Fare gli investimenti per rilanciare l’economia - QdS

Fare gli investimenti per rilanciare l’economia

Francesco Sanfilippo

Fare gli investimenti per rilanciare l’economia

mercoledì 07 Novembre 2012

Forum con Salvatore Ferlito, presidente Ance Sicilia

Quali problemi affliggono l’Ance in questo periodo?
“La preoccupazione è doppia, poiché da un lato la Regione e lo Stato non sono in grado di onorare gli impegni presi, dall’altro si ha un disavanzo notevole sia quest’anno sia l’anno prossimo dove è previsto un miliardo in più di passivo”.
Non solo, ma esiste il rischio di default totale della Regione.
“Esiste il rischio di default, ma se un’impresa va anch’essa in default, è finita, contrariamente alla Regione. C’è un aspetto ancora più grave in questo rischio, poiché se si realizzasse, si fermerebbero fondi per miliardi di euro come quelli del Cipe. Solo facendo gli investimenti, si può far ripartire l’economia. Se i fondi si bloccano, non si potrà far più nulla e non ci saranno più i soldi per pagare gli stipendi, tenuto conto che l’80% della Regione è impegnato in stipendi. Tuttavia, un aspetto ancora peggiore è che si perderebbe l’occasione per modernizzare il Paese, colmando il gap tra Nord e Sud dell’Italia. È possibile che per prendere un treno moderno, si debba andare a Napoli? In termini di turismo, di industria e di qualità della vita perdere quest’occasione sarà un disastro”.
Quest’andamento c’era già da diversi anni, ma si sta acuendo negli ultimi anni. È così?
“Sì, quest’andamento si è acuito negli ultimi anni, ma il fenomeno ha radici molto lontane, poiché tutte le persone, assunte in questi decenni senza avere le risorse per sostenerli, non ci ha portato né produttività né efficienza. Si può capire il problema sociale, ma se il contesto doveva favorire le assunzioni, si sarebbe dovuto avere un’esplosione di efficienza che non c’è stata. Questo Governo si è ritrovato a combattere con una serie di problemi e non ha voluto fare macelleria sociale. Non si può, però, pensare di sostenere le categorie improduttive rispetto a quelle produttive. Quest’ultimo governo ha maggiori responsabilità degli altri perché non ha saputo prendere le decisioni necessarie, accelerando questo processo negativo, ma i governi precedenti non sono esenti da grandi responsabilità”.
Che cosa pensate di fare a breve?
“Nel breve, l’Ance pensa di fare una class action e una delegazione sarà a Roma per preparare con l’ausilio dell’Ance nazionale, quest’azione legale, i cui effetti si vedranno nel tempo, non subito. Poi, l’Ance chiederà al nuovo governo regionale di attivare lo stato di crisi, in modo da accedere al fondo europeo Feg. Questo fondo è previsto per adeguare le strutture economiche alla globalizzazione, ma se ciò non accadrà, la situazione si aggraverà. Infine, saranno organizzate delle manifestazioni provinciali che si estenderanno all’intera regione”.  
Quante aziende riunisce l’Ance Sicilia?
“L’Ance è un’associazione di associazioni di cui ciascuna comprende a testa 80 aziende, per cui il numero si aggira sulle 600 aziende associate. Poi, ci sono le aziende dell’indotto che sono legate a ciascuna di queste imprese, per cui il numero è più alto, raggiungendo le 1.000 aziende. Con la crisi in corso, ci sono molte aziende che si stanno affiliando, proprio per la difesa che l’Ance ha condotto in questi anni del settore edile”.
Quanti sono i lavoratori nel vostro settore che hanno perso il posto finora?
“Il nostro gruppo di aziende ha messo a riposo 250 persone, ma sono decine di migliaia che sono in pericolo. Se continua di questo passo, tra i 30 e i 40 mila lavoratori resteranno fermi, portando al blocco totale dell’economia edile. Altri 46 mila e 300 sono già rimasti a casa, senza contare l’indotto che ne comprende altri 30 mila”.
 
