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Palermo – Amia: 8 mln di debiti con l’Inps. A rischio gli stipendi e il servizio

Luca Mangogna

Palermo – Amia: 8 mln di debiti con l’Inps. A rischio gli stipendi e il servizio

giovedì 27 Settembre 2012

Si attende la decisione del Tribunale sulla proposta di concordato fallimentare: udienza il 12 ottobre. Gli ultimi dati nel Durc. Il Comune potrebbe bloccare il saldo del contratto

PALERMO – Chiusa una falla se ne riapre un’altra. Parzialmente risolta la vicenda Gesip, non senza polemiche, con la cassa integrazione, comincia a farsi largo la questione legata all’altra partecipata più turbolenta del Comune di Palermo, ovvero l’Amia. Nelle settimane scorse, si ricorderà, l’azienda dell’igiene urbana del capoluogo è salita agli onori della cronaca per il duro scambio fra i commissari straordinari nominati dal ministero dello Sviluppo Economico nel 2010 e l’amministrazione comunale, circa il presunto mancato adempimento al piano di concordato preventivo da inviare al Tribunale Fallimentare, e per i 301 licenziamenti decisi dai vertici della società di piazza Cairoli.
Adesso, i restanti effettivi in organico all’Amia, vedono i loro stipendi in pericolo. Il problema, in questa circostanza, è dato dal forte debito che ha l’Amia nei confronti dell’Inps, quantificato in circa 7,5 milioni di euro e registrato nel Durc del mese di agosto, dove per l’appunto questa cifra era assente. Il rischio è che il Comune, stante l’insolvenza dell’Amia nei confronti dell’Inps decida di non saldare il dovuto pagamento del contratto di servizio per il mese di settembre. La cifra è di 8 milioni di euro, cinque dei quali sono necessari per poter corrispondere i salari ai dipendenti in servizio all’azienda.
Ma non solo gli stipendi sono a rischio, se si considera che almeno 500 mila euro occorrono per comprare il carburante dei mezzi per la raccolta dei rifiuti. Stante insomma la relativa pazienza che stanno dimostrando in questa circostanza i sindacati e gli stessi lavoratori, il servizio potrebbe comunque fermarsi a seguito dell’impossibilità di poter procedere in mancanza assoluta di fondi. La situazione è talmente grave che potrebbe deflagrare da un momento all’altro.
Secondo quanto riferito al Consiglio comunale, in commissione Bilancio, da uno dei commissari Amia, Sebastiano Sorbello, la previsione delle perdite della partecipata a fine anno è al momento di 21 milioni di euro (mentre nel 2011 è stata di 16 mln), con un patrimonio netto negativo di 55 milioni. Queste, secondo Sorbello, sono le ragioni principali che hanno spinto i vertici dell’azienda a procedere coi licenziamenti.
Per il momento, sia Amia che Comune preferiscono non commentare la vicenda, temendo di creare allarmismi o alimentare altre polemiche. Entrambi aspettano infatti con estrema impazienza il pronunciamento definitivo del Tribunale Fallimentare sulla proposta di concordato, previsto per il 12 ottobre. Allora finalmente si saprà quale futuro sarà riservato all’Amia, ai suoi dipendenti e alla città di Palermo che potrebbe trovarsi di vittima di un disservizio dalle estreme conseguenze e con 2.500 lavoratori appiedati e in rivolta.

Il caso recentissimo. Si fanno i conti anche con i ladri tra i dipendenti

PALERMO – Non bastassero i gravissimi e ancora irrisolti problemi finanziari cui deve quotidianamente far fronte, una nuova grana è venuta di colpo fuori per l’Amia. Due dipendenti della società di piazza Cairoli sono stati infatti colti in flagrante e quindi subito arrestati dalla Polizia mentre, nel deposito aziendale di via Ingham, prelevavano furtivamente carburante dagli autocompatattori dell’azienda. Nella loro auto sono stati trovati tre bidoni con 15 litri di gasolio ciascuno, mentre altri cinque erano di varia dimensione. L’Amia ha subito comunicato di aver immediatamente sospeso i tre lavoratori dal servizio, oltre ad aver proceduto all’avvio delle previste misure disciplinari. I lavoratori rischiano dalla sospensione temporanea di 10 giorni dal servizio sino al licenziamento. Nei loro confronti inoltre l’azienda palermitana dell’igiene urbana ha annunciato di essersi costituita parte civile nel processo penale a loro carico, dopo la convalida dell’arresto da parte del giudice.

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