Asili nido, per molti ma non per tutti. In Sicilia fruizione inchiodata al 5,5% - QdS

Asili nido, per molti ma non per tutti. In Sicilia fruizione inchiodata al 5,5%

Liliana Rosano

Asili nido, per molti ma non per tutti. In Sicilia fruizione inchiodata al 5,5%

martedì 30 Ottobre 2012

I dati Istat in materia di fruizione dei servizi per la prima infanzia mostrano l’immagine di un’Italia a due velocità. Nell’Isola copertura territoriale dei servizi al 70,5% a fronte del 99,9% del Friuli Venezia Giulia

PALERMO – Lo scorso 13 luglio è stato inaugurato a Bari “ Baby Fly Family”, il primo asilo nido europeo in un aeroporto. Un grande messaggio di civiltà e di modernità. Gli asili nido, insieme alle strutture della prima infanzia, rappresentano un importante tassello del welfare in termini di motore dello sviluppo e di supporto alle famiglie. Un tassello che manca in Sicilia, dove il settore dei servizi alla prima infanzia presenta numerose lacune.
 
A cominciare dalla legge che lo disciplina che è ferma a più di trent’anni fa (l.r. n.41/1979). Una legge superata, non in grado di interpretare le esigenze delle famiglie e delle donne di oggi. Per non parlare poi degli ultimi dati Istat in materia di fruizione degli asili nido in Italia che mostrano un’Italia a due velocità: un Nord che corre ed un Sud che arranca. Nell’Isola, soltanto il 5,2 per cento dei bambini (da 0 zero a due anni) frequenta un asilo contro il 29, 4 per cento dell’Emilia Romagna. E anche sulla copertura territoriale del servizio, la percentuale è piuttosto bassa: in Sicilia si parla del 70,5% (per 100 bambini) contro il 99,9 del Friuli Venezia Giulia. Le ragioni? Oggettive e soggettive. Offerta che non riesce a coprire la domanda, bambini in lista di attesa negli asili nido comunali. Ma anche motivazioni personali come la scelta di un supporto familiare. E poi c’è anche la diffusione degli asili nido privati spesso giudicati più sicuri e più accoglienti rispetto alle strutture comunali.
 
Ma questa scelta implica un costo eccessivo per le famiglie soprattutto se manca dalla Regione un supporto in tal senso. A sostegno delle famiglie che scelgono le strutture per la prima infanzia private o convenzionate ci ha pensato la Regione Toscana che ha promosso il “Progetto Conciliazione Mamme”: assegni fino a 250 euro al mese da usare da settembre a luglio. In Sicilia, niente voucher dalla Regione, se non su iniziativa di qualche comune, per le mamme che lavorano e che scelgono una struttura privata. Proprio la bassa percentuale di utilizzo da parte degli utenti ha penalizzato la Sicilia nell’ambito del programma straordinario triennale dei servizi per la prima infanzia (azione 1: piano triennale per la realizzazione e/o implementazione degli asili nido e/o micro nidi comunali e aziendali), non consentendole di raggiungere la premialità intermedia (2009).
La Regione Sicilia ha bisogno di intervenire in una materia delicata ed importante come questa. L’ultimo intervento legislativo risale a circa quattro anni fa quando l’allora assessore alla Famiglia Lino Leanza aveva presentato il disegno di legge “Sistema educativo integrato per la prima infanzia” rimasto da allora fermo in commissione. L’obiettivo del disegno legge è quello di definire un sistema “integrato” pubblico/privato di servizi educativi per la prima infanzia, in cui operatori pubblici e privati condividano gli obiettivi e diano risposte unitarie, flessibili e differenziate. Un sistema che attualmente non funziona e che non solo non riesce a potenziare la rete degli asili comunali ma non riesce a fornire nemmeno un supporto integrativo come quello dei “nidi famiglia”, dove viene creato un piccolo gruppo a casadi bambini a casa in presenza di un membro e di un educatore.
 
