L’ossessione della crescita economica e lo scempio del territorio siciliano - QdS

L’ossessione della crescita economica e lo scempio del territorio siciliano

Antonio Leo

L’ossessione della crescita economica e lo scempio del territorio siciliano

giovedì 27 Settembre 2012

Ferdinando Boero, in “Economia senza natura, la grande truffa”, lancia una condanna senza appello all’umanità. Gli interessi legati al Triangolo della morte Augusta-Melilli -Priolo anteposti alla salute dei cittadini

PALERMO – Negli ultimi secoli gli uomini sembrano aver imboccato un vicolo cieco, quello della produzione matta ed esasperata che consuma avidamente tutte le risorse senza considerare che con questi ritmi si esauriranno molto presto.
“Non diamo alla natura – afferma Ferdinando Boero, autore del libro ‘Economia senza natura, la grande truffa’ – il tempo di rigenerarsi. Il consumo umano supera la produzione della natura, e sappiamo quello che succede agli animali che si trovano nella stessa situazione: carestia, morte, diminuzione della pressione sull’ambiente dovuta alla diminuzione del numero dei consumatori, e la natura può riprendersi”.
Il quadro che dipinge il biologo marino è il ritratto di una condanna senza appello all’umanità, talmente ossessionata dalla crescita economica da anteporla perfino al rispetto del suolo su cui poggia i piedi. Ma non si può crescere numericamente all’infinito.
“Il paradigma economico della crescita è pura follia, e chi lo fa professa sbaglia: si tratta in molti casi di persone rispettabilissime, che hanno anche vinto premi Nobel per l’economia, ma che hanno messo l’uomo fuori dalla natura e hanno voluto convincerci che, in un sistema finito come il nostro pianete, sia possibile una crescita infinita. (…) Il Pil non può crescere all’infinito; e i danni alla natura non possono essere esternalizzati, devono essere tenuti nel bilancio”.
E ancora rincara Boero: “Se un’industria, con i suoi fumi, provoca il cancro a chi vive nelle sue vicinanze, il ‘costo del cancro’ deve essere inserito nei suoi bilanci ed è quell’industria che deve pagare le cure e i danni”.
Già, qualcuno lo vada a raccontare alle multinazionali che gestiscono le industrie del Triangolo della Morte (Augusta-Melilli-Priolo) o ai proprietari dell’Ilva di cosa muoiono e di cosa soffrono le migliaia di lavoratori e abitanti delle zone limitrofe, ricevendo in cambio soltanto pane e veleno. Ma se il prezzo da pagare per un pasto e un letto caldo è la vita, allora si tratta di un costo troppo alto. E si potrebbe aggiungere, andando oltre Boero, che è un prezzo che non può essere inserito in nessuna voce di spesa di nessun bilancio del mondo. E allora l’unica via che resta è quella di una nuova battaglia per l’ambiente che sia una battaglia di civiltà: perché vivere e lavorare in un luogo sano e pulito è un diritto di ogni cittadino.
In questo senso, va lodata l’iniziativa del Governo che intende operare il risanamento ambientale dell’Ilva, obbligando l’azienda a dotarsi delle tecnologie necessarie per la riduzione dell’inquinamento, ma si tratta di un provvedimento che da solo non è sufficiente. Servono regole uniche a livello europeo: un piano “marshall” in salsa comunitaria per salvaguardare i territori degli Stati membri dallo strapotere delle multinazionali.
A tal proposito, nei giorni scorsi, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini è stato quanto mai esplicito: “Possiamo supporre che gruppi industriali europei ed extraeuropei abbiano buoni motivi per sperare che la nostra iniziativa non abbia successo, e certamente hanno molti strumenti per influenzare negativamente l’esito del nostro lavoro. Alleato di questi veri poteri forti è nei fatti il retrobottega della politica italiana. A Taranto l’impegno del governo è infatti condiviso da una larga maggioranza, e spicca il ruolo del presidente della Regione Puglia Vendola. Si tratta evidentemente di una convergenza che preoccupa chi, per ragioni di bottega elettorale, ha bisogno del conflitto politico e istituzionale”.
 

 
Sicilia. Politica inerte dinnanzi ai veleni delle industrie
Un conflitto che la Sicilia, in queste settimane, sta vivendo intensamente a causa delle imminenti elezioni regionali: a questo punto bisognerà capire sei i candidati alla Presidenza seguiranno le indicazioni del ministro Clini e avranno il coraggio di affrontare gli interessi delle società che ruotano intorno al Triangolo della morte. Oppure se continueranno a rimanere inerti come i loro predecessori di fronte allo scempio del territorio dell’Isola e della salute dei siciliani. Perché, concludendo con Boero, “passare dal naturale all’artificiale significa distruggere la bellezza della natura per sostituirla con quello che riteniamo un abbellimento, oppure usare la natura per smaltire i nostri prodotti di scarto, credendo ingenuamente che ogni nostro piccolo gesto non abbia ripercussioni, a volte catastrofiche, quando sommato agli altri piccoli gesti di miliardi di altre persone. La bellezza della verità è sostituita dalla menzogna dell’artificio”.

Antonio Leo
Twitter: @ToniBandini

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