Crollano occupazione ed investimenti. Un trend involutivo che strozza il Sud - QdS

Crollano occupazione ed investimenti. Un trend involutivo che strozza il Sud

redazione

Crollano occupazione ed investimenti. Un trend involutivo che strozza il Sud

giovedì 18 Ottobre 2012

Fondazione Curella ha presentato Report Sud, focus sullo stato dell’economia del Mezzogiorno nel primo semestre 2012. Diminuzione dell’1,6% del Pil dell’area meridionale. -0,9%, invece, quello del Centro-Nord

PALERMO – Un progressivo deterioramento del quadro congiunturale dell’economia italiana con una diminuzione del Pil nell’area meridionale dell’1,6% cui si affiancherebbe un decremento del Centro-Nord dello 0,9%.
è questo uno dei risultati emersi dal 23mo Report Sud, instant focus sullo stato dell’economia del Sud nel primo semestre 2012 con alcune previsioni per la fine del 2012 e l’inizio del 2013. Realizzato dal Diste Consulting per la Fondazione Curella di Palermo e con il Patrocinio del Centro Interdipartimentale per il Monitoraggio dell’Economia e del Territorio, il Report, intitolato “Commissariamo il Mezzogiorno?”, è stato presentato a Palermo presso l’aula magna della Facoltà di Economia.
Oltre al presidente della Fondazione Curella Pietro Busetta e al presidente di Diste Consluting Alessandro La Monica, erano presenti l’assessore all’Economia della Regione Siciliana Gaetano Armao, il preside della facoltà Fabio Mazzola, il professore Antonino La Spina e il segretario regionale della Cisl Maurizio Bernava. Nel primo semestre del 2012 la fase congiunturale di recessione dell’economia italiana aveva interessato le regioni meridionali in misura maggiore rispetto all’area centro settentrionale, con una diminuzione della produzione della ripartizione Sud-Isole del 3,4%, contro il 2,5% dell’intero Paese.
Venendo alle principali componenti della domanda con riferimento al Mezzogiorno, va rilevato come i consumi continuino a registrare continui cedimenti a causa dell’aumento delle preoccupazioni sul futuro da parte delle famiglie meridionali dovute alle tasse crescenti ed ai salari decrescenti (-3,6%). La debolezza dell’occupazione e la stagnazione delle retribuzioni, il rafforzamento dell’inflazione e della pressione fiscale hanno esercitato effetti depressivi sulla propensione alla spesa.
 
È proseguita la spirale negativa degli investimenti sia per la componente dei macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto sia per le costruzioni. Per quest’ultimo comparto si tratterebbe del proseguimento della tendenza discendente avviata nel 2005. Per i macchinari e mezzi di trasporto, della conferma di un trend involutivo iniziato nel 2008 e temporaneamente interrotto nel 2010 da un episodico recupero. La spesa in conto capitale ha registrato un andamento decrescente sia per la componente delle attrezzature e dei macchinari (-10,1%) sia per quella delle costruzione (-9,2%), in linea con l’andamento registrato a livello nazionale (rispettivamente -9,3% e -7,1%).
La debolezza della produzione ha avuto pesanti ricadute sul mercato del lavoro. Infatti, nel primo semestre del 2012, il numero degli occupati nel Mezzogiorno si è posizionato a quota 6 milioni 181 mila unità corrispondenti ad un tasso di variazione negativo pari allo 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2011. La crescita degli occupati a tempo parziale a scapito di quelli a tempo pieno, è proseguita anche nel 2012. I primi hanno avuto un aumento del 13,9%, gli altri hanno registrato un flessione del 2,7%. Il tasso di disoccupazione nel primo semestre del 2012 è cresciuto velocemente, registrando un valore del 17,6%, ben superiore a quello del corrispondente periodo dell’anno precedente (13,6%).
L’interscambio commerciale del Mezzogiorno con i paesi esteri nel corso del primo semestre del 2012 ha registrato una decelerazione del trend di crescita avviato nel corso di due anni fa. Nel primo semestre del 2012 le esportazioni hanno segnato una crescita tendenziale del 7%, a fronte di un incremento nel Centro/Nord del 3,9%.
A livello settoriale, con riferimento sempre all’economia delle regioni meridionali, per il primo semestre del 2012 si rilevano le positive performance dell’industria alimentare (+6,6%), dei minerali di base e prodotti in metallo (+1,4%), dei macchinari e apparecchi (+23,7%), dei prodotti tessili, dell’abbigliamento, pelli e accessori (+0,5%); per contro, hanno dato luogo a decrementi le esportazioni dei mezzi di trasporto (-4,5%), degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-0,7%), delle sostanze e prodotti chimici (-13%), degli articoli in gomma, materie plastiche e degli altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-6,6%).
Per quanto riguarda le variabili creditizie, va rilevata la continua dinamica negativa degli impieghi. In particolare la variazione congiunturale a marzo 2012, nell’Italia Meridionale e Insulare, è stata pari a -0,9%, contro il decremento nel resto del Paese pari al -0,5%. Per quanto riguarda il turismo nelle regioni meridionali il primo semestre del 2012 è stato caratterizzato da una diminuzione degli arrivi sia dei viaggiatori italiani che stranieri, scoraggiati dall’aumento dei costi turistici e dal deterioramento della congiuntura economica nei paesi di origine dei flussi. La rilevazione condotta dall’Istat, ha evidenziato nel primo semestre 2012 una diminuzione del numero di pernottamenti nell’area meridionale da parte dei non residenti del 2% contro una riduzione dell’1,7% nell’intero territorio italiano.
Le previsioni per il 2013, secondo il Report, appaiono in peggioramento. Dal lato della domanda interna, si registrerebbe un forte cedimento dei consumi delle famiglie stimati in ridimensionamento sia nel 2012 (-3,6%) che nel 2013 (-1,7%). La spesa in conto capitale registra una variazione negativa sia per la componente delle attrezzature e dei macchinari sia per quella delle costruzioni. Per gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto si prospettano cali del 10,1% per quest’anno e dell’1,8% per l’anno prossimo. Analogamente, gli investimenti in costruzioni registreranno un ridimensionamento ragguardevole nel 2012 (-9,2%) e una ulteriore flessione del 2,9% nel 2013. Prospettive negative per la totalita’ dei settori ad esclusione dell’agricoltura, attesa chiudere l’anno in corso con un valore aggiunto su livelli non discosti dall’anno prima (+0,5%) e segnare nel prossimo anno un incremento del 2,5%. Tra gli altri settori di attività i peggiori risultati sono previsti per il valore aggiunto delle costruzioni, che chiudera’ il 2012 all’insegna di un calo del 9,8% e mostra nel 2013 una ulteriore flessione (-3,3%). Il crollo della domanda ha ricadute piuttosto preoccupanti anche nell’industria in senso stretto, in cui il valore aggiunto scende del 6,3% nel 2012 e del 2% l’anno successivo. Infine, il ramo dei servizi registra una flessione del 2,4% nel 2012 e dell’1,5% nel 2013. Sul mercato del lavoro, infine, l’occupazione dopo aver accusato nel 2012 una contrazione in termini annui dell’1,1%, continuerebbe a scendere nel prossimo anno dell’1,5%.
 