Che tipo di accordi si stabilisce tra i General Contractors e le piccole imprese?
“Il rapporto è di tipo privatistico, per cui occorre una causa civile per difendere i diritti dell’impresa. Per non impegnarsi in una causa civile la cui durata è elefantiaca, le piccole imprese accettano qualsiasi condizione. È stata inviata una lettera a tutti i deputati e senatori siciliani nazionali per denunciare queste condizioni, ma nessuno ha dato risposta. In realtà, il nostro è un mercato endogeno perché i materiali necessari sono acquistati in loco, per cui è un’intera società a essere danneggiata. Occorre, invero, una vera e propria rivoluzione culturale, lavorando con costanza e dedizione”.
Il recepimento del codice dei lavori europeo non ha aiutato?
“No, perché sono state introdotte delle modifiche che hanno reso più stringenti i requisiti per partecipare alle gare, rispetto alle aziende che operano in altre regioni d’Italia. Sono state appesantite le fideiussioni e gli Urega, le stazioni appaltanti, non funzionano”.
Come vede il futuro dell’ANCE Sicilia?
“In questo momento, non si possono fare previsioni. Finora, le imprese più grandi barcollano, ma resistono grazie agli appalti all’Estero. Tuttavia, il patto di stabilità causerà un nuovo calo del Pil, anche perché l’errore è stato di includere gli investimenti all’interno del Patto, perciò si è bloccato tutto”.
 
Il problema principale è il mancato incasso?
“Il mancato incasso è un problema a breve termine, ma, alla lunga, il problema più grave è l’incapacità degli uffici pubblici di far partire i lavori. La Fillea CGIL di Catania ha condotto uno studio, dove sono elencate tutte le opere pubbliche bloccate. Un simile studio sarà condotto in tutte le province siciliane da parte dell’ANCE e sarà consegnato al nuovo presidente. Tuttavia, quando il nuovo presidente si scontrerà con la burocrazia regionale, sarà fortuna se non getta la spugna. Se prima non si dormiva per la mafia, oggi non si dorme per la mancanza dei pagamenti”.
I dirigenti regionali non possono far nulla per aiutare le imprese?
“I dirigenti generali rispondono agli amministratori che non hanno la competenza necessaria per governare le azioni. Non ci sono collegamenti con il Governo nazionale, perciò manca, oggi, un coordinamento con le Istituzioni nazionali e le spese le pagano operai e imprenditori. In realtà, le nostre aziende sono differenti da altri tipi, perché esiste uno stretto rapporto tra operai e imprenditori. Il Know-how più importante che l’azienda possa avere è quello umano, che, se non è salvaguardato, le imprese stesse perdono il bene più prezioso”. 
L’anno che si chiude, è stato uno dei più negativi come fatturato?
“Dal 2008, si è avuto il 50% in meno di gare bandite ogni anno, ma ciò che droga l’effetto, è che ci sono pochi bandi per milioni di euro. Spesso, però, questi bandi sono vinti da aziende del Nord, perciò s’innesca il problema dei general contractors, che strozzano le piccole imprese. Infatti, queste grandi aziende hanno una struttura legale superiore, così che utilizzano qualsiasi cavillo per non pagare le aziende”.
 

 
Curriculum Salvatore Ferlito
 
Salvatore Ferlito nasce ad Acireale in provincia di Catania il 5 luglio 1960. Dopo aver conseguito il diploma di Geometra, inizia la sua attività nelle imprese edili della Provincia di Catania. Dopo aver coperto il ruolo di vicepresidente dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) della Provincia di Catania, è eletto presidente dell’Ance il 19 gennaio del 2010, in questo momento, in cui il settore edile sta subendo una profonda crisi. Infine, è presidente della Cassa edile di Catania, restando membro del direttivo ANCE di Catania.

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