Mediazione, servono correttivi - QdS

Mediazione, servono correttivi

Pierangelo Bonanno

Mediazione, servono correttivi

mercoledì 31 Ottobre 2012

Il parere di autorevoli professionisti sul futuro dell’istituto e sui possibili interventi del Governo. Carattere obbligatorio della norma giudicato illegittimo dalla Corte Costituzionale

PALERMO – La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità, per eccesso di delega legislativa, delle norme che hanno introdotto la media-conciliazione nelle controversie civili e commerciali, nella parte in cui si prevede il carattere obbligatorio della mediazione. La mediazione nasceva come un tentativo per risolvere le controversie tra i privati, prima di ricorrere al giudice, attraverso un procedimento extragiudiziale, senza la necessità dell’assistenza legale, da svolgersi presso un apposito organismo e davanti a un mediatore, che non decideva sulla controversia ma aiutava le parti a incontrarsi e raggiungere possibilmente una conciliazione.
È opportuno ricordare che nel dlgs n. 28 del 2010 vengono distinte tre differenti tipologie di mediazione: quella facoltativa, quando viene liberamente scelta dalle parti; quella obbligatoria, prevista per controversie con oggetto i diritti reali, la divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari, e infine condominio e di risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti; quella giudiziale, quando è il giudice a invitare, con una specifica ordinanza, le parti a intraprendere un percorso di mediazione.
La Corte Costituzionale ha ritenuto che il Governo non abbia rispettato, nel regolamentare la materia attraverso il decreto legislativo n.28 del 2010, i limiti stabiliti dal Parlamento, che concedendogli la delega a legiferare in materia di soluzione alternativa delle controversie non avesse fatto espresso riferimento all’obbligatorietà della mediazione.
Appare opportuno ricordare che il ministro della Giustizia fautore della riforma era il siciliano Angelino Alfano, che vedeva nella mediazione uno strumento per alleggerire il pesante arretrato giudiziario italiano. Dopo che tra qualche settimana la Corte renderà pubbliche le motivazioni si avrà l’intervento del Governo e del nuovo ministro, Paola Severino, che non essendo stato protagonista del precedente modello di mediazione potrà, con maggiore forza e autorevolezza, salvare parte del modello da tanti ritenuto valido, non ultimo l’avvocato Giovanni Maria Flick, emerito presidente della Corte Costituzionale.
Il ministro Severino ha da subito dichiarato di non aver “letto le motivazioni, ma la sentenza ha dichiarato l’illegittimità solo di una parte, quella relativa alla mediazione obbligatoria” e ha aggiunto come “stavamo già ragionando sulla mediazione con gli avvocati, gli istituti funzionano nel tempo, con la pratica, e questo stava iniziando a funzionare. Rimane comunque quella facoltativa, vorrà dire che punteremo sugli incentivi”.
Nel delineare il futuro dell’istituto peseranno anche gli interessi economici professionali degli oltre 940 organismi di mediazione attualmente iscritti al Rom (Registro degli organismi di mediazione), che in Sicilia, al giugno 2012, vedeva 97 organismi.
Il Quotidiano di Sicilia ha chiesto ad autorevoli professionisti un contributo sulla vicenda e sulle prossime scelte del Governo abbiamo interpellato il professore Raffaele Barone, docente di Mediazione e Conciliazione presso l’Università degli studi di Napoli Parthenope, il quale ritiene che “per quel che ci è dato sapere, visto che la Corte al momento ha solo emanato un comunicato stampa, ergo sino al giorno successivo al deposito della sentenza, rectius alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, resta in vigore l’obbligatorietà della norma sulla mediazione; per quanto attiene agli eventuali interventi governativi, stante il riserbo, giustificabilissimo, del ministero della Giustizia in attesa delle motivazioni della detta sentenza, si profilano due alternative: o l’iter parlamentare, quasi impraticabile a fine legislatura, ovvero un emendamento alla cosiddetta Legge di stabilità, ma questo doveva essere proposto entro il 31 di ottobre. Il problema lo crea lo scarno comunicato stampa della Corte, che non lascia trapelare se l’eccesso di delega riguarda solo ed esclusivamente lo strumento utilizzato, cioè il decreto legislativo, o ha radici più profonde, quindi l’obbligatorietà strictu sensu”.
Su un eventuale intervento del Governo nazionale e sui margini di manovra dello stesso ha detto la sua anche Francesco Greco, presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Palermo: “Non so se il Governo intenda intervenire, né se possa farlo. La declaratoria d’incostituzionalità per eccesso di delega credo che leghi le mani al Governo. Caso mai il Parlamento potrebbe intervenire, ma si tratterebbe di una scelta politica. Sul punto è bene evidenziare che l’Avvocatura non è contraria alla mediazione: è contraria a quella mediazione che era stata congegnata dal Governo. La mediazione deve essere una scelta, non può essere imposta, ne si può far pagare per fare un accordo (così come era previsto). Illogico, inoltre, è prevedere delle sanzioni per chi non si metta d’accordo: è illegittimo, incostituzionale appunto. L’avere poi previsto che enti privati gestiscano un procedimento propedeutico alla controversia giudiziale è, sul piano del diritto, una vera aberrazione”.
Chiara la posizione di Greco anche sul destino degli oltre 940 organismi di  mediazione iscritti nel Rom.
“Auspico – afferma – che se il Parlamento vorrà intervenire lo faccia prevedendo incentivi seri e concreti a chi scelga la mediazione volontaria quale strumento per conciliare la lite e che consenta di organizzare organismi di mediazione solo a enti pubblici. Ovviamente senza la previsione della obbligatorietà molti organismi di mediazione sono destinati a scomparire. Non sarà un male, anzi tutt’altro. Alcuni erano dei veri e propri centri di affari. Si auspicava già un accertamento da parte degli organi di controllo, per verificare l’effettivo possesso dei requisiti richiesti dalla legge”.
“Il problema – continua – è che si era messo in moto un meccanismo senza controlli, dove giravano tanti quattrini. Quello che sembra incredibile è che tutto ciò era avvenuto con l’avallo del Governo, anzi con il placet del Governo. Ripeto, gli avvocati non sono contro la mediazione, ma vogliono un istituto organizzato in modo serio, efficace, con controlli veri e su base volontaria e, soprattutto, che non costituisca un ulteriore balzello per i cittadini, già gravati da insopportabili costi del processo, costituiti dal cosiddetto ‘contributo unificato’ che lo Stato pretende con importi spaventosi.
 

