Berlino: rifiuti separati dalle macchine. La Bsr produce energia senza lucro - QdS

Berlino: rifiuti separati dalle macchine. La Bsr produce energia senza lucro

Andrea Salomone

Berlino: rifiuti separati dalle macchine. La Bsr produce energia senza lucro

mercoledì 22 Agosto 2012

Grande novità: “Non ha senso differenziarli da una parte e poi portarli qui, facciamo tutto noi”

In questi articoli riporteremo la seconda parte dell’intervista che abbiamo fatto in data 21 Giugno 2012 a due dipendenti della BSR, l’ente di diritto pubblico che raccoglie e gestisce i rifiuti della capitale tedesca. Con noi Jens Peitan, direttore del termovalorizzatore del quartiere di Spandau-Ruhleben che siamo andati a visitare, e Thomas Klöckner, addetto alle relazioni con la stampa. La nostra intervista in esclusiva ha avuto luogo tre giorni dopo l’inaugurazione ufficiale del nuovo impianto della città, costruito per sostituire quattro delle otto caldaie del vecchio termovalorizzatore che sono state disattivate per motivi di sicurezza e di economicità nel lungo periodo.
 
Attualmente esistono in città due impianti adiacenti, che di fatto funzionano come uno solo: il vapore caldo che producono viene inviato alla vicina centrale elettrica della Vattenfall per essere trasformato in teleriscaldamento ed elettricità. Spiega Klöckner: «Ogni anno vengono prodotte circa 1.000.000 di T di rifiuti: metà viene portata ai due impianti di stabilizzazione meccanico-fisica e ad un impianto meccanico, dove viene recuperata materialmente; l’altra metà arriva invece al termovalorizzatore, dove viene recuperata energeticamente. I rifiuti vengono portati qui direttamente dal bidone grigio, senza essere differenziati (rsu) o trattati: il nostro compito è smaltirli nella maniera più sicura ed economica possibile, ed è per questo che scegliamo la via più breve. Non ha senso raccogliere i rifiuti, portarli dall’altra parte della città per recuperarli materialmente e riattraversare la città per riportare i resti qui e recuperarli energeticamente».
 
La BSR è un’azienda di proprietà del Land Berlino e lavora senza fini di lucro: tutta un’altra storia rispetto alle gestioni private, che invece mirano proprio agli utili.
Continua Klöckner: «I costi per il funzionamento dell’impianto sono fissi, ed è indifferente se si bruciano maggiori o minori quantità di rifiuti: è per questo che i privati cercano di acquisirli. Circa il 60 % dei rsu prodotti in Germania viene smaltito da privati e la gestione comunale del servizio si ha soprattutto nelle metropoli tedesche. In alcuni Länder (regioni) ci sono dunque privati che si aggiudicano appalti e svolgono questo servizio per un tot di anni: è chiaro che però vogliono guadagnarci. La BSR, invece, è un’azienda pubblica no profit che ha il monopolio del servizio nella capitale». L’impianto lavora 24h/24h per 365 giorni all’anno, anche perché attivarlo e disattivarlo non è così semplice. A spiegare altri dettagli sul funzionamento della struttura è Peitan: «I nostri parametri di vapore non sono molto alti rispetto a quelli di una centrale elettrica ed è per questo che produciamo più teleriscaldamento che elettricità. Le centrali elettriche possono trasformare molto meglio i carburanti fossili rispetto ai termovalorizzatori, perché hanno caldaie costruite proprio per quello; vale anche il contrario: le nostre linee di combustione sono più adatte a bruciare rsu. Le centrali elettriche normalmente hanno valori di vapore più alti ed è per questo che, rispetto a noi, producono energia elettrica con più facilità: 8,6 MJ/Kg provenienti dalla combustione dei rsu contro i circa 42 MJ prodotti dalla combustione di metano. Il fatto è che nei rifiuti c’è sempre qualcosa che brucia meglio e qualcosa che brucia peggio; nelle centrali elettriche però questo problema non c’è, perché hanno un solo carburante che brucia sempre allo stesso modo. È anche chiaro che più bassi sono i valori di calore ottenuti, meno rifiuti si possono impiegare, perché la loro combustione richiede tempi più lunghi. Circa il 15% dei rsu proviene da materia prima energeticamente riutilizzabile: un barattolo di jogurt di plastica, per esempio, è fatto dal 100% di petrolio ed è utilizzabile come carburante sostitutivo. Lasciare questo materiale in discarica, significa quindi non riutilizzarne le potenzialità energetiche».

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