione professionale italiana. È evidente che negli anni si è costruita una situazione in cui il sistema della formazione professionale è stato abusato e molta gente ha finito per rimanere ferma e senza pagamenti. Quando sono arrivato abbiamo lavorato per un anno in situazione di grandissima difficoltà con la legge 24 in quanto all’epoca non era partito l’avviso relativo all’anno 2011, non avevamo i soldi in bilancio e così siamo stati costretti ad operare un po’ a spizzichi e bocconi. La cosa che ho trovato stranissima è stata come mai molti operatori del settore, fermi da mesi, preferivano aspettare dei pagamenti dalla Regione piuttosto che utilizzare la cassa integrazione in deroga, a cui hanno diritto in quanto lavoratori dipendenti. Siamo stati noi i primi ad utilizzare questo mezzo, andando incontro a non poche reticenze, visto che spesso il lavoro all’interno degli enti di formazione veniva visto come un posto di lavoro in Regione piuttosto che presso l’ente. Persino le organizzazioni sindacali, che normalmente chiedono la cassa integrazione in deroga per i loro lavoratori, qui erano abituate a chiedere i soldi alla Regione per pagare l’ente e quindi i lavoratori indipendentemente dal fatto che in quell’istante essi lavorassero o meno. Una seconda cosa che abbiamo fatto è stata quella di porre l’attenzione su quegli enti che costituivano vere e proprie aziende, talvolta con più di mille dipendenti e buchi di bilancio milionari, interrompendo con essi ogni rapporto, mettendo successivamente in piedi un sistema di accreditamento che, pur avendo diverse lacune, sta andando avanti nel controllo dei requisiti, anche quelli di affidabilità finanziaria, degli enti, che, pur essendo senza fini di lucro costituiscono delle vere e proprie imprese, non delle branche della Regione. Stiamo ancora lavorando alacremente al perfezionamento di questo sistema, non si può lavorare sui costi standard senza dall’altra parte avere un vero sistema di accreditamento funzionante. Non sono in grado ad oggi di dire che farò dei bei corsi di formazione creando l’eccellenza, ma sono in grado, finalmente di asserire che gli allievi ci sono e realmente stanno in aula”.
 
A che punto è la spesa dei fondi europei 2007/2013?
“Siamo passati da un livello di impegni giuridicamente vincolanti, cioè che hanno individuato un beneficiario e che sono in attesa di essere eseguiti o sono in corso di esecuzioni, che prima era del circa 19 per cento, a un più rassicurante 62 per cento dei 2,1 miliardi di euro stanziati, di cui il 50 per cento è costituito da fondi europei, il 40 per cento da fondi statali ed il restante 10 per cento dalle casse della Regione. Di spesa certificata, invece, siamo partiti da un esiguo 3,5 per cento e adesso siamo a circa il 20 per cento del totale. Giusto in questi giorni stiamo ultimando la certificazione di alcune operazioni che aumenteranno quest’ultima percentuale che ad un occhio inesperto può sembrare ancora molto bassa, ma che è un’ottima proiezione visto che l’Europa concede i propri finanziamenti solo alla fine dei corsi e solo dopo si può intraprendere l’iter pe la certificazione della spesa. Lo scorso anno siamo riusciti a conseguire il 100 per cento della spesa, mentre l’anno prima c’è stato un piccolissimo residuo”.
 
La legge le consente di accreditare un ente piuttosto che un altro in base alle figure richieste dal mercato? Che prospettive ci sono?
“L’accreditamento è una premessa che sta a monte e che mi garantisce l’affidabilità dell’ente. Quando produciamo un bando a questo possono accedere tutti purché accreditati. È all’interno del bando che possiamo segnalare le figure di cui più vi è necessità nelle varie zone, ma non è impresa semplice. Confindustria, ad esempio, mi rimprovera spesso di fare poche azioni volte alla creazione di figure professionali in ambiti che possano tornare utili alle imprese, ma di formare invece molte sciampiste. È vero, tuttavia, che dalle indagini successivamente svolte risulta che sono le sciampiste a trovare lavoro più spesso di altre figure, per questo devo stare particolarmente attento a non usare slogan in questa partita. Io sono tenuto ad aiutare lo sviluppo e l’innovazione con l’alta formazione, ma devo stare anche attento a figure come quelle della sciampista. È fondamentale, in questo senso, un osservatorio del mercato del lavoro, per cui è in corso una gara, che lavori su una serie di comparti produttivi insieme a Confindustria e parti sociali per suggerirmi dove è più consono investire e quali sono le figure strategiche da formare. Altro elemento essenziale è che ci sia una programmazione regionale, perché se non c’è ciò tutto il resto è ben poco efficace”.
 

 
Curriculum Ludovico Albert
 
Nato a Torino il 26 settembre 1951, Ludovico Albert si è laureato in Lettere con tesi in Storia economica, successivamente ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento delle materie letterarie presso Scuola media e Scuola superiore e in seguito è stato ricercatore per l’Irrsae Piemonte dal 1976 al 1998. Attualmente è dirigente generale presso il dipartimento dell’Istruzione e della formazione professionale della Regione Siciliana, ruolo che ha già peraltro ricoperto per la provincia di Torino e per la Regione Piemonte.

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