Essa, infatti, definisce con appositi bandi le tipologie di beni e servizi e le condizioni generali di fornitura, gestisce l’abilitazione dei fornitori e la pubblicazione e l’aggiornamento dei cataloghi che racchiudono circa dodici macro categorie merceologiche: hardware e software, servizi assicurativi e finanziari, telecomunicazioni, etc.. Al momento risultano attive 23 convenzioni (l’ultima è partita il 5 luglio scorso): le convenzioni sono accordi-quadro, sulla base dei quali le imprese fornitrici – aggiudicatarie di gare indette da Consip su singole categorie merceologiche – s’impegnano ad accettare (alle condizioni e ai prezzi stabiliti in gara e in base agli standard di qualità previsti nei capitolati) ordinativi di fornitura da parte delle Pubbliche Amministrazioni, fino al limite massimo previsto (il cosiddetto massimale). Sfruttando il canale delle convenzioni, le amministrazioni pubbliche possono evitare le gare d’appalto, con evidenti benefici in termini di risparmio sui costi.
Non vi è dubbio alcuno che quello offerto dalla Consip è un rimedio efficace contro gli sprechi poiché stabilisce criteri omogenei che permettono di individuare le soluzioni più idonee ai prezzi più competitivi. In tempi di crisi e di ristrettezze economiche, poter disporre di uno strumento di questo tipo, cioè di estrema semplificazione e riduzione dei costi e non utilizzarlo, persistendo piuttosto nella strada dello spendere e spandere, è pura follia.