Garanti europei contro Google, regole sulla privacy insufficienti - QdS

Garanti europei contro Google, regole sulla privacy insufficienti

Roberto Quartarone

Garanti europei contro Google, regole sulla privacy insufficienti

martedì 23 Ottobre 2012

Agli utenti tocca leggere bene le clausole quando si apre un account

PALERMO – La pubblicità nel Web 2.0 ha un grosso problema con la privacy, è noto. L’ultima bomba contro un colosso di internet arriva dai Garanti europei della protezione dei dati: “Le nuove regole sulla privacy decise da Google non sono adeguate a tutelare gli utenti europei”, tuonano dopo mesi d’indagini condotte dalla Commissione francese dell’informatica e delle libertà (Cnil).
Le autorità di sorveglianza puntano il dito contro il regolamento entrato in vigore lo scorso marzo, cambiato unilateralmente, che viola le direttive europee sulla protezione dei dati personali. Consente infatti alla società di incrociare in via generalizzata i dati degli utenti che utilizzano qualsiasi servizio come Gmail, YouTube o Google Maps.
“Le nostre nuove regole sulla privacy dimostrano il nostro impegno costante nel proteggere le informazioni dei nostri utenti e nel creare prodotti utili. Siamo fiduciosi che le nostra informativa sulla privacy rispetti la legge Europea” si è difeso Peter Fleischer, global privacy counsel di Google. Ma la difesa appare poco convincente, considerando i rischi per gli utenti che sottolineano i garanti europei. “Google – si legge nella nota dell’istituzione – usa i dati degli utenti raccogliendoli in maniera massiva e su larghissima scala, non consentendo quindi di capire quali informazioni siano trattate specificamente per il servizio di cui si sta usufruendo”.
Agli utenti tocca il compito di leggere bene le clausole quando si apre un account, ma per Google arrivano delle raccomandazioni: inserire informative privacy all’interno dei singoli prodotti e adattarle a smartphone e tablet; fornire informazioni accurate riguardo ai dati più a rischio; chiarire le finalità e le modalità di combinazione dei dati tratti dai vari servizi forniti; adottare meccanismi semplificati di “opt out”, ovvero l’opposizione al trattamento dei dati.
Sono vari gli appelli contro quei social network che “studiano” gli utenti per sottoporre loro le pubblicità più vicine ai propri gusti e altrettanto note sono le lamentele delle associazioni dei consumatori che denunciano la violazione della privacy. “L’azione – ha affermato in proposito il presidente dell’Autorità italiana, Antonello Soro – rappresenta in questo senso un messaggio importante ai grandi colossi della rete affinché accettino la sfida di una nuova policy più responsabile e attenta alla dignità delle persone”.

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