Migliorare il dialogo con la Regione - QdS

Migliorare il dialogo con la Regione

Francesco Sanfilippo

Migliorare il dialogo con la Regione

giovedì 25 Ottobre 2012

Forum con Giuseppe Margiotta, Presidente Consulta Ordine degli Ingegneri di Sicilia

Sono intervenuti dei cambiamenti in due anni di attività?
“Attualmente, non sono intervenuti dei cambiamenti significativi. Tuttavia, mentre prima sembrava che le risorse fossero disponibili, ma che non si avesse l’intenzione di impiegarle, ora, a distanza di due anni, la sensazione è ancora peggiore. Infatti, la percezione di ciò che accade, è che non si sia fatto nulla per utilizzarle, quasi che ci sia dietro una volontà politica. Oggi, si assiste a un accanimento da parte degli organi regionali per controllare l’uso dei fondi europei, senza concentrarsi a come superare il blocco del cofinanziamento dei comuni a causa del patto di stabilità. La Regione, in pratica, controlla i dettagli delle spese che siano ben fatti, ma senza guardare al progetto generale. Occorre che ci sia un severo controllo delle spese, ma che questo diventi solo ispettivo, non è utile. Perciò ci si occupa del 20%, mentre l’80% del finanziamento resta inutilizzato. I professionisti, così, non possono fare progetti ed è una diretta conseguenza di questo modo di fare. Così, la crisi si acuisce tra i professionisti fino alla disperazione”.
Avete cercato un dialogo con la classe politica per trovare una soluzione a questi problemi in questi 2 anni?
“Si sono avuti degli sprazzi di fiducia, poiché il Governo uscente aveva una struttura quasi piramidale per sua natura e ciò non favoriva il dialogo con gli assessori dei rami tecnici, ma ci sono stati degli incontri. C’è stato un momento finale in cui l’assessore Vecchio ha istituito un’unità di crisi. In quest’ultima, si sono messe nello stesso tavolo soltanto i rappresentanti di quegli ordini che sono interessati, ma non se ne è fatto più nulla. Esiste un altro problema, causato dal riconoscimento di un secondo dipartimento all’Assessorato alle Infrastrutture, che sia espressamente tecnico, ma che non è ancora stato attivato. Infatti, i geni civili e l’Urega dovrebbero far parte di quest’organismo, invece ancora non è così. Un altro esempio di difficoltà è fornito dal disastro alluvionale di Messina. È stato proposta alla Protezione civile una convenzione che preveda l’aiuto degli ingegneri per fini sociali sulla falsariga di quella stipulata con l’Ordine dei Geologi. L’Ordine ha anche chiesto l’istituzione di un organismo ufficiale, dove le spese vive siano coperte dall’Ordine stesso. Solo alcune prefetture hanno risposto di sì, come quella di Messina, mentre nessuna notizia è stata data dalla Protezione civile. Quest’accordo non avrebbe dato nulla sotto l’aspetto economico, ma avrebbe consentito agli ingegneri di potersi rendere utili volontariamente, ma così non è stato”.
I lavori pubblici sono bloccati?
“Sì, le procedure di fatto, non sono state snellite, nonostante l’introduzione della normativa europea. Si fa strada sempre più l’intenzione di mettere sotto tutela gli enti locali, ma anche nell’Assessorato si continua a fare riferimento alle vecchie normative. Fin dai tempi del Governo Cuffaro, sono state ripresentate sempre le stesse proposte di legge. In realtà, è ancora operativa la legge 71/1978, mai sostituita, che prevede tempi elefantiaci per approvare i piani regolatori. Un comune, anche volendo, non è in grado di governare il territorio in modo efficace e veloce, mentre una normativa snella sollecita lo sviluppo. Prima che i lavori della 4° commissione si fermassero, si discuteva sempre sugli stessi disegni di legge con lo stesso risultato, l’offerta di una leggina di riordino delle coste che altro non è, che una sanatoria generalizzata sulle coste”.
 
