Quando è la chemioterapia a favorire lo sviluppo del cancro - QdS

Quando è la chemioterapia a favorire lo sviluppo del cancro

Angela Michela Rabiolo

Quando è la chemioterapia a favorire lo sviluppo del cancro

sabato 18 Agosto 2012

Le cellule tumorali rese resistenti da una proteina prodotta da quelle sane. La rivista “Nature” ha dato ampio risalto all’indagine condotta dal Fred Hutchinson Research Center 

PALERMO – Le cellule sane danneggiate favoriscono quelle tumorali. Ecco il fulcro della nuova scoperta in ambito medico. Il meccanismo è stato studiato dai ricercatori americani del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle e la rivista Nature ha dato ampio risalto all’indagine.
Se la chemioterapia non funziona subito quindi, rischia di favorire il cancro. Le cellule sane, danneggiate dai farmaci, per reazione producono una proteina con l’intento di avvertire le colleghe sane, renderle resistenti all’attacco chimico e accelerarne una crescita riparativa. Tutto in difesa dell’organismo. In realtà di questa proteina approfittano prima le cellule tumorali: crescono così più velocemente e diventano resistenti alla chemio.
Lo studio è nato da una domanda: perché le cellule del cancro alla prostata sono così difficili da eliminare nel corpo umano, mentre è molto facile eliminarle in laboratorio?
L’indagine si è concentrata infatti sullo studio del tumore alla prostata ma già si sta allargando all’analisi di quello al seno e alle ovaie.
“Hanno scoperto un meccanismo genetico adattivo che le cellule sane esprimono per difendere l’organismo” dice Piergiuseppe Pelicci, vicedirettore scientifico dell’istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. “Osservazione molto importante – aggiunge- : una risposta genetica di cui ‘approfitta’ il tumore e che necessita di veloci e completi approfondimenti”.
 
“Era noto da tempo – commenta Armando Santoro, direttore dell’oncologia dell’Humanitas di Rozzano- che i tumori rispondono bene alle prime chemio, ma che poi possono cominciare a ricrescere rapidamente e sviluppare una resistenza maggiore ad ulteriori trattamenti”. Nello studio pubblicato su Nature si legge infatti che “i risultati indicano che il danno nelle cellule sane può direttamente contribuire a rafforzare la velocità di crescita del cancro”.
Per bloccare questo aiuto non richiesto, si potrebbe mettere a punto un anticorpo alla WNT16B (nome della proteina responsabile del risanamento cellulare che però viene distolta e utilizzata dalle cellule tumorali per proliferare e rendersi resistenti alle cure) da assumere durante la chemioterapia. In alternativa si potrebbero ridurre le dosi di chemio.
Restano però ancora molti dubbi come per esempio quello che riguarda il funzionamento della chemio, un concentrato di veleni messo appunto per distruggere le cellule. Si sa infatti che quando il cancro non è subito eliminato da un tipo di chemio significa che questa non funziona.
 
La nuova scoperta coagula l’attenzione sul problema della diagnosi e della prevenzione. Esclusi i casi “impossibili” in cui il tumore si manifesta e si ingrandisce favorendo le metastasi in brevissimo tempo, per tutti gli altri casi una diagnosi tempestiva riduce significamente le chances di mortalità precoce dovute alla malattia perché si interviene prima e si possono programmare, se necessario, più cicli di radio o chemioterapia. Più la formazione neoplasica maligna è presa in tempo, maggiori sono le aspettative e la qualità di vita. La battaglia contro il cancro può diventare in molti casi una guerra definitiva e la risolutezza del paziente dovrebbe accompagnarsi alla preparazione dei centri di cura.
Impossibile, in tema di screening preventivi, non fare riferimento al rapporto 2011 del progetto “Impatto-ons”: nel 2009 infatti la copertura territoriale dello screening mammografico vedeva il Sud e le Isole al 77% contro il 100% del resto d’Italia. Un terzo delle donne meridionali e siciliane si trova quindi tagliata fuori dall’offerta dello screening mammografico.
Questo senza contare che la cultura della prevenzione fa ancora fatica ad attecchire tra alcune fasce della popolazione che considerano il recarsi dal medico quasi un sintomo di debolezza.
 

 
La neoplasia produce un ambiente acido
 

Il cancro fa paura.. Chi non ha mai pensato alla morte se la sente addosso. Allora parte la girandola delle cure fai da te e per disperazione ci si affida a chiunque. Finora la chemioterapia, nonostante i suoi frequenti effetti collaterali, rimane una delle cure migliori per combattere alcuni tipi di tumori. Ma la ricerca scientifica sta andando oltre, cercando di trovare alternative equivalenti che colpiscano solo le cellule tumorali, senza provocare reazioni secondarie negative. Presso l’Iss (Istituto Superiore di Sanità) sono stati presentati i trial clinici (cioè i dati delle prime sperimentazioni) di ben 5 studi internazionali: quelli su cui sta puntando l’International Society for Proton Dynamics in Cancer (ISPDC).Queste ricerche hanno una particolarità in comune: tendono a combattere il micro-ambiente acido all’interno del quale il tumore si sviluppa. Questa situazione di acidità non esiste a priori, tanto è che le cellule sane non vi sopravvivono. Al contrario, tale condizione si crea progressivamente durante la crescita della neoplasia con un iniziale accumulo di acido lattico provocato dallo stesso metabolismo tumorale. In questo ambiente le cellule malate hanno la meglio e la massa neoplastica aumenta.

 

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