Rigassificatore: Shell c'è ancora. Nessuna rinuncia ufficiale - QdS

Rigassificatore: Shell c’è ancora. Nessuna rinuncia ufficiale

Rosario Battiato

Rigassificatore: Shell c’è ancora. Nessuna rinuncia ufficiale

giovedì 20 Settembre 2012

Nel luglio scorso era stata la Erg, l'altro partner, a lasciare la joint venture Ionio Gas su Priolo. Una comunicazione del gruppo sulle voci di disimpegno: tutto da decidere

PRIOLO (SR) – Indiscrezioni. Voci di corridoio. Nessuna comunicazione ufficiale. Da Milano la Shell liquida così le insinuazioni sul presunto abbandono da parte della compagnia anglo-olandese dell’affare che riguarda la costruzione del rigassificatore di Priolo-Melilli. Ancora tutto da decidere e non c’è un timing ufficiale per l’operazione.
“Shell sta ancora valutando la propria posizione e non ci sono aggiornamenti in merito”. L’ufficio stampa del gruppo petrolifero risponde in maniera stringata a quanto trapelato nei giorni scorsi sull’eventuale chiusura in merito all’impegno di costruire l’impianto all’interno del polo petrolchimico di Siracusa. Una decisione che sarebbe stata la pietra tombale sulla Ionio Gas, la joint venture costituita tra Erg (ritirata nel luglio scorso) e Shell nel 2005. Da allora il grande sforzo lobbistico del gruppo, appoggiato da buona parte della classe politica isolana e nazionale, dai sindacati e, ovviamente, da Confindustria, non è servito per concludere l’iter autorizzativo per la realizzazione del terminale che avrebbe avuto due fasi: la prima per le infrastrutture così da consentire una capacità di rigassificazione pari a 8 miliardi di metri cubi all’anno, nella seconda l’espansione della capacità di rigassificazione complessiva a 12 miliardi di metri cubi. Due colossi come la Erg della famiglia Garrone, che opera nella raffinazione, nella distribuzione di prodotti petroliferi e nella produzione di energia elettrica e gas e già fortemente presente in Sicilia con gli impianti nel polo petrolchimico di Melilli/Priolo/Augusta e circa 1.500 dipendenti, e la Shell, il più grande produttore mondiale privato di Gnl e uno dei leader mondiali della commercializzazione, imbrigliati nella loro corsa verso l’obiettivo da popolazione e associazioni. La classica sfida Golia contro Davide.
 
A bloccare l’azione del duo sono sempre state le ragioni di sicurezza – un’area ad alto rischio sismico dove esistono già 17 impianti a rischio incidente rilevante (Rir) e nessuna garanzia sulla strutture degli impianti perché non esiste ancora in Italia una normativa adeguata – che si sono protratte nel corso degli anni. Anche dopo le ultime rassicurazioni e l’ottenimento delle autorizzazioni dal ministero e dagli uffici della regione, a patto di determinate prescrizioni come l’interramento dei serbatoi, l’ex presidente Raffaele Lombardo non se l’è sentita di firmare e così ha lasciato che il decreto autorizzativo, ultimo atto necessario, restasse nel cassetto della presidenza, lasciando la decisione ultima al futuro governatore.
Intanto le cose si erano complicate pure per la Ionio Gas. Il 31 luglio scorso la Erg ha comunicato, tramite una nota ufficiale, di voler uscire “dal progetto per lo sviluppo di un terminale di rigassificazione di GNL in Sicilia”, lasciando, di fatto, tutto in mano a Shell.
Probabilmente non poco peso avrà anche l’impatto del nuovo governatore isolano che uscirà dalle urne di ottobre. La popolazione del polo dovrà ancora stringere i tempi e lottare contro un rigassificatore, che, in caso di parere positivo, sarà costruito prima delle sacrosante bonifiche. A tal proposito nei giorni scorsi il Tar di Catania, in primo giudizio, ha dato ragione alle aziende del polo: non dovranno pagare loro la bonifica della rada.

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