Una modalità molto diffusa in Toscana dove i “nidi famiglia” sono alternativi alla struttura comunale o privata spesso ritenuta troppo affollata. Pare però che i fondi ci sarebbero, basterebbe spenderli nella giusta maniera. L’articolo 20 del suddetto disegno di legge prevede che : “per il triennio 2010-2012, sono destinate al finanziamento degli interventi previsti per le strutture all’infanzia le somme assegnate alla Regione siciliana in sede di riparto del “Fondo per le Politiche Sociali per la Famiglia”, non utilizzate per il triennio 2007-2009. Tale somma è stata quantificata in complessivi € 11.379.026,00”. A queste cifre va sommato il relativo cofinanziamento regionale finanziato a valere sulle risorse del risorse PAR FAS 2007/2013, pari ad € 41.000.000,00, nonché le eventuali ulteriori risorse comunitarie, nazionali e regionali destinate al finanziamento di interventi per i servizi per l’infanzia. Ma come e dove sono stati spesi questi soldi se in Sicilia si dice sempre che c’è carenza di strutture comunali per la prima infanzia? Sempre secondo gli ultimi dati dell’Istat riferiti all’anno scolastico 2010-2011, in tutto, in Sicilia, ad usufruire dell’asilo nido comunale sono stati 7524 utenti , la spesa dei comuni è stata pari a 66. 269. 627 euro mentre la quota pagata dagli utenti 4. 281. 376 euro. Il numero delle persone che hanno inserito i propri figli nelle strutture comunali nell’Isola è di gran lunga inferiore rispetto alla Lombardia (30.997) o all’Emilia Romagna (28.434), regioni che, ribadiamo, hanno una percentuale alta sia di utenti che di strutture. Sulla carenza degli asili nido, si spera interverrà la nuova classe politica siciliana. Perché, lasciare indietro gli asili nido significa abbandonare le donne.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, in Italia, nell’anno scolastico 2010/2011 risultano iscritti agli asili nido comunali 157.743 bambini di eta’ tra zero e due anni, mentre altri 43.897 usufruiscono di asili nido convenzionati o sovvenzionati dai comuni, per un totale di 201.640 utenti. L’Istat spiega che nel 2010 la spesa impegnata per gli asili nido da parte dei comuni o, in alcuni casi, di altri enti territoriali delegati dai comuni stessi e’ di circa 1 miliardo e 227 milioni di euro, al netto delle quote pagate dalle famiglie.
Fra il 2004 e il 2010 la spesa corrente per asili nido, al netto della compartecipazione pagata dagli utenti, ha mostrato un incremento complessivo del 44,3%, che scende al 26,9% se calcolato a prezzi costanti. Nello stesso periodo e’ aumentato del 38% (oltre 55 mila unita’) il numero di bambini iscritti agli asili nido comunali o sovvenzionati dai comuni.
La percentuale di comuni che offre il servizio di asilo nido, sotto forma di strutture comunali o di trasferimenti alle famiglie che usufruiscono di strutture private, ha registrato un progressivo incremento, dal 32,8% del 2003/2004 al 47,4% nel 2010/2011. I bambini tra zero e due anni che vivono in un comune che offre il servizio sono passati dal 67 al 76,8% (indice di copertura territoriale). Entrambi gli indicatori, tuttavia, mostrano una lieve riduzione nell’ultimo anno. "Nonostante il graduale ampliamento dell’offerta pubblica, la quota di domanda soddisfatta e’ ancora limitata rispetto al potenziale bacino di utenza – spiega ancora l’Istituto di Statistica -: gli utenti degli asili nido sono passati dal 9% dei residenti tra zero e due anni dell’anno scolastico 2003/2004 all’11,8% del 2010/2011. Rimangono molto ampie le differenze territoriali: la percentuale di bambini che usufruisce di asili nido comunali o finanziati dai Comuni varia dal 3,3% al Sud (era il 3,4% l’anno precedente) al 16,8% al Nord-est (era il 16,4%); la percentuale di comuni che garantiscono la presenza del servizio varia dal 20,8% al Sud (era il 21,2) al 78,2% al Nord-est (era il 77,3%)".
All’offerta tradizionale di asili nido si affiancano i servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia, che comprendono i "nidi famiglia", ovvero servizi organizzati in contesto familiare, con il contributo dei comuni e degli enti sovracomunali. Nel 2010/2011 il 2,2% dei bambini tra zero e due anni ha usufruito di tale servizio, quota che e’ rimasta pressoche’ costante nel periodo osservato. In Sicilia la percentuale dei bambini che ha usufruito di questi servizi integrativi è pari al 3,4 per cento.
Complessivamente, dunque, risulta pari al 14% la quota di bambini che si avvale di un servizio socio educativo pubblico e al 55,2% quella di Comuni che offrono asili nido o servizi integrativi per la prima infanzia.

L’Emilia-Romagna rimane una regione all’avanguardia nel campo dell’istruzione e dei servizi per l’infanzia. Non è un caso che conserva il primato per la diffusione degli asili nido in termini di numerosita’ degli utenti (pari al 29,4% dei bambini tra zero e due anni), mentre assieme al Friuli-Venezia Giulia e alla Valle D’Aosta e’ fra le regioni in cui e’ maggiormente presente il servizio in termini di percentuale di comuni coperti (83,3% dei comuni per l’Emilia-Romagna, 99% per il Friuli-Venezia Giulia, 94,6% per la Valle D’Aosta, in cui risiede rispettivamente il 98%, il e il 98,5% e il 99% della popolazione target). Nelle regioni del Centro si e’ registrato un aumento considerevole dell’offerta, dovuto prevalentemente all’Umbria e al Lazio. Nel primo caso la crescita e’ significativamente elevata a partire dal 2008 in conseguenza del potenziamento dei contributi erogati dai comuni per l’abbattimento delle rette, consentendo alla regione di conseguire uno dei piu’ alti indicatori di presa in carico (22,3%). Permangono decisamente inferiori alla media nazionale i parametri riscontrati per le regioni del Sud e per le Isole, dove il lievissimo ma continuo incremento dell’offerta osservato a partire dal 2003/2004 sembra subire un arresto nell’ultimo anno. Nella maggior parte delle regioni nel 2010/2011 si registra una diminuzione della quota di bambini iscritti in rapporto ai residenti (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria). La Sicilia e la Campania mostrano invece variazioni di segno positivo ma di poco rilievo, mantenendo quindi livelli di presa in carico molto contenuti (5,2% e 1,9% rispettivamente). La Sardegna, invece, con un ulteriore incremento della presa in carico degli utenti (da 10,9% a 13,6%), si distanzia decisamente dai valori osservati nel resto del Mezzogiorno.

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