Ora anche i call center tremano, tutti se ne vanno dalla Sicilia - QdS

Ora anche i call center tremano, tutti se ne vanno dalla Sicilia

Michele Giuliano

Ora anche i call center tremano, tutti se ne vanno dalla Sicilia

martedì 14 Agosto 2012

Pronto un piano di trasferimento all’estero in Tunisia, Algeria, Albania, Moldavia e Romania. Quasi 20 mila i lavoratori coinvolti che rischiano di essere licenziati

 PALERMO – Call center siciliani, è “de profundis”? Se non è così, davvero poco ci manca. Oramai da tempo è in atto un’opera di smantellamento delle sedi siciliane per essere trasferite in paesi dell’Est (Romania, Moldavia, ecc…) dove la mano d’opera è nettamente meno costosa così come esiste meno pressione fiscale.
 
Insomma, un business a tutto vantaggio delle grandi compagnie attualmente in Sicilia che vorrebbero aumentare i loro profitti. Secondo i dati forniti dalla Cgil Catania nella sola provincia etnea i posti di lavoro a tempo indeterminato a rischio nel settore dei call center sono circa 2.500, e nelle attività a progetto circa 6.000. A Palermo a rischio sono circa 10 mila lavoratori. Numeri da far paura se si sommano ai circa 12.000 posti di lavoro persi e alle 3.000 richieste di ammortizzatori sociali in tutta Italia.
Le aziende coinvolte nella delocalizzazione dei call-center sono Almaviva, Fastweb ed Eurocall. Si va ventilando l’ipotesi che già abbiano pronto un piano di trasferimento all’estero in Tunisia, Algeria, Albania, Moldavia, Romania, Croazia, India e Argentina. “Noi come sindacato – afferma Angelo Villari, segretario della Cgil di Catania – abbiamo chiesto che questa delocalizzazione non avvenga. Devono invece essere garantite le gare d’appalto a prezzi giusti e soprattutto deve essere garantita la privacy dei clienti”.
 
Secondo il sindacato in Sicilia c’è stato negli anni ‘90 il boom della crescita dei call center grazie soprattutto al sistema degli sgravi fiscali. Non esiste oggi solo un problema occupazionale. Infatti le delocalizzazioni rischiano di indebolire il valore tutto italiano della privacy dei consumatori a causa del trasferimento di quantità indefinite di dati personali sensibili di cittadini (codice fiscale, dati bancari, numeri di carte di credito) in Paesi che non garantiscono un’adeguata tutela e che sono tra i primi al mondo per tasso di pirateria informatica.
 
In controtendenza al mercato c’è il caso della Eurocall–Mics di Piano Tavola in provincia di Catania, un’azienda tutta siciliana facente capo al gruppo Ntet del Cavaliere del Lavoro Francesco Tornatore, che ha appena dato lavoro stabile a 120 operatori, tutti giovani e per il 65 per cento donne: “È con grande piacere – dice Maurizio Attanasio, segretario generale Felsa Cisl Sicilia – che accogliamo la notizia di un’importante azienda del settore dei call center che avvia una fase crescita positiva e non di profitto sulle spalle di giovani lavoratori”.
 
Intanto la Cgil fa sapere che a livello parlamentare sono state presentate due interpellanze, una dell’onorevole Giuseppe Beretta poi un’identica interpellanza dell’onorevole Ludovico Vico che ha presentato l’emendamento al decreto legge Fornero contro le delocalizzazioni: A livello regionale Concetta Raia, deputato regionale del Pd, ha presentato qualche giorno fa un ordine del giorno approvato all’unanimità contro la delocalizzazione. La Regione quindi potrebbe benissimo intervenire in sede di Consiglio dei ministri per bloccare la delocalizzazione.

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