 
Margherita Poselli: “Ma se non c’è un obbligo sarà difficile da adottare”
 
CATANIA – Sul futuro della mediazione abbiamo interpellato anche Margherita Poselli, presidente del consiglio dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili (Odcec) di Catania e ordinario di Economia aziendale della facoltà di Economia dell’Università etnea.
È immaginabile un intervento del Governo a supporto dell’istituto della mediazione e se sì, in che modo?
“È difficile da prevedere, anche se auspicabile. La decisione della Consulta sull’illegittimità del dlgs 4 marzo 2010 n.28 vanifica l’obiettivo di migliorare l’efficienza della Giustizia alleggerendo il contenzioso pendente nei vari Tribunali. La possibilità di risolvere le liti con modalità extragiudiziali agevola anche il cittadino laddove lo stesso può, con notevole risparmio di spese e di tempi, concludere le liti pendenti. Non vi è stato nemmeno il tempo di monitorare l’efficacia dlgs 28 per poter esprimere un giudizio consapevole. È vero che permane la mediazione facoltativa, ma è anche vero che, probabilmente, in Italia non è ancora maturata la cultura di tale procedimento e che, in assenza dell’obbligatorietà, sarà difficile adottarlo. Si comprende meglio la ratio del dlgs 28 se si pensa che in Italia una controversia dura in media 1.210 giorni mentre in Germania i giorni si riducono a 394 e in Francia a 331 (fonte Banca mondiale rapporto Doing business 2012, nda)”. 
Nel caso in cui non vi fosse alcun intervento legislativo, quali saranno gli effetti commerciali e professionali per gli oltre 940 organismi di mediazione iscritti al Rom?
“Per gli organismi di mediazione già costituiti ritengo che il nostro Consiglio nazionale dovrà dare delle indicazioni in merito, considerato che molti di questi, istituiti dai vari Ordini professionali, non sono autonomi ma strettamente collegati alla Fondazione Adr commercialisti. Anche l’Ordine di Catania ha istituito il suo organismo di mediazione pensando di creare un’ulteriore opportunità di lavoro ai tanti professionisti che, durante lo svolgimento della loro ordinaria attività, già hanno manifestato una naturale propensione a risolvere tanti conflitti societari in embrione. Attendiamo gli eventi consapevoli che ormai in Italia non vi è più certezza nel domani”.

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