Pollice verso per il mostro di Realmonte. La Procura “libera” la Scala dei Turchi - QdS

Pollice verso per il mostro di Realmonte. La Procura “libera” la Scala dei Turchi

Calogero Conigliaro

Pollice verso per il mostro di Realmonte. La Procura “libera” la Scala dei Turchi

mercoledì 07 Novembre 2012

Il Comune agrigentino ha notificato ai proprietari dello scheletro l’ordinanza di demolizione entro 90 giorni

REALMONTE (AG) – Dopo l’intervento della Procura della Repubblica che ha disposto che l’immobile venga demolito perché non sanabile, il Comune di Realmonte ha notificato ai proprietari dell’ecomostro della Scala dei turchi l’ordinanza di demolizione entro 90 giorni. Se entro il termine la società proprietaria Scatur Srl non avrà ottemperato a questo punto agirà direttamente il Comune con le spese in danno agli stessi proprietari.
“Il nostro intervento avviene dopo aver avuto comunicato dalla Procura – ha spiegato il sindaco Piero Puccio – un atto di citazione che ci invita a provvedere alla demolizione del rudere. Vorrei sottolineare però che quel fabbricato era stato autorizzato grazie a una lottizzazione del nostro comune del 1983 che aveva permesso di concedere successivamente all’allora proprietario la concessione edilizia per la costruzione di un hotel. Nel 1992 i lavori di costruzione furono bloccati a seguito di un esposto di Legambiente, mentre erano già state realizzate le fondamenta e le strutture portanti in cemento, perché vi era una difformità rispetto il progetto. Si trattava del fatto che la palazzina si trovava qualche metro in più rispetto a quanto autorizzato verso il mare”.
Dunque l’Amministrazione comunale tiene a precisare il fatto che non sia stato commesso un episodio gravissimo in campo di abusivismo edilizio, perché le norme restrittive che prevedevano la non edificabilità entro 150 metri dalla battigia arrivarono dopo. Dal momento del sequestro i proprietari lanciarono una virile battaglia nella aule di tribunale, per poter completare le loro opere riuscendo anche a vincere qualche battaglia. Soltanto nel marzo 2011 la giustizia amministrativa ha dato definitivamente torto ai proprietari, riconoscendo inammissibile la loro proposta di sanatoria all’articolo 13 della legge 47/85.
“Dopo che abbiamo controllato che non vi fossero ulteriori ricorsi in corso – ha continuato il sindaco Puccio – abbiamo emesso l’ordinanza di demolizione con cui speriamo di concludere questa vicenda, in modo che si possa favorire il riconoscimento dell’Unesco alla Scala dei turchi quale patrimonio dell’umanità”.
Intanto da Legambiente è arrivato un plauso alla decisione della Procura della Repubblica. Mentre anche il Fai con il proprio presidente nazionale Ilaria Borletti Buitoni interviene sulla vicenda scrivendo una lettera all’amministrazione comunale di Realmonte, per offrire 20 mila euro della campagna annuale “I luoghi del cuore” con cui se i proprietari non adempiranno si possa poter ottemperare almeno in maniera parziale alle spese per l’abbattimento del rudere, una volta che l’amministrazione ne disponga la demolizione.
“Ogni anno grazie alla campagna i luoghi del cuore – ha spiegato Giuseppe Lo Pilato del Fai di Agrigento e direttore del giardino della Kolimpetra – arrivano a Roma le segnalazioni dei posti che gli italiani reputano indimenticabili durante i loro viaggi. Grazie a una convenzione con l’istituto bancario Intesa San Paolo di Torino possiamo così devolvere una somma di 20 mila euro, per tutelare il luogo prescelto. Quest’anno si è pensato di intervenire a favore della demolizione dell’ecomostro ormai famoso in tutta Italia. Per noi è fondamentale la tutela delle nostre coste e il recupero in particolare dell’intero territorio circostante la Scala dei turchi. Inoltre pensiamo come gi affermato da Legambiente che il riconoscimento dell’Unesco della Scala dei turchi quale località paesaggistica patrimonio dell’umanità non possa che passare dalla bonifica di tutti quegli abusi edilizi presenti”.
L’abbattimento del rudere si va sempre più intrecciando con il procedimento di riconoscimento dell’Unesco della località quale patrimonio dell’umanità con i veti incrociati di Fai e soprattutto Legambiente che sulla questione non vogliono affatto fare passi indietro non soltanto sul rudere più famoso, ma anche sugli scheletri dei fabbricati del più lontano e meno visibile lido Rossello.
“Per noi – spiega Domenico Fontana, presidente regionale di Legambiente – gli abusi di Realmonte sono tra i 5 più gravi in una nostra blacklist nazionale e per tale ragione pensiamo non sia possibile concedere nessuno sconto. Chiediamo che le sentenze dei tribunali vengano eseguite in maniera integrale su tutti gli scheletri esistenti”.
 

 
Ma la battaglia non è finita. Altri tre scheletri da abbattere
 
REALMONTE (AG) – L’ecomostro di cui la Procura della Repubblica chiede la demolizione non è purtroppo l’unico caso di contenzioso aperto con privati accusati di avere posto in essere abusi edilizi. Dalla parte opposta alla Scala dei Turchi nei pressi di Lido Rossello ci sono infatti altri tre scheletri di cemento di strutture sotto sequestro.  “La vicenda degli abusi edilizi del lido Rossello non va confuso col rudere di Punta grande – spiega il sindaco Piero Puccio – infatti queste costruzioni figlie di un’unica lottizzazione ricadono in zona b3 quindi territorio edificabile con una regolare concessione edilizia. Ma durante i cantieri arrivò una normativa che vietava la costruzione entro i 150 metri dalla battigia. Fu anche in questo caso la Legambiente a porre la questione all’opinione pubblica e agli organi giudiziari competenti che disposero il sequestro dei cantieri. Sappiamo che la proposta fatta dai proprietari alla Soprintendenza ai Beni culturali è un accordo che prevede la demolizione parziale dei fabbricati in oggetto”. Ma su questa proposta dalla Legambiente arriva più che mai una doccia fredda come ovviamente prevedibile da chi è stato in prima fila nel condurre una battaglia oggi vinta. “Di demolizione parziale non se ne parla – afferma Domenico Fontana, presidente di Legambiente Sicilia – la sentenza anche in questo caso parla chiaramente e si esprime in maniera definitiva, dopo più di 20 anni di processi. Non è compatibile una sanabilità con il paesaggio della Scala. Ci ritireremo dalla commissione per il riconoscimento da parte dell’Unesco della Scala dei turchi quale patrimonio dell’umanità, se non saranno abbattuti tutti gli scheletri abusivi e non sanabili esistenti”.

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