Imu, trasporti, benzina, banche... stangata per le famiglie - QdS

Imu, trasporti, benzina, banche… stangata per le famiglie

Michele Giuliano

Imu, trasporti, benzina, banche… stangata per le famiglie

giovedì 06 Settembre 2012

Adusbef e Federconsumatori hanno calcolato gli aumenti nel 2012: l’inflazione si attesterà sul 5,5-6%. Dal 2001 al 2010 la Sicilia è stata la 3a regione d’Italia per la crescita dei prezzi

PALERMO – Imu, aumento delle tariffe, treni, alimentari, autostrade, servizi bancari e libri scolastici: il conto per le famiglie italiane è “drammatico”, nel 2012 gli aumenti toccheranno quota +2.333 euro. Una vera e propria stangata. I dati sono di Adusbef e dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori che hanno calcolato le previsioni di aumento di prezzi e tariffe nel 2012, alla luce degli effetti delle manovre economiche varate quest’anno, anche relativamente ai nuovi aumenti dei carburanti, della luce e del gas ed alla eliminazione del prospettato aumento dell’Iva a settembre.
Gli aumenti sono pari a quasi la metà di quanto una famiglia media spende per la spesa alimentare in un anno (in base ai dati Istat), spiegano i consumatori. Se si escludono dal calcolo le voci (tassazioni varie) che non sono calcolate per l’indice Istat, per l’Onf e Adusbef, l’inflazione si attesterà ad un 5,5-6,0 per cento. “Aumenti insostenibili che determineranno pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie e sull’intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”, denunciano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef. Le due organizzazioni di categoria sollecitano una politica che punti sul rilancio dell’economia: “Ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni e investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Questi dovranno essere le direttive di marcia del Governo per l’anno in corso”, concludono.
Da non dimenticare che già la Sicilia negli ultimi anni ha subito dei costanti aumenti nei più svariati settori che hanno pesato sui bilanci familiari. Lo ha potuto accertare la Cgia di Mestre in una recente indagine di mercato sostenendo che nel decennio tra il 2001 e il 2010 la Sicilia è stata la terza regione italiana che ha fatto registrare l’incremento dei prezzi più elevato con una media di +22,6 per cento: “E’ opportuno sottolineare che la maggior crescita dell’inflazione non deve essere confusa con il costo della vita. La vita al Nord – ha voluto preisare Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia Mestre – è molto più costosa che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, è analizzare, come abbiamo fatto noi, la dinamica inflattiva registrata in un determinato periodo di tempo. Noi riteniamo che una delle ragioni che ha fatto lievitare maggiormente i prezzi al Sud, è dovuta al fatto che la base di partenza dei prezzi nel 2001 era molto più bassa nel Mezzogiorno che nel resto del Paese”.
 
E che dire poi di altri servizi essenziali come ad esempio l’erogazione idrica: negli ultimi 5 anni il costo dell’acqua in Sicilia è aumentato del 17 per cento. È quanto emerge dall’indagine realizzata dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva. Incrementi a due cifre sono stati registrati in sette capoluoghi: Messina (+12,3 per cento), Siracusa (+14,9 per cento), Trapani (18,9 per cento), Ragusa (+20,9 per cento), Caltanissetta (+27 per cento), Enna (+27,1 per cento), Palermo (+34 per cento). Leggeri aumenti si sono registrati anche nell’ultimo anno: nel 2011 rispetto al 2010, le tariffe sono cresciute in Sicilia del 2,1 per cento.
 

 
Costa di più anche ricevere un’autorizzazione o avere un parere
 
Come se non bastasse tutto questo in Sicilia si torna da altri ritocchi all’in sù sostanziosi. Il governo regionale ha infatti deciso per il rincaro del 30 per cento di tutte le tariffe per l’accesso ai servizi pubblici, raffiche di aumenti dei canoni di concessione di acqua, beni demaniali e patrimoniali e introduzione di una tassa carico delle imprese di estrazione nelle cave, che varia da 0,50 a 0,80 euro al metro cubo. Sono arrivati anche maggiori oneri per il rilascio di autorizzazioni e pareri, con costi per i privati che vanno da mille euro per l’istruttoria del nulla osta al vincolo idrogeologico fino a 6 mila euro (si parte da mille) per l’attivazione del procedimento di valutazione ambientale strategica (Vas). I rincari dei canoni riguardano le concessioni di acque minerali, termali, a uso industriale, per consumi a uso igienico, per impianti sportivi e servizi antincendio, ma anche per la piscicoltura e l’attraversamento e occupazione del demanio idrico. Per i beni demaniali e patrimoniali i canoni di concessione e locazione non potranno essere inferiori a 5 mila euro all’anno e gli importi variano in base alla superficie dei comuni.

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