Il Patto di stabilità solleva la Sicilia - QdS

Il Patto di stabilità solleva la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Il Patto di stabilità solleva la Sicilia

sabato 22 Settembre 2012

Politici obbligati all’equilibrio

L’assessore all’Economia uscente, Gaetano Armao, sostiene che il Patto di stabilità soffoca la Sicilia. Si tratta di un’affermazione del tutto destituita di fondamento. La verità è che la conduzione clientelare dei Governi e dell’Assemblea regionale di questi ultimi vent’anni ha portato la Sicilia ad una condizione rovinosa, che non ha alcuna possibilità di recupero se non s’inverte totalmente la gestione della Cosa pubblica regionale e dei Comuni.
Avere trasformato le Istituzioni in stipendifici è stato un comportamento scellerato da parte di chi ha avuto responsabilità, tanto che tutti pensano ad essi come irresponsabili.
Se Armao fosse stato un economista, gli avremmo potuto muovere dei rimproveri per la sua affermazione. Ma essendo soltanto un esimio giurista non ha colpa, perché non sa la differenza economica che c’è fra stipendi pubblici e stipendi privati. I primi non hanno alcun effetto se non un modesto riflesso sulla capacità di spesa dei percettori. I secondi, invece, hanno un effetto moltiplicatore del valore aggiunto.

Il Comune di Palermo ha alle proprie dipendenze, dirette ed indirette, diciassettemila persone. La Regione ha alle proprie dipendenze, dirette ed indirette, sessantamila persone. Inoltre, la Regione ha sedicimila pensionati cui eroga direttamente l’assegno. Se in tutti questi anni i cedolini da pagare fossero stati un terzo, si sarebbero liberate risorse per co-finanziare, insieme ai fondi europei, le innumerevoli infrastrutture di cui ha bisogno la Sicilia.
Questo non è stato fatto ed ecco che il nostro Pil giace sulla miserevole cifra di circa ottantacinque miliardi, pari al 5,5% di quello nazionale. Ma questa cifra maschera una più triste realtà. Se non vi fossero le puzzolenti ed inquinanti raffinerie, il nostro Pil crollerebbe vicino a quello del Burkina Faso.
Per contro, c’è un’altra verità e cioè un’evasione di circa venti miliardi di euro, cifra che si ottiene mettendo a confronto i consumi con i redditi dichiarati e le dichiarazioni Iva. C’è un forte sommerso pari a un quarto del nostro Pil, che consente ai ladri che non pagano le tasse di vivere come parassiti sulla stragrande parte dei siciliani, che invece ne è soffocata.
 

In base alla Legge n.148/2011, i Comuni, anche siciliani, hanno la facoltà di stanare gli evasori, ricevendo in compenso il grande beneficio di tutte le somme riscosse. L’abbiamo scritto più volte. Non risulta che alcuno dei sindaci siciliani abbia istituito un Nucleo di polizia locale (Npl) per questo compito, utilizzando parte del personale inutile.
I sindaci siciliani (non tutti, per fortuna) si stanno dimostrando inadeguati al loro compito e presto coloro che non metteranno in ordine i conti dei loro bilanci saranno penalizzati dai loro cittadini che non crederanno più alle loro promesse.
Alessandro De Nicola, in un articolo sull’Espresso, ha lanciato un’interessante proposta: ogni Ente crei un’Agenzia delle uscite, che controlli se esse siano conformi ai costi standard e, comunque, a quelle di Regioni e Comuni virtuosi che, per fortuna, in Italia esistono. Un’Agenzia che abbia poteri cogenti di interdizione sulle spese dell’Ente, deliberate al di fuori dell’equilibrio di bilancio.

Non dimentichiamo che esistono tre norme iugulatorie sulle dissennatezze dei pubblici amministratori: Europlus del 25 marzo 2011, Fiscal compact del 7 marzo 2012, Legge costituzionale 1/2012 che ha introdotto la Golden rule, cioè il pareggio di bilancio. Così, la camicia di forza si stringe sul corpo di ogni amministrazione. I politicanti senza mestiere saranno cacciati dai propri amministrati, perché non sapranno cambiare il pessimo modo di fare politica fondato sulle promesse non mantenute.
Ormai la festa è finita, andate in pace. Ecco il monito che i cittadini fanno a tutti costoro che hanno obbligato la propria coscienza dimenticando il proprio dovere, che era quello di servire il popolo e non di servirsene. In altre parole, costoro non si sono mai regolati sulla base di quei valori fondamentali per una Comunità: merito, responsabilità, crescita e solidarietà.
Risorgimento Sicilia, ecco lo slogan che lanciamo ai candidati-presidenti della Regione e ai circa novecento candidati ai 90 seggi dell’Ars. Tutti dobbiamo perseguirlo, isolando i politicanti.

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