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Messina – UniMe: l’autoproroga del rettore è finita nel mirino della Procura

Francesco Torre

Messina – UniMe: l’autoproroga del rettore è finita nel mirino della Procura

martedì 06 Novembre 2012

La prosecuzione dei mandati avrebbe procurato ingiusti vantaggi patrimoniali ai protagonisti della vicenda. Si tratta dell’ennesima vicenda giudiziaria che coinvolge Francesco Tomasello

MESSINA – Dopo la condanna del Tar e del Consiglio di giustizia amministrativa, adesso l’autoproroga del rettore Francesco Tomasello e degli altri organi collegiali dell’Università approda anche in Procura. Il sostituto procuratore della Dda, Camillo Falvo, ha infatti aperto un’inchiesta contro ignoti, ipotizzando il reato di abuso d’ufficio perché la proroga dei mandati avrebbe procurato ai protagonisti della vicenda un ingiusto vantaggio patrimoniale. La decisione ha avuto come corollario la visita dei militari della Guardia di Finanza al Rettorato e negli uffici amministrativi dell’Università, con relativa acquisizione dell’intera documentazione riguardante la questione in oggetto. Il sostituto, inoltre, nelle scorse settimane ha già proceduto a interrogare alcune persone “informate dei fatti”.
In realtà, però, dei “fatti” sono informati ormai tutti, essendo quello dell’autoproroga un argomento sviscerato in ogni suo particolare dagli organi di stampa e dalle associazioni via via formatesi, sia in ambito locale che nazionale, per abbattere queste forme di decisionismo antidemocratico che stanno macchiando indelebilmente il credito di molti Atenei italiani (peraltro di per sé già appannato).
A Messina, l’autoproroga risale al 2010, allorquando Tomasello, con in mano un tubetto di attack che lo incollava nella sua poltrona, estese il proprio mandato di un anno, poi postergato di altri 12 mesi in virtù della nuova normativa e in relazione all’approvazione e alla messa in atto del nuovo Statuto. Statuto che, però, è stato votato da organi eletti da se stessi, o almeno prorogati da se stessi, quindi da molti ritenuto nullo. E questi molti non sono Tizio e Sempronio, ma il Tar che il 29 ottobre scorso ha accolto il ricorso di 32 tra docenti e ricercatori dell’Università, e dei giudici del Consiglio di giustizia amministrativa, che in febbraio hanno respinto il ricorso dell’Università perché “nessun organo collegiale può, al di fuori di una previsione normativa che lo preveda e consenta, prorogare se stesso con provvedimento amministrativo”.
Le sentenze vanno rispettate sempre, diceva qualcuno. Manco per sogno, sosteneva Tomasello, peraltro invischiato con sua moglie in altri pesanti casi giudiziari con accuse gravissime e intercettazioni che nulla lasciano all’immaginazione in merito alla qualità della gestione dell’Ente. Il rettore, infatti, non solo non lascia, ma anzi “raddoppia”, continuando a sfornare con gli organi elettivi autoprorogati decisioni che, un domani, potrebbero essere considerate illegittime. Chissà che la Procura non possa fargli cambiare idea, ma visto come ha trattato i suoi precedenti casi (caduti da mesi, alcuni da anni, nel dimenticatoio) crediamo non ci sia per lui e per la sua “magnifica famiglia” nulla da temere.
 

 
La Fondazione. Provvedimento che ha generato molti dubbi

MESSINA – Tra i provvedimenti presi dal Rettore Tomasello in regime di autoproroga spicca di certo la decisione, recente, di costituire una Fondazione di diritto privato per lo svolgimento delle attività strumentali e di supporto alla ricerca, i cui dettagli saranno esposti propri oggi nell’Aula magna della sede centrale dell’Università, alle ore 16. Per Andu, Comitato nazionale no proroga rettori, Conpass, Flc Cgil e Rete 29 aprile, contrari alla decisione, la Fondazione – così come pensata da Tomasello – stravolge l’impostazione della normativa ministeriale in oggetto, andando a realizzare “un monstre, che concentra in sé finalità e attività istituzionali dell’Università, ma senza farsi carico dell’intera sua gestione; un ibrido estraneo all’ordinamento che agisce in potenziale conflitto con i Dipartimenti universitari”.
Di tutt’altro avviso, ovviamente, i vertici universitari, secondo cui “queste Fondazioni ci sono in tutta Italia e nessuno ha mai obiettato niente”.

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