Porto Empedocle, una città tra incertezze e scommesse. Ma il grande ostacolo è la burocrazia - QdS

Porto Empedocle, una città tra incertezze e scommesse. Ma il grande ostacolo è la burocrazia

Calogero Conigliaro

Porto Empedocle, una città tra incertezze e scommesse. Ma il grande ostacolo è la burocrazia

giovedì 01 Novembre 2012

Porto Empedocle legata a doppio filo con le sorti delle principali imprese del suo tessuto economico

PORTO EMPEDOCLE (AG) – Negli anni del dopo guerra fu il polmone economico più prospero della Sicilia centro-meridionale, stiamo parlando di Porto Empedocle e della sua zona industriale caduta in disgrazia per decenni, dopo la chiusura degli impianti chimici della Montedison. Dagli inizi del 2000 la zona è stata recuperata progressivamente dalle amministrazioni comunali susseguitesi per nuovi insediamenti produttivi che regolarmente sono sorti grazie alla Moncada Energy che ha installato una grande fabbrica di turbine eoliche. Qualcosa però non è andata per il verso giusto, a causa della fine delle autorizzazioni per i parchi eolici in Sicilia e così 50 dei 130 dipendenti sono stati licenziati.
“Avevamo pensato che un insediamento a Porto Empedocle fosse congeniale – racconta l’imprenditore del settore dell’energia rinnovabile Totò Moncada – sia per la vicinanza del porto, sia per la storia della città legata al settore metalmeccanico. Purtroppo però le lungaggini burocratiche hanno fermato il nostro impegno nel settore degli oli vegetali per la produzione di energia. Infatti mentre quando abbiamo chiesto le autorizzazioni portuali per i nostri traffici, questo mercato era attraente con il passare degli anni non ci ha più convinto e quindi abbiamo deciso di evitare gli investimenti previsti. Per quanto riguarda l’eolico la nostra azienda non ha avuto approvato nessun progetto dal 2006 in poi. Praticamente la nostra fabbrica non ha prodotto nessuna delle turbine per cui è sorta. Ma lo stabilimento è utile per una serie di altre attività”.
“La nostra azienda – continua Moncada – si è salvata grazie al settore del solare, soprattutto con le commesse del mercato estero che ci vede realmente competitivi come dimostrano gli investimenti in Sud Africa dove realizzeremo impianti fotovoltaici. Per lo stabilimento di Porto Empedocle comunque le prospettive potrebbero essere positive, grazie al fatto che nei prossimi anni ci sarà un nostro ulteriore investimento nel settore delle smart grid. Si tratta di pali dotati di pannelli solari e impianti di minieolico per l’illuminazioni pubblica, ma anche utili come centri per il rifornimento energetico di macchine elettriche, dunque alimentati completamente da energia rinnovabile. Le miniturbine eoliche saranno prodotte appunto nello stabilimento empedoclino. Per quanto riguarda il mercato nazionale, c’è necessità di chiarezza normativa, senza cui è difficile poter pensare che qualcuno possa svolgere ulteriori investimenti”. Il pericolo maggiore riguarda comunque la priorità della fornitura alla rete dell’energia pulita, rispetto all’energia convenzionale.
Ma i guai della Moncada Energy non sono purtroppo i soli problemi della zona industriale empedoclina. Dopo la chiusura della cementeria dell’Italcementi, la speranza è che presto la vertenza venga risolta con la riapertura della produzione cessata per far fronte alla crisi di mercato che vede in Sicilia una produzione di 4 milioni e mezzo di tonnellate contro il consumo di un milione e 900 mila tonnellate. Una situazione che ha portato alla cassa integrazione di 100 dipendenti e alla crisi per il settore dell’indotto che conta circa altri 200 lavoratori. Anche in questa vicenda però la burocrazia ha avuto il suo nefasto ruolo, infatti l’Italcementi aveva presentato un piano di ammodernamento dell’impianto con un investimento complessivo di 170 milioni di euro di cui 40 chiesti alla Regione. Risposte che prima della crisi non sono mai arrivate, quindi senza gli ammodernamenti è stato facile per l’azienda bergamasca scegliere Porto Empedocle quale sede dove bloccare la produzione.
“Abbiamo ancora alcuni spiragli – ha spiegato Carmelo Cipolla della Cgil – visto che a giorni ci dovrebbe essere presentato un piano che fa sì che l’attuale stabilimento diventi un centro per la macinazione impiegando circa 35 delle attuali unità in cassa integrazione. Per il resto si spera alla fine della crisi del settore delle grandi opere pubbliche”.
Non va dimenticata poi la riconversione dell’attuale centrale termoelettrica Enel, con un investimento di circa 80 milioni di euro per cui si è in attesa delle autorizzazioni del ministero dell’Ambiente e della Regione. Grazie a ciò si salvaguarderanno i circa 100 posti che l’attuale centrale impiega, visto che senza riconversione la centrale empedoclina sarebbe certamente destinata a chiudere.

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