Palermo “Capitale della Cultura”? Le basi nel sogno di un nuovo Prg - QdS

Palermo “Capitale della Cultura”? Le basi nel sogno di un nuovo Prg

Gaspare Ingargiola

Palermo “Capitale della Cultura”? Le basi nel sogno di un nuovo Prg

martedì 30 Ottobre 2012

Nella stesura dello strumento urbanistico saranno coinvolte le realtà locali e personalità internazionali. Presentate le linee-guida. La parola al Consiglio, poi l’elaborazione del Piano

PALERMO – “Vogliamo dare un cazzotto alla palude di questa città. Noi sogniamo di costruire la Palermo del futuro, del 2050”. Così il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alla Mobilità Tullio Giuffrè hanno presentato le linee-guida del Piano regolatore generale, che nelle intenzioni dovrebbe stravolgere la città rendendola più vivibile e sostenibile. La parola passa ora al Consiglio comunale per la discussione tecnica e l’approvazione definitiva. Il nuovo Piano, stanti le norme regionali, doveva essere presentato entro il 25 maggio, ma l’amministrazione cittadina, all’epoca appena insediatasi, ha ottenuto una proroga fino al 25 ottobre. Poca cosa, rispetto ai cinque anni che Palermo ha dovuto attendere dalla scadenza nel 2007 dell’ultimo Prg.
Un apposito ufficio comunale del Prg coinvolgerà personalità di livello internazionale: “ma per ora non facciamo nomi”. Alla stesura parteciperanno le scuole, individuate come punto di riferimento culturale dei quartieri (con tanto di laboratori didattici di urbanistica per gli studenti), le circoscrizioni e le 54 unità di primo livello, ossia le borgate un tempo aggregate in 25 quartieri e oggi nelle otto municipalità. L’obiettivo è dare credibilità alla candidatura di Palermo come Capitale europea della Cultura 2019.
Area metropolitana. La legge delega 42/2009 inserisce Palermo tra le città italiane destinate a diventare aree metropolitane, soppiantando di fatto le province. Per questo il Prg prefigura un assetto più vasto della città, in vista, un domani, del coinvolgimento dei comuni limitrofi nell’area metropolitana. Non si tratta di consumare nuovo suolo ma di rivitalizzare quello già edificato recuperando “vuoti e buchi neri per farne parchi, giardini, spazi per la comunità”. Primo step sarà la riqualificazione delle periferie oltre l’Oreto e la Circonvallazione. La costa Sud “sarà come un nuovo centro storico”.
Cultura e grandi aree. Tra i vuoti urbani ci sono le grandi aree abbandonate, come la stazione Lolli, dismessa dagli anni ‘70, la Fiera del Mediterraneo (in cui l’assessore alle Attività produttive, Marco Di Marco, vorrebbe realizzare un polo congressuale), l’ex ospedale Psichiatrico, il piano dell’Ucciardone e il mercato ortofrutticolo, che si vuole trasferire in una grande area con il mercato ittico e quello florovivaistico. Per alcune di queste aree si ipotizza la realizzazione di poli di attrazione culturale, museale, artistica. Case. Si punterà sulla promozione di uno sviluppo verticale e non orizzontale della città: abitazioni più piccole (“perché sono aumentate le famiglie mononucleari e i single a discapito delle famiglie numerose di un tempo”) e soprattutto ecosostenibili e a risparmio energetico. Anche qui il criterio sarà il riuso del patrimonio abitativo esistente.
Parchi e porti. Due capisaldi saranno il mare e il verde. La creazione di una rete che colleghi il grande polmone della Favorita-Monte Pellegrino con i parchi della città e la gestione comunale (da sottrarre, dunque, all’Autorità portuale) degli otto porti e delle relative borgate marinare di Sferracavallo, Mondello, Vergine Maria, Arenella, Acquasanta, Cala, Sant’Erasmo, Bandita.
Qualità della vita. “Non è importante quanti km separano la casa da lavoro e tempo libero, ma quanto tempo ci metti”. Orlando sintetizza così il parametro della sostenibilità su cui si baseranno gli interventi. Nuove piste ciclabili e messa a norma di quelle esistenti, giudicate a suo tempo “illegittime” dal giudice di pace. Nuove isole pedonali e trasporti intermodali tra pubblico e privato con tram, metropolitana leggera e autobus.

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