Tetto massimo alla superficie agricola edificabile - QdS

Tetto massimo alla superficie agricola edificabile

Rosario Battiato

Tetto massimo alla superficie agricola edificabile

giovedì 02 Agosto 2012

Il ministro Catania ha presentato un disegno di legge con l'intento di proteggere il suolo dall ‘antropizzazione selvaggia. Sicilia tra le regioni più vulnerabili con forte accelerazione dei processi di consumo dei suoli agro forestali

ROMA – In tempi di sostenibilità ambientale a tutti i livelli anche l’agricoltura deve agevolare l ‘opera di protezione del suolo dall’antropizzazione selvaggia.
Questo in sintesi il pensiero di Mario Catania, il ministro delle Politiche agricole, che ha proposto una bozza aperta del disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento di consumo di suolo. Un’azione che dovrebbe trovare particolare applicazione in una Sicilia dove la fragilità del territorio agisce in combinazione con un elevato sfruttamento. 
L’agricoltura può essere una via per fermare il consumo di suolo che sta devastando il territorio italiano. Il ministro Catania ha proposto in tal senso una bozza che attende di poter concertare con le  associazioni agricole. Lo schema, quindi, resta aperto, ma allo stesso tempo si fissano tre punti fissi. In dettaglio Catania propone di individuare un tetto massimo di superficie sottraibile all’agricoltura, sul modello tedesco, fissando una quota a livello nazionale che deve essere distribuita tra le regioni e poi a scalare fino ai comuni.
Il secondo punto prevede il congelamento, per almeno 10 anni, del cambiamento nella destinazione d’uso per i terreni agricoli per i quali sono stati erogati finanziamenti europei o aiuti di Stato. Ultimo punto è l’abrogazione della norma relativa agli oneri di urbanizzazione che consente ai comuni di “fare cassa”. Tra le altre misure considerate nel disegno di legge si prevedono anche l’istituzione di un comitato di monitoraggio del consumo di superficie agricola e del mutamento di destinazione d’uso,  misure di incentivazione per chi procede al recupero dei nuclei  abitati rurali, un registro degli enti locali per i comuni che  adottano strumenti urbanistici che non prevedono l’ampliamento delle aree edificabili.
Le aree agricole possono costituire un’agevolazione o un sicuro ostacolo al consumo di suolo, dal momento che compongono il 52% del territorio nazionale, dove tra il 1990 e il 2006 si sono persi 183 mila ettari di superficie. La Sicilia non fa eccezione, anzi se possibile si spinge oltre. L’Isola detiene la seconda agricoltura d’Italia, sebbene sia in seria crisi da diversi anni, e poco meno del 70% dell’area regionale è costituita da aree agricole. Il suo territorio è particolarmente fragile ed infatti l’Isola rientra nel novero delle Regioni con le maggiori aree vulnerabili, arrivando a quota 42,9% della sua superficie, seguita nella graduatoria nazionale dal Molise (24,4%) e dalla Basilicata (24,2%).  
Quali sono le minacce per il territorio? “La progressiva espansione delle aree urbanizzate – hanno spiegato dall’Ispra – e le sempre più diffuse dinamiche insediative dello sprawl urbano (espansione disordinata delle città, ndr) comportano una forte accelerazione dei processi di consumo dei suoli agro-forestali”. Ma i nemici non si fermano qui infatti serie problematiche ambientali derivano dalle attività estrattive di prima e seconda categoria (miniere e cave), dall’attività di estrazione di risorse energetiche (gas, olio, vapore), e da pratiche eccessive di coltivazione agricola.
 

 
Costruzioni senza piani regolatori adeguati minacciano l’ambiente
 
L ‘ultimo dossier Legambiente sul rischio idrogeologico ha tracciato un bilancio della fame di territorio che hanno i Comuni isolani, dove le costruzioni senza piani regolatori adeguati minacciano l ‘ambiente e i cittadini medesimi, come testimoniano i tragici eventi che ogni anno si ripresentano nel messinese. Secondo il sondaggio dell ‘associazione del Cigno il 49% dei comuni siciliani, intervistati per il dossier sul dissesto, mantiene dei quartieri costruiti in aree a rischio idrogeologico mentre solo il 76% ha posto dei vincoli all ‘edificazione nelle aree a rischio. La provincia di Caltanissetta svetta al primo posto potendo “vantare” l ‘86% dei comuni classificati a rischio, seguita da Messina, con l ‘84% dei comuni, e Agrigento e Trapani, entrambe con il 79%. La cementificazione selvaggia ha prodotto nella stragrande maggioranza dei comuni abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi o in aree a rischio frana. Il 54% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 67% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali. Bloccare lo sviluppo irregolare delle città eviterebbe la devastazione del territorio. In questa direzione viaggia anche il decreto proposto dal ministro Catania per valorizzazione le aree agricolo e limitare il consumo di suolo.

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