La priorità è attivare i progetti del Po Fesr - QdS

La priorità è attivare i progetti del Po Fesr

Francesco Sanfilippo

La priorità è attivare i progetti del Po Fesr

venerdì 12 Ottobre 2012

Forum con Gesualdo Campo, Dirigente Generale Dipartimento Beni Culturali

Quali priorità si pongono per i prossimi tre mesi di attività?
“La priorità in questo momento è di chiudere la partita del Po Fesr. Si spera di concludere non solo a livello programmatorio, ma anche finanziario con l’assegnazione degli incarichi alle stazioni appaltanti. Il patto di stabilità non ci consente di spendere, ma le somme del Po Fesr sono già impegnate e tutte le graduatorie sono registrate alla Corte dei Conti. Tuttavia, si sta spingendo in modo che siano finanziati anche i singoli progetti, in modo che gli enti diversi dalla Regione, in particolare, possano fare le gare. Nel sito sono pubblicate decine di bandi di sovrintendenze e parchi che hanno avuto una tempistica diversa, poiché, essendo strutture dotate di titolarità, sono stati chiesti i progetti che poi sono stati sovvenzionati”.
Che tipo di progetti sarebbero finanziati?
“Si tratta d’interventi sui beni culturali, sia a titolarità sia a regia, d’iniziative culturali, gli aiuti alle imprese in cultura. I progetti di queste ultime sono finanziati per un massimo di 200 mila euro che coprono fino al 70% della quota senza Iva, con una soglia minima di 50 mila. Possono presentarlo ditte individuali, cooperative e associazioni, ma non fondazioni secondo quanto previsto dalla Corte dei Conti, e il bando scade a novembre. C’è da rilevare, però, un aspetto, poiché l’anno scorso sono stati emanati due bandi, uno in cultura e uno in arte contemporanea, per 38 milioni di euro totali. Di questi, solo 8 milioni sono stati coperti in graduatoria, per cui molti non accettano il rischio minimo di impresa, i cui costi sono sostenibili. Dei 38 milioni, ben 19 milioni sono stati dirottati e ciò dimostra l’assenza di capacità imprenditoriale e progettuale anche per le imprese esistenti che non si sono presentate. Questi bandi sono stati pubblicati nel sito e sono state coinvolte le associazioni di categoria di tutte le province, ma la comunicazione non è passata come avrebbe dovuto. D’altronde, tutta la comunicazione nei media è stata passata di competenza all’Assessorato al Turismo e ciò richiede necessariamente dei passaggi burocratici in più”.
I ritardi degli impegni di spesa da cosa dipendono?
“Con la riforma del titolo V della Costituzione, tutte le regioni a statuto ordinario non sono più vincolate agli organismi di controllo di spesa, mentre lo statuto siciliano lo prevede ancora. Perciò, tutti i progetti e la programmazione devono essere preventivamente esaminati dalla Corte dei Conti. Quest’ultima esamina i documenti secondo i termini previsti dalla legge che è di 30 giorni. Inoltre, il Po Fesr è partito in ritardo perché la programmazione 2007/2013 doveva essere pronta nel 2006. Quest’ultima è stata definita nell’ottobre del 2010 alla scadenza dei bandi. Non ultimo, alcuni passaggi normativi corretti sono stati accolti e introdotti in corso d’opera, ma ciò ha determinato nuovi ritardi”.
Può spiegarci quest’ultimo punto?
“Il recepimento del Codice degli appalti con la legge 11/2012 e il regolamento 207/2010 hanno costretto i nostri uffici a ricalibrare i progetti. La legge sulle prestazioni intellettuali del 2012 ha causato nuovi ritardi, e, pur giuste, sono state intempestive. Il Governo Lombardo ha proposto molto opportunamente una norma di ricevimento sul Codice degli appalti in modo dinamico, per cui se il legislatore apporta dei cambiamenti, questi saranno ricevuti senza altri interventi. In realtà, se fosse stata applicata subito la direttiva europea sugli appalti, non si sarebbero avuti i ritardi odierni”. 
 
