Raffinerie e trivelle, il Mediterraneo è nero - QdS

Raffinerie e trivelle, il Mediterraneo è nero

Rosario Battiato

Raffinerie e trivelle, il Mediterraneo è nero

mercoledì 05 Settembre 2012

Quattro raffinerie siciliane, sulle quattordici attive in Italia, si trovano sulla costa. E i risultati, purtroppo, si vedono. L'allarme del Wwf: incidenti e movimentazione di prodotti petroliferi uccidono il mare

MESSINA – Dopo Greenpeace e Legambiente, tocca al Wwf lanciare una campagna a difesa dei tesori naturalistici del Mediterraneo messi in pericolo dal petrolio. L’associazione del panda ha presentato ieri il dossier “Teniamo la rotta-Tutela dell’ambiente marino e navigazione marittima”, in occasione della partenza del Giro d’Italia a vela da Trieste. Tra le zone più esposte all’inquinamento anche lo stretto di Messina. 

Prosegue la battaglia ambientalista per difendere il mare da trivelle e petroliere. Il Wwf ha realizzato una mappatura delle zone più esposte e dove sarebbero a rischio diverse specie. Sono cerchiati di rosso il mare di Alboran (tra Spagna, Marocco e Algeria), il Bacino sardo-corso-liguro-provenzale, il Mar Egeo, Bosforo e Dardanelli, le coste della Dalmazia, le coste dell’Algeria e Tunisia, il Tirreno meridionale e lo Stretto di Messina, il Golfo di Gabes, in Tunisia, il Golfo della Sirte (Tunisia), il Mediterraneo orientale, Iskenderun Bay (Turchia) e Lagune costiere adriatiche. 

Il vecchio Mare Nostrum dei latini è circondato e minacciato da merci di ogni genere (anche carichi di materiale pericoloso) per 3,6 miliardi di tonnellate di beni movimentati solamente nel 2010, con un trasporto di petrolio da 9 milioni di barili ogni giorno, pari al 20% del greggio trasportato in tutto il mondo.
E la Sicilia non fa eccezione, anzi. Il porto di Augusta movimenta quasi esclusivamente petrolio e prodotti petrolchimici: nel suoi periodi di grande splendore è arrivato fino a 30 milioni di tonnellate che corrispondono a circa il 90% del suo volume totale di traffico. Valori percentuali oltre il 50% vengono osservati anche per i porti di Cagliari, Ancona, Savona e Messina-Milazzo.
 
Augusta detiene il secondo posto nazionale come porto petrolifero sul Mediterraneo e il terzo internazionale, battuto solo da Trieste (36 milioni di tonnellate) e da Marsiglia (65 milioni di tonnellate). Tra i primi dodici porti italiani per trasporto di merci pericolose troviamo tre realtà isolane: Milazzo, Santa Panagia e, ancora, Augusta. Sono nove le raffinerie situate sulla costa  (Marghera, Falconara, Taranto, Livorno, Augusta, Priolo, Milazzo, Sarroch e Gela), delle quattordici attive sul territorio italiano, e di queste ben quattro sono tutte siciliane. Nel 2010 hanno lavorato più di 90 milioni di tonnellate di greggio e semilavorati.
Secondo il Wwf il rischio ci sarebbe non solo per la movimentazione, ma anche per gli incidenti. Il 10 marzo del 2012 è avvenuto il famoso incagliamento della nave cisterna nel siracusano, e, appena una settimana dopo, il fenomeno si è ripetuto con la nave portacontainer davanti a Ganzirri, Messina.
Ogni anno nel Mediterraneo si verificano in media 60 incidenti di varia intensità, 15 dei quali riguardano navi che provocano sversamenti a mare di petrolio e sostanze chimiche. Gli ultimi dati registrati in un dossier Ispra che registra la numerosità e qualità degli incidenti nel Mediterraneo ha certificato come, nell’ultimo quarto di secolo, ci sono stati ben 27 incidenti rilevanti con uno sversamento complessivo di oltre 270.000 tonnellate di idrocarburi.

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