Quali sono i limiti della legge 71/78?
“Questa legge ha due limiti, uno sostanziale e un altro formale. Quello sostanziale riguarda l’aspetto dell’integrazione pubblico-privato, che non è previsto, poiché i piani sono imposti, non concertati. Se il cittadino è danneggiato, ha diritto a essere risarcito secondo il meccanismo della perequazione. Così, lo stesso cittadino può intervenire nella realizzazione dell’opera pubblica. L’altro formale, che è il più grave, prevede tanti passaggi burocratici, uno per ogni ente coinvolto nella progettazione. Così, un piano regolatore che dovrebbe avere una previsione di 5 anni, non è aggiornato come dovrebbe e i passaggi sono stati pure aggravati”.
Che cosa può dirci sul dissesto idrogeologico?
“Quando si preparano i piani di uno sviluppo del territorio, le conoscenze geomorfologiche sono, spesso, inadeguate. Inoltre, lo stato del territorio subisce modifiche progressive non sempre positive. Perciò, esistono delle aree prima considerate edificabili che sono divenute impraticabili col passare degli anni”.
In pratica, i piani di sviluppo di un territorio sono basati su un’assenza di un’attenta analisi?
“Si è abituati a pensare che vi sia l’interferenza negativa tra l’edificazione e il territorio perché le costruzioni sono ritenute abusive. In realtà, spesso le costruzioni sono legittime, perché eseguite secondo piani regolatori che ignorano la situazione del territorio. Alcune delle aree del messinese alluvionate sono state occupate da edifici in regola con i piani regolatori. Oggi, intere regioni, considerate stabili da un punto di vista geo-morfologico, più per tradizione che per scienza, si rivelano pericolose se non si fanno controlli costanti”.
 
Il ruolo dell’ingegnere nella Pa e nel settore privato

Che rapporto esiste tra libero professionista ingegnere e quello pubblico?
“Le pubbliche amministrazioni promuovono la consulenza dei dipendenti dell’amministrazione regionale, piuttosto che dei liberi professionisti. Esistono delle amministrazioni che emanano bandi aperti solo ai dipendenti pubblici in conformità a circolari regionali che privilegiano professionisti dipendenti. In questo modo, le amministrazioni risparmiano, ma questa aveva una logica di nicchia per esempi limitati, oggi invece sono divenuti la regola. Ciò blocca la libera professione e l’ordine sta pressando perché le risorse di consulenza siano destinate ai liberi professionisti”.
Quanti sono ingegneri?
“Finora, l’ordine conta quasi 20 mila iscritti e le iscrizioni stanno diminuendo, perché non c’è più la parcella dell’ordine. Inoltre, la libera professione va diminuendo e gli ingegneri che si abilitano non sempre s’iscrivono all’ordine. Però, sono aumentati gli ingegneri laureati e Palermo e Catania sono quasi alla pari come numero di ingegneri. Infatti, entrambe le provincie contano in totale 13 mila iscritti e l’ordine vive con le quote d’iscrizione, mentre prima si basava sulle parcelle, poi abolite. Mentre altre regioni hanno basato la quota d’iscrizione sulle necessità dell’ordine, il nostro non ha alzato la quota e non si coprono tutte le spese fatte”.
 

 
Curriculum Giuseppe Margiotta
 
Giuseppe Margiotta, nato a Enna il 1° gennaio del 1953, si è laureato in Ingegneria Civile Edile indirizzo Architettura e Pianificazione nel 1981 a Catania. Dal 1986 al 1989 è dirigente tecnico Ingegnere responsabile del settore controllo del territorio presso il comune di Gela. Diviene dirigente dell’Assessorato ai Lavori Pubblici della Regione siciliana presso l’ufficio del Genio Civile di Enna, settore trasporti nel 1989. Svolge diversi incarichi fino al 2010, quando diviene presidente della Consulta dell’Ordine degli Ingegneri siciliani.

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