Di quali altre situazioni vi occuperete nei prossimi mesi?
“Il completamento dei parchi archeologici regionali è un’altra priorità. Si vuole realizzare un progetto culturale come previsto da 3 leggi regionali, rispettivamente del 1976, del 1991 e del 2000. Quest’ultima è la più organica ed è la stessa che ha istituito il parco archeologico di Agrigento come ente indipendente, mentre gli altri parchi archeologici sono istituiti per via amministrativa. Sono passati 10 anni prima che si attivassero, nonostante un decreto dell’allora assessore Granata che indica tutti i parchi attivabili. Si è dato seguito a quel decreto, colmando le sue lacune. Tuttavia, il codice dei Beni culturali e del Paesaggio riconosce il parco archeologico e lo definisce interdisciplinare, giacché il parco tutela anche i beni artistici e paesaggistici. Oggi, sono operativi 25 parchi archeologici, incluso quello di Agrigento. La legge D.l. 95 del 2012 pone, inoltre, l’obbligo entro il 6 dicembre di ricondurre tutti i consigli di amministrazione degli enti controllati dalla Regione, pubblici e privati, a tre o a 5 componenti”.
Che cosa accadrà se la norma non sarà rispettata?
“Se ciò non accadrà, scatterà il danno erariale sia per gli enti che non si sono adeguati, sia per l’ente controllore che è la Regione. La delibera di Spending Review subordina la riduzione ad un atto di indirizzo che ogni assessore deve preparare entro 30 giorni dalla data della delibera. Quest’indirizzo deve stabilire i criteri su quali enti si ritroveranno con 3 consiglieri e quali con 5. La legge prevede, non a caso, che siano o gli stessi enti o il soggetto vigilante a ridurre il numero dei consiglieri entro il 6 dicembre”.
 
Che ruolo hanno le ispezioni europee sui progetti?
“Diversamente dal Por 2000/2006, non si può fare riferimento alla normativa pregressa, perciò va applicata subito la norma più recente emanata”.
Com’è organizzato il sistema dei parchi archeologici?
“La trasformazione del parco archeologico in uno culturale offre alla comunità e al turista anche la storia del luogo. Esiste un modello di parco archeologico e diversi giornali esteri hanno riconosciuto il valore di quello di Agrigento. Diversi parchi hanno incrementato del 1.000% le presenze dei visitatori, perché la competenza per la valorizzazione e promozione è passata dal sovrintendente a un direttore che riceve vari incentivi e ciò lo motiva. Al sovrintendente spetta la presidenza del parco, ma il dirigente è il direttore e alcuni si stanno distinguendo”.  
Per quanto riguarda i musei delle miniere, che cosa ci può dire?
“La legge 17 del 1991 ha istituito questi musei che da allora non erano stati attivati. Quando le miniere sono state dismesse dal patrimonio minerario, l’amministratore incaricato ha messo in vendita la miniera di Lagrasta. Per impedire la sparizione di tutte le miniere siciliane, il mio dipartimento ha attivato tutti i musei, assumendole nel patrimonio culturale. Per questo, sono stati spesi milioni per risistemare una decina di aree e renderle fruibili al pubblico”.
 

 
Curriculum Gesualdo Campo
 
Gesualdo Campo, nato a Palermo nel 1954, si è laureato in architettura nel 1973. Divenuto dirigente alla Sovrintendenza dei Beni culturali e ambientali di Catania nel 1983, ha ricoperto l’incarico di direttore di sezione della Sovrintendenza per i Beni culturali di Messina, poi ha rivestito le stesse funzioni a Ragusa e a Catania. È stato assessore alle Politiche culturali della Provincia di Catania dal 2003 al 2006, mentre è stato nominato dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana nel 2010.

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