Armao: “La Sicilia ha vissuto per un decennio al di sopra delle proprie possibilità”
Palermo – Alla presentazione del 23° Rapporto Sud della Fondazione Curella-Diste Consulting, era presente anche l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao. “Grazie all’azione di risanamento avviato dalla Regione e riconosciuta dallo Stato – ha detto -, abbiamo raggiunto l’intesa sul patto di stabilità, che ha consentito di utilizzare alcuni spazi finanziari per evitare l’interruzione dei pagamenti ed il caos della Sicilia, e riaperto il confronto, dopo oltre quarant’anni di tentativi andati a vuoto, sull’attuazione delle norme finanziarie dello Statuto (artt.36,37 e 38)”. “La Sicilia – ha spiegato Armao – ha vissuto per oltre un decennio al di sopra delle proprie possibilità, ed a seguito delle manovre di contenimento della spesa ha riportato quest’anno la spesa corrente ai livelli raggiunti all’inizio degli anni 2000, e ciò sia per stanziamenti (11.790 mld per il 2012 a fronte di 11.015 mld del 2000), che per pagamenti (9.129 mld del 2011 contro 9.587 mld del 2001). Anche se occorre tener presente che nel contesto di crisi recessiva di forte contrazione dell’economia e del mercato del lavoro (Pil -3,4 nel 2012 e -1,6 nel 2103) le quattro manovre effettuate nel 2010 e nel 2011 e approvate dal precedente e dall’attuale Governo hanno un impatto complessivo sul Pil più pesante nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord (effetto depressivo sul PIL nel 2012 dell’1,1% di cui però: 8 decimi di punto nelle regioni centro settentrionali e 2,1 punti percentuali in quelle meridionali). L’impatto delle manovre al Sud ricade per il 75% sulla dinamica degli investimenti (c ausa i tagli operati al Fondo per le aree sottoutilizzate-FAS) e determina il calo del Pil di 1,7 punti percentuali sui complessivi 2,1 punti”.
“Pur senza metterne in dubbio la necessità- ha proseguito Armao – non possono essere tuttavia sottaciuti alcuni ‘effetti distorsivi’ dell’applicazione aritmetica del patto di stabilità ad una Regione ad autonomia differenziata del Mezzogiorno con un diffuso disagio economico e gravi ritardi infrastrutturali. Per la Regione, in aggiunta alle previsioni delle precedenti manovre, con le ultime iniziative legislative del Governo Monti, nel triennio 2012-14 il Patto di stabilità pesa per oltre 1,3 mld nel 2012 (limitando per l’anno in corso a 5,2 mld i pagamenti, soltanto lo scorso anno ammontanti a 6,7 mld). Con questi saldi nel 2014, con esclusione della Sanità, su un bilancio di 27 miliardi, si potranno effettuare pagamenti per 4,6 miliardi che, al netto di stipendi, pensioni e restituzione del debito, riduce a 1,8 miliardi le risorse disponibili per far tutto il resto, compresi investimenti e cofinanziamento della spesa europea (che dovrebbero crescere). Armao ha sottolineato che “senza misure di riequilibrio della spesa nel Patto di Stabilità europeo non solo si paralizzerà la crescita e si renderà impossibile il risanamento, ma ciò condurrà la Sicilia a consolidare il sottosviluppo nel quale ha allignato la mafia e la sua risposta criminale alla miseria ed al bisogno. Solo con i ‘conti in regola’ e classi dirigenti capaci di far ‘massa critica’ la Regione potrà uscire da una grave crisi economica ed essere, così, protagonista della ripresa del nostro Paese e pretendere le imprescindibili misure di sostegno alla crescita e gli interventi di perequazione infrastrutturale senza i quali rischia l’ulteriore impoverimento e consolidamento del divario".

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