Attendibilità sul piano storico dei Vangeli Apocrifi - QdS

Attendibilità sul piano storico dei Vangeli Apocrifi

Antonio Leo

Attendibilità sul piano storico dei Vangeli Apocrifi

martedì 07 Agosto 2012

Testi che ci dicono molto di coloro che li hanno composti e dell’ambiente in cui vivevano

ROMA – Recentemente sul Qds è stato affrontato il tema dei Vangeli apocrifi e della loro attendibilità sul piano storico. L’articolo è stato segnalato su Twitter dal Prof. Simone Venturini, ricercatore presso l’Archivio Segreto Vaticano e docente di scienze bibliche presso l’Università della Santa Croce di Roma. Venturini è anche l’autore del successo editoriale “Il libro segreto di Gesù”, edito dalla Newton Compton. Dopo aver affrontato le tematiche connesse ai Vangeli Apocrifi in generale, è parso doveroso un approfondimento sui testi esclusi dal canone della Bibbia che fanno riferimento all’antico testamento. In aiuto a tale esigenza è intervenuto l’esperto studioso di testi sacri.

Prof. Venturini, quali sono i testi apocrifi che si riferiscono come contenuto all’Antico testamento?

“Ve ne sono davvero tanti, alcuni di essi di primaria importanza per la comprensione e la comparazione con la Bibbia. Pensiamo, per esempio, ai libri di Enoch. Si tratta di una raccolta di testi, alcuni dei quali sono databili a diversi secoli prima di Cristo e perciò importanti per capire come l’Antico Testamento veniva allora compreso. Si tratta, probabilmente, del testo apocrifo più importante tra quelli che sono giunti fino a noi. Si pensi che i cinque libri che compongono la letteratura enochica – così la chiamano gli specialisti – è nata da una semplice notizia contenuta nel libro della Genesi (cfr. Genesi 5,21-24) dove si dice che Enoch, dopo aver camminato con Dio non fu più perché Dio l’aveva preso. In poche parole, quest’uomo – se prestiamo fede alle parole della Bibbia – era talmente virtuoso in mezzo a una generazione corrotta e violenta (cfr. Genesi 6,11) che Dio volle prenderselo con sé. Questa notizia diede avvio, nel corso dei secoli, a una incredibile proliferazione di racconti sul luogo in cui fu rapito Enoch e su cosa avrebbe visto mentre si trovava con Dio. Questi testi ebbero una fortuna talmente grande che sono citati – caso unico – perfino nel nuovo testamento (Ebi 11,5; Giuda 14).Erano conosciuti anche tra gli Esseni di Qumran, come dimostrano le numerose copie trovate nelle grotte e scritte in aramaico. Proprio a Qumran sono stati trovati anche altri testi apocrifi che si riferiscono all’Antico Testamento, come per esempio il cosiddetto ‘Testamento dei Dodici Patriarchi’ oppure addirittura apocrifi che prima delle scoperte di Qumran erano perfettamente sconosciuti. Tra gli anni 1947 e 1955 sono tornate alla luce anche delle vere e proprie parafrasi di libri biblici come la Genesi, oppure ancora – anche se non si tratta di apocrifi in senso stretto – i cosiddetti "pesharim". Si tratta di commenti a libri profetici della Bibbia – come per esempio il commento al profeta Abacuc – attraverso i quali gli Esseni cercavano di attualizzare il messaggio riportandolo agli eventi a loro contemporanei”.

Perché sono estati esclusi dal Canone della Bibbia?

“Va anzitutto detta una cosa. L’esclusione dal canone della Bibbia non significa che questi libri fossero ritenuti di ‘seconda classe’ rispetto a quelli che furono poi ufficialmente inseriti. La loro esclusione dal canone è frutto di un lungo processo di riflessione da parte della comunità giudaica, soprattutto tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. alla luce delle tendenze teologiche e dottrinali che erano allora in auge e anche in considerazione della loro maggiore o minore somiglianza con le idee e i temi del Cristianesimo nascente, come fu il caso dei Libri di Enoch e di tanti altri apocrifi dell’Antico Testamento. Ciò nonostante, però, essi continuarono a influenzare profondamente sia il Giudaismo che lo stesso Cristianesimo, costituendo una sorta di corrente sotterranea che giungerà poi a irrigare la tradizione ebraica che darà vita alla Mishna, al Talmud e ai Midrashim”.

Qual è la loro attendibilità storica?

“L’attendibilità storica di questi scritti è una questione veramente delicata e complicatissima. Dipende, infatti, dalla nozione che noi abbiamo di storia. Se con ‘storia’ intendiamo delle cose reali effettivamente accadute a Enoch e raccontate a secoli di distanza, direi che l’impresa è pressoché disperata.
Tuttavia, queste opere ci dicono moltissimo di coloro che le hanno composte e soprattutto dell’ambiente in cui essi vivevano. Si trattava di persone con una diversa e più ampia consapevolezza di appartenere a un ‘mondo’ assai più grande di quello che noi e loro vediamo ogni giorno. Credevano a esseri celesti chiamati ‘angeli’ e tenebrosi, quali Belial e diavoli vari. Credevano che l’esistenza proveniva dalla luce e tornava alla luce e che, soprattutto, non si era soli e sperduti nel cosmo. La storia, infatti, non è solo il passato che si può ragionevolmente ricostruire, ma anche il modo di pensare e di vivere che era tipico di quell’ambiente storico, ormai definitivamente tramontato. Un modo di pensare e di vivere che, dopo aver influenzato profondamente gli autori del Nuovo Testamento è sopravvissuto fino a duecento anni fa, quando si è iniziato a dubitare su tutto ciò che aveva il sapore di ‘soprannaturale’”.

Antonio Leo
Twitter: @ToniBandini

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