Da temporanee a permanenti, accise incubo per automobilisti - QdS

Da temporanee a permanenti, accise incubo per automobilisti

Michele Giuliano

Da temporanee a permanenti, accise incubo per automobilisti

martedì 30 Ottobre 2012

La prima tassa sui carburanti fu introdotta nel 1935 da Mussolini. Da allora una sfilza di aumenti. Il prezzo della benzina destinato ad aumentare a causa dell’innalzamento dell’Iva

PALERMO – Dovevano essere accise temporanee che al 31 dicembre sarebbero dovute essere rimosse. Ed invece il governo nazionale ha pensato bene di renderle strutturali. Il consumatore che magari sognava nel 2013 di potere vedere abbassato il prezzo delle colonnine nelle pompe di benzina non potrà che rimanere deluso. Anzi, aumenta la rabbia perché adesso salgono a 16 le imposte collegate alla benzina: significa in pratica ch oltre il 50 per cento del prezzo finale alla pompa è dovuto alle tasse. Le ultime accise che hanno colpito un settore già in forte crisi, come quello dei carburanti, sono quella introdotta per far fronte all’emergenza terremoto in Emilia Romagna e quella per finanziare il bonus fiscale per i gestori delle stazioni di servizio.
La prima, introdotta a giugno, ammonta a 2 centesimi per litro mentre la seconda, di inizio agosto, è di 0,042 centesimi al litro. All’incirca tre centesimi a litro che gli italiani avrebbero dovuto pagare fino al 31 dicembre di quest’anno ma che, con il disegno di legge di stabilità, il Governo ha reso strutturali.
Una conferma volta a portare nelle casse dello stato circa un miliardo di euro all’anno, ma che soffoca sempre di più i consumatori. La trasformazione da temporanee a strutturali delle accise non è certo una cosa nuova, visto che ci ritroviamo a pagare su un litro di benzina una quantità di tasse approvate in più di settant’anni.
Oltretutto le accise vengono a loro volta “ritassate” visto che sono soggette all’Iva. La pria tassa sui carburanti fu introdotta nel 1935 da Mussolini: da allora è stata una sfilza continua di aumenti e tassazioni. “A copertura degli interventi previsti a seguito del sisma – aveva sostenuto il governo nazionale in una nota dello scorso maggio – è stato deciso l’aumento di 2 centesimi dell’accisa sui carburanti per autotrasporto così come l’utilizzo di fondi resi disponibili dalla spending review”. All’epoca subito Cgil, Cisl e Uil si dissero contrarie all’aumento delle accise sulla benzina per destinare risorse alle Province colpite dal terremoto. Secondo i sindacati, sarebbe stato più utile cercare risorse nel recupero dell’evasione fiscale e nella riduzione degli sprechi. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, aveva perfino chiesto all’Unione petrolifera di valutare l’opportunità di ridurre il prezzo industriale dei carburanti (al netto delle imposte) per contribuire a farsi carico dell’aumento dell’accisa deciso dal governo.
Ma la realtà, al di là delle belle parole, oggi è un’altra: il prezzo al litro dei carburanti, che ha sfondato ampiamente 1,90 euro, resterà tale e quale. Anzi, sarà destinato ad aumentare dal momento che si innalzerà ancora l’Iva dell’1 per cento. Ma, per l’appunto, adesso il disegno di legge stabilità renderà strutturali gli incrementi dell’imposta sui carburanti; alla stessa stregua, è definitivo l’aumento di 0,42 centesimi il litro introdotto il 9 agosto scorso per finanziare il bonus fiscale a favore dei gestori delle stazioni di servizio. In tutto, fanno tre centesimi il litro, inclusa Iva, così da avere un miliardo di gettito l’anno prossimo e 800 milioni di euro a regime, sulla pelle degli automobilisti.

L’accisa è un’imposta sulla realizzazione e vendita di un prodotto di consumo, una vera e propria tassa che il Governo applica sul prodotto, ma che si differenzia dall’Iva perché grava sulla quantità del bene e non sul valore totale. In Italia ci sono numerose accise che colpiscono i consumatori di tabacchi, alcool, energia elettrice e in particolare gli automobilisti. I prodotti energetici, in particolare i carburati pronti alla vendita, vengono tassati per brevi o lunghi periodi per permettere allo Stato di recuperare capitali da reinvestire nel pubblico. Alla fine del 2012 si aggiungeranno all’elenco l’accisa per far fronte all’emergenza terremoto in Emilia-Romagna e quella per il bonus fiscale per i gestori delle stazioni di servizio. Un tassazione che rende allo stato più di 20 milioni di euro al mese, che dovrebbero servire per far ripartire questo Paese grazie allo sforzo di tutti i contribuenti. Il problema è che di sforzi, attorno proprio alla vendita di carburanti, ne sono stati chiesti fin troppi sino ad oggi. Il consumatore sarà disposto ancora a subire rincari sulla sua pelle?

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