Per la sanità pubblica spese aumentate - QdS

Per la sanità pubblica spese aumentate

Liliana Rosano

Per la sanità pubblica spese aumentate

martedì 17 Luglio 2012

Oltre il 58% degli italiani e il 62% dei siciliani dichiara un incremento medio rispettivamente del 18 e del 20%. Non lo dicono solo i Rendiconti consuntivi pubblicati ma anche i cittadini intervistati

PALERMO – I siciliani pagano di tasca propria le spese per la salute e il ricorso alla sanità privata è una necessità di cui a volte non si può fare a meno. Dall’ultimo rapporto Farmafactoring 2012 “Il sistema sanitario in controluce” emerge che oltre il 58% degli italiani dichiara di aver registrato un aumento delle spese che ha dovuto affrontare direttamente di tasca propria per la salute (per visite mediche, per il dentista, per analisi e accertamenti vari, ecc.) e, in media, gli intervistati hanno indicato un aumento del +18% . Il dato nazionale si articola nei due macroaggregati di regioni considerate: le regioni sottoposte al Piano di rientro (la Sicilia è una di queste) e le altre regioni.
Nelle regioni con piano di rientro, la quota di intervistati che ha percepito un aumento è stata di quasi il 62%, mentre l’aumento medio indicato è pari ad oltre il 20%; nelle altre regioni invece è circa il 55% degli intervistati a parlare di un aumento della spesa privata per la salute, con un incremento medio pari a poco meno del +16%. Pertanto, nelle RPR sono più alti sia la quota di intervistati che dichiara di avere dovuto spendere di più di tasca propria per la salute, che l’incremento medio che ciascun intervistato ha affrontato.

Farmaci con il ticket (65,1%), ticket per visite mediche specialistiche (64,4%) e ticket per analisi e radiografie (62,8%) sono le voci di spesa per le quali si registrano le quote più alte di intervistati che indicano di avere dovuto spendere molto o abbastanza di più nell’ultimo anno; sono comunque elevate anche le percentuali di intervistati che richiamano le spese per farmaci senza ricetta (61,3%), per visite mediche a pagamento intero (52,7%), per l’odontoiatria (48,1%) e per analisi e radiografie a pagamento intero (42,6%).
è evidente che il ticket per l’accesso alle varie prestazioni sanitarie rappresenta per i cittadini una voce di spesa significativa, che incide direttamente sulla propria tasca, tanto più dopo le manovre che ne hanno visto l’applicazione alla diagnostica e alla specialistica.

Così, la percezione diffusa tra gli italiani e i siciliani che quote maggiori del proprio reddito siano assorbite dalla spesa per la salute dipende non solo dalla spesa legata all’accesso alla sanità privata, quella interamente a carico dei cittadini, ma anche dalla crescente compartecipazione alla sanità pubblica, rappresentata dal pagamento del ticket. Il ticket è stato tradizionalmente  considerato come un efficace e condivisibile strumento di moderazione di alcuni consumi sanitari, ma ora, sempre più, viene percepito come uno strumento inappropriato, che costituisce il modo più facile e veloce per trasferire crescenti costi della sanità dal pubblico alle famiglie. In sostanza, dall’indagine emerge che i cittadini delle regioni con piano di rientro stanno subendo per tutta la gamma di prestazioni sanitarie analizzate incrementi di spesa per la salute molto più marcati rispetto ai cittadini delle altre regioni.

Del resto dall’analisi dei dati strutturali di spesa emergono ulteriori dati interessanti anche dal punto di vista della dinamica temporale dei dati di spesa procapite. Secondo il Rapporto infatti,  la spesa sanitaria pubblica media per paziente, inclusiva di spesa per accertamenti e per farmaci, nel periodo 2002-2006 è aumentata di oltre il 36% nelle regioni con piano di rientro e di oltre il 33% nelle altre regioni. Nel periodo 2006-2010 invece si è ridotta del -4,2% nelle RPR ed ha avuto un aumento, anche se ridotto, del +2,6% nelle AR. Infine, la spesa sanitaria pubblica farmaceutica media per paziente nel periodo 2002-2006 è aumentata di oltre il 34% nelle RPR e di quasi il 30% nelle AR. Nel 2006-2010 invece si è avuto un decremento di quasi il 12% nelle RPR e del -5% nelle AR. I dati non lasciano dubbi cioè sul fatto che la forbice stia tagliando la spesa sanitaria, soprattutto nelle Regioni in Piano di rientro che, più delle altre, stanno subendo rallentamenti significativi delle dinamiche di spesa, e nel caso della farmaceutica una vera e propria contrazione.

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