Spezzare una vita e poi fuggire. I numeri della pirateria stradale - QdS

Spezzare una vita e poi fuggire. I numeri della pirateria stradale

Anna Claudia Dioguardi

Spezzare una vita e poi fuggire. I numeri della pirateria stradale

venerdì 31 Agosto 2012

Sono 852 gli episodi di fuga subito dopo incidente registrati in tutta Italia nel 2011 (Dati Asaps). La nostra regione si colloca a metà della classifica nazionale con 49 casi

CATANIA – Spezzare una vita e poi fuggire. È una previsione che risulta assurda ad ognuno di noi, perché nessuno potrebbe pensare di essere così codardo e vigliacco da non assumersi le proprie responsabilità. Ma è una situazione reale, che si è ripetuta ben 852 volte in Italia nel 2011.
Questo è il numero delle vittime della pirateria stradale, 127 le vite spezzate di cui 4 bambini, 72 pedoni e 16 ciclisti. I dati forniti dall’osservatorio “Pirateria” Il Centauro/Asaps, l’associazione sostenitori amici della Polizia stradale, fotografano un anno nero per la pirateria stradale, che ha registrato un aumento del +45 percento rispetto al 2010 di fughe dopo l’incidente. Un trend negativo che non sembra migliorare nell’anno in corso: ad aprile 2012 erano infatti già 248 gli episodi gravi registrati per un totale di 28 morti e 327 feriti, e un aumento delle cosiddette “bandane rosa”, ossia le donne pirata che schizzano al 15 percento, 9 punti percentuali in più nell’arco di due anni.
In questo quadro nero la Sicilia si posiziona a metà, con 49 episodi registrati nel corso del 2011, mentre il triste primato spetta a due grandi regioni del Nord: Lombardia (143 eventi) ed Emilia Romagna (99 eventi). L’affrontare questo tema obbliga ancora una volta a riflettere sulla necessità di sensibilizzare la popolazione sulla pericolosità dell’assunzione di sostanze stupefacenti o alcol.
Due nemici dell’essere umano che mettono a repentaglio non solo la vita di chi, consapevolmente, ne fa assunzione, ma anche di chi sfortunatamente incrocia i veicoli di questi irresponsabili. Nei casi di piraterie mortali ben il 35 percento dei pirati guidava infatti in stato di ebbrezza e/o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Due nemici che, tra l’altro, determinano anche la fuga a seguito dell’impatto, insieme ad altri fattori quali la paura di perdere punti e l’ormai diffusa scopertura assicurativa di molti veicoli.
Se in due casi su tre, nel 2011, si è riusciti ad identificare il pirata stradale, con una percentuale del 73 percento nel caso di episodi mortali, si tratta di cifre non ancora soddisfacenti. “Occorre fare di più – spiega il Presidente dell’Asaps, Giordano Biserni – bisogna fermare la pirateria.Vorremo portare al 100 percento la percentuale di pirati della strada identificati, facilitando le segnalazioni tempestive da parte dei cittadini”.
La rabbia di fronte a morti ingiuste è acuita dalla mancanza di giustizia percepita dalla popolazione. Un movente che, a partire dal 2 giugno 2011 ha portato alla raccolta di 57 mila firme per una legge di iniziativa popolare che prevede l’inserimento del reato di “omicidio stradale e lesioni personali stradali”.
Raccolta promossa in Sicilia dall’associazione in memoria di Davide Scarfeo, una delle 127 vittime del 2011, la cui vita è stata stroncata da un pirata la notte di capodanno. Le firme sono state consegnate lo scorso febbraio al presidente della Commissione Trasporti della Camera Mario Valducci, e le associazioni si dicono fiduciose che entro l’anno qualcosa possa cambiare. Intanto nei giorni scorsi è stato avviato dalla suddetta Commissione, l’esame della proposta di legge C 5361 che contiene alcune modifiche puntuali e urgenti al Codice della Strada che, tra i capisaldi, prevede l’inasprimento dell’apparato sanzionatorio per i reati di omicidio colposo a seguito di violazioni del Cds.

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