Lavoro dipendente a picco nel 2012, in Sicilia si perdono 11.500 posti - QdS

Lavoro dipendente a picco nel 2012, in Sicilia si perdono 11.500 posti

Maria Francesca Fisichella

Lavoro dipendente a picco nel 2012, in Sicilia si perdono 11.500 posti

martedì 04 Settembre 2012

Nel quadro nazionale le entrate di lavoratori, nel 2012, saranno più di 200mila in meno di quelle previste nel 2011

PALERMO – Occupazione 2012: i dati più allarmanti si registrano al Sud. Su 70 province nelle quali il calo dell’occupazione dipendente andrà al di sotto della media nazionale (-1,1%), 35 sono del Meridione, partendo da Enna, Ragusa e Siracusa (che superano o si aggirano intorno al -3%) e concludendo con Avellino (-1,3%). Unica eccezione è Napoli, dove la riduzione dell’occupazione dipendente non dovrebbe scendere oltre lo -0,8%. Ciò significa che circa un terzo dei 130mila posti di lavoro che andranno persi quest’anno si concentrerà proprio nelle regioni del Mezzogiorno. Questi i risultati resi noti dall’analisi condotta dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro. L’indagine raccoglie le previsioni di assunzione delle imprese dell’industria e dei servizi.
In un contesto in cui Borse e spread stanno in precario equilibro, sono 42mila i posti di lavoro in meno che si conteranno nel solo Mezzogiorno in questo 2012 (con un tasso di -1,7%).
Il trend, infatti, tende a mettere ulteriormente a dura prova le aree già più deboli del Paese. Le province siciliane, nel loro complesso, vedranno ridurre l’occupazione dipendente del 2,2%, perdendo oltre 11.500 posti di lavoro. Se Enna, Ragusa e Siracusa occupano le prime posizioni della classifica dei tassi più negativi (e saldi in termini assoluti rispettivamente pari a -430, -990 e -1.260), nelle prime 24 posizioni (nelle quali la variazione dell’occupazione dipendente prevista è pari o superiore al -2,0%) si incontrano altre 4 province siciliane: Messina (-2,3% per 1.590 posti di lavoro in meno), Catania (-2,3%, -2.920 il saldo), Caltanissetta (-2,0%, -530) e Agrigento (-2,0%, -610).
Inevitabile, alla luce dei fatti, il messaggio del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello secondo il quale occorre “una iniezione di fiducia alle nostre imprese che, in questo contesto così turbolento, non possono che dimostrarsi caute nell’assumere impegni contrattuali nuovi”.
Attesa e cautela sono, in effetti, le costanti nei programmi di assunzione delle imprese italiane in questo clima di incertezza.
In termini assoluti, sono poco più di 631mila le assunzioni di dipendenti che le imprese prevedono di effettuare nel 2012, il 25% in meno rispetto al 2011. La debolezza nell’andamento delle entrate è la principale determinante del saldo negativo tra entrate e uscite (-130.510 unità). In realtà le quasi 762mila uscite previste quest’anno sono sensibilmente minori di quelle degli anni precedenti (oltre 170mila in meno rispetto al 2011), seguendo quindi, ma in maniera meno intensa, la dinamica delle entrate, che nel 2012 saranno più di 200mila in meno di quelle previste nel 2011.
Oltre al contesto economico, su questo deciso rallentamento delle entrate previste, potrebbe aver inciso anche un certo attendismo legato agli esiti della Riforma del mercato del lavoro. Ciò induce a credere che le imprese, soprattutto nell’anno in corso, abbiano “timore” nell’assumere nuovo personale ma, al contempo, facciano anche grande attenzione a mantenere le risorse umane già stabilizzate ed integrate nei processi aziendali. Quest’anno, la “parte del leone” – stando allo studio – la fanno (in aumento rispetto agli scorsi anni) le scadenze di contratto alle quali, evidentemente, non seguono i rinnovi. Alla fine, quindi, sono proprio i lavori a tempo determinato quelli sui quali sta maggiormente ricadendo l’effetto della crisi.
 

 
La mappa dell’Italia. Bolzano rimane la provincia prospera e stabile
 
In questo quadro nazionale emerge, anche, la grande difficoltà ed il conseguente impatto sociale che stanno vivendo le province con grandi aree urbane. Le previsioni di assunzione delle imprese evidenziano che a Torino, nel corso del 2012, potrebbero ridursi i posti di lavoro dipendente di oltre 7.600 unità, a Roma di oltre 6.600, a Milano di poco più di 5.500, a Firenze di quasi 3.900 e a Bari di 3.800. A Napoli, che peraltro è l’unica provincia del Sud a far prevedere una riduzione dell’occupazione di “solo” lo 0,8%, i posti di lavoro che le imprese si accingono a ridurre saranno oltre 3mila.
Di contro, Bolzano è in assoluto la provincia in cui l’occupazione dipendente nel 2012 si ridurrà di meno (-0,3% il tasso, pari a una riduzione di 440 unità). Tirando le somme, alla consistente riduzione di posti di lavoro attesa nel Mezzogiorno e, in misura più contenuta, anche al Centro (-1,2% il tasso atteso con un saldo di -28mila unità), fa da contraltare il rallentamento occupazionale meno insistito di diverse province del Settentrione, dove comunque le due ripartizioni fanno prevedere un tasso negativo del -0,9% e una perdita di quasi 36mila posti di lavoro nel Nord-Ovest e di oltre 24mila nel Nord-Est.

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