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Catania – Partecipate: meglio tardi che mai. Riorganizzazione e tagli in arrivo

Melania Tanteri

Catania – Partecipate: meglio tardi che mai. Riorganizzazione e tagli in arrivo

venerdì 05 Ottobre 2012

Servizi pubblici verso la privatizzazione: meno sprechi e più efficienza per i cittadini catanesi. Il Comune messo con le spalle al muro dal Governo e dalla Spending review

CATANIA – A lungo considerate stipendifici, carrozzoni utili solo a creare consensi, le aziende partecipate del Comune di Catania verranno presto riorganizzate, cedute, riordinate.
Lo ha annunciato il sindaco Raffaele Stancanelli la settimana scorsa, cercando di concretizzare quanto richiesto più volte e da più parti, oltre che dal Governo e dalla Spending review, ovvero la dismissione da parte degli Enti pubblici di società terze. A evidenziarlo lo stesso primo cittadino che, nel presentare alla città il Piano di riordino approvato dalla Giunta, ha parlato di necessità di “adeguare tutto il sistema delle aziende a partecipazione comunale alla legge sulla Revisione della spesa e raggiungere l’efficienza utilizzando quelle norme di legge che incentivano le amministrazioni pubbliche a dismettere le proprie partecipazioni per arrivare alla privatizzazione della gestione dei servizi pubblici locali”.
Eppure, nonostante la necessità di sottoporre le aziende partecipate a una profonda revisione sia stata una richiesta frequente da parte della politica, non sono mancate le polemiche, in particolare di fronte la possibilità di cessione del 49 per cento della Sidra, la società che gestisce il servizio idrico.
L’eventualità di una privatizzazione dell’acqua, seppur parziale, infatti, ha scatenato le reazioni di politica, sindacato e società civile che hanno evidenziato come la volontà espressa dalla Giunta non tenga conto dei risultati del Referendum del giugno 2011, in particolare del secondo quesito che, abrogando la norma che consentiva di ottenere profitti dalla gestione del servizio stesso, ha evidenziato la volontà di impedire la privatizzazione di tale servizio.
“Per cui, ogni forma di privatizzazione del servizio idrico – hanno affermato i rappresentanti del Forum catanese per l’acqua pubblica – quindi anche la gestione tramite una società mista pubblico-privato, si porrebbe in palese contrasto, con l’intento perseguito mediante il referendum abrogativo”. Da qui, la richiesta al Consiglio comunale, che sarà tenuto a esprimersi sul piano proposto dall’amministrazione, di non votare la privatizzazione dell’acqua.
Tutto in regola, invece, secondo l’assessore alle Partecipate Roberto Bonaccorsi che, citando il documento approvato, ha evidenziato come la volontà del Comune sia quella di mantenere il controllo della gestione “provvedendo, con procedura a evidenza pubblica, alla cessione del 49 per cento del capitale di Sidra Spa al socio privato, prevedendo, nei patti parasociali, particolari poteri di controllo al socio pubblico, attraverso la maggioranza nel Cda, e affidando al socio privato la gestione operativa della società, attraverso la figura dell’amministratore delegato e prevedendo altresì, nel bando di gara, tra gli elementi rilevanti di valutazione dell’offerta, l’adozione di strumenti di tutela degli attuali livelli occupazionali”.
Una posizione che, però, continua a non convincere: per il merito ma soprattutto per il metodo. Non solo i rappresentanti del Forum, che auspicano la necessità di una gestione pubblica di tutti i servizi locali, che prenda a modello l’Azienda speciale e preveda strumenti per la partecipazione diretta dei cittadini; anche il segretario generale della Femca Cisl di Catania, Renato Avola, sembra avere idee molto chiare in proposito: un’azienda pubblica che, attraverso un vero piano industriale, riesca da sola a garantire il servizio ai cittadini e attrarre investimenti.

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