Dismissione patrimonio pubblico Sicilia, modello... da non imitare - QdS

Dismissione patrimonio pubblico Sicilia, modello… da non imitare

Patrizia Penna

Dismissione patrimonio pubblico Sicilia, modello… da non imitare

sabato 10 Novembre 2012

All’Università La Sapienza di Roma il convegno organizzato dall’Accademia Internazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale. Amato (Consob): “Stabilire l’obbligo di destinare i proventi della vendita alla riduzione del debito regionale”

ROMA – Il contestato tentativo di dismissione di parte del patrimonio pubblico avviato dalla Regione Sicilia in piena campagna elettorale ha varcato i confini regionali diventando oggetto di dibattito in un interessante convegno tenutosi presso la Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma, dal titolo: “Dal patrimonio pubblico al mercato: analisi e prospettive per una sostenibile riduzione del debito”.
Il convegno, organizzato da AISES (Accademia Internazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale), in cooperazione con l’Agenzia del Demanio e presieduto da Roberto Miccù, coordinatore della Sezione Diritto dell’Economia dell’Università La Sapienza, è stato animato da insigni relatori, tra cui Paolo Savona, Professore Emerito di Politica Economica e già Ministro dell’Industria del Governo Ciampi; Stefano Scalera, Direttore Generale dell’Agenzia del Demanio; Matteo Del Fante, Direttore Generale di Cassa Depositi e Prestiti; Antonio Rinaldi, docente all’Università D’Annunzio di Pescara; Daniele Santosuosso, docente all’Università La Sapienza di Roma; Valerio De Luca, Direttore del Sustainable Finance and Market Regulation Project e Gioacchino Amato della Consob.
In particolare, Savona e Rinaldi hanno illustrato la proposta da loro formulata, insieme al Professore Emerito Giuseppe Guarino, consistente in una massiccia dismissione del patrimonio pubblico finalizzata a realizzare una sostenibile riduzione del debito pubblico.
Successivamente i direttori generali Scalera e Del Fante hanno esposto la propria esperienza personale e quotidiana in due enti, Agenzia del Demanio e Cassa Depositi e Prestiti, in prima linea nella procedura di dismissione del patrimonio pubblico.
Infine Amato della Consob ha affrontato il tema dell’opportunità di rivolgersi ai mercati finanziari per collocare gli strumenti finanziari emessi in occasione della procedura di dismissione, menzionando successivamente il caso della tentata dismissione di beni pubblici da parte della Regione Sicilia, oggetto tra l’altro di un’approfondita inchiesta pubblicata sul Quotidiano di Sicilia di martedì 16 ottobre, ed evidenziando come questa si discostasse sensibilmente dalla best practice seguita dall’Agenzia del Demanio.
“Regione, dismissione immobili alla siciliana: la trasparenza non è inclusa nel prezzo”, titolava il nostro quotidiano di martedì 16 ottobre, ed in effetti, come ha sottolineato anche lo stesso Amato, detta dismissione presentava notevoli profili di inefficienza: scarsa pubblicità dell’avviso; poca trasparenza delle qualità degli immobili oggetto di dismissione; ricorso a un istituto ormai anacronistico come la trattativa diretta nel caso di presentazione di una sola manifestazione di interesse per ciascun immobile; mancata valorizzazione degli immobili prima di procedere alla vendita; ed infine mancata predeterminazione della destinazione dei proventi della vendita.
In particolare, con riferimento a questo ultimo punto, ossia la mancata predeterminazione dell’impiego del ricavato della vendita, si corre il rischio di smantellare il patrimonio pubblico senza ottenere nessuna garanzia che i proventi della vendita vengano impiegati per ridurre il debito regionale. Amato ha sollecitato l’approvazione di una legge nazionale di disciplina organica del settore della dismissione del patrimonio pubblico in senso lato, non solo statale, onde uniformare le procedure ed evitare che vi siano dismissioni eque ed efficienti e dismissioni scriteriate e sottratte a qualsiasi controllo. Una proposta di legge in materia di dismissione del patrimonio pubblico dovrebbe prevedere anche l’introduzione dell’obbligo normativo di destinare una quota del ricavato della vendita alla riduzione del debito dell’organo dismettente, altrimenti si realizzerebbe uno sperpero dei beni appartenenti all’intera collettività per futili motivi.
Il Quotidiano di Sicilia ha seguito da vicino e con grande attenzione la vicenda della dismissione del patrimonio pubblico avviata dalla Regione Sicilia auspicando la revoca del bando pubblicato a fine settembre, alla luce delle notevoli anomalie riscontrate. Siamo in attesa di conoscere le determinazioni che la nuova Giunta Crocetta intenderà assumere in merito a questa vendita poco trasparente.
 

Armao: “Avviso di dismissione, trattativa privata prevista dall’art. 2 della legge n. 191/2009”.
Le risposte dell’assessore regionale all’Economia alle richieste di chiarimento del Quotidiano di Sicilia.

1) Come mai l’Assessorato Regionale dell’Economia ha deciso di Pubblicare l’avviso riguardante l’avvio dell’iter per la dismissione di parte del patrimonio pubblico, nonostante la fase di transizione politica in corso che potrebbe comportare un sostanziale ricambio politico? Non sarebbe stato ragionevole rimettere alla nuova giunta regionale ogni determinazione in merito al se e come compiere la dismissione?
“La vendita del patrimonio immobiliare è un procedimento amministrativo ordinario che l’amministrazione regionale svolge in applicazione della normativa attualmente applicabile alle operazioni di vendita di beni immobili della Regione Siciliana, che si riconduce, come riportato nel parere del C.G.A. n. 1168/1999 e n.9532/2000 dell’Ufficio Legislativo e Legale, a quella generale e vigente di cui al Testo Unico n.783 del 24.12.1908 e relativo regolamento nonché alle successive modifiche ed integrazioni, quali le leggi nazionali .n.662 del 23.12.1996, n.449 del 27.12.1997,n. 488 del 23.12.1999 e succ., ritenute applicabili dai superiori organi per l’assenza di specifica normativa regionale. Oggi per la procedura di vendita del patrimonio si applica, – oltre il ricorso al predetto testo unico, per le condizioni generali di vendita, – l’art.2 comma 223 della legge 23 dicembre 2009 n.191, il quale prevede il ricorso alla trattativa privata fino all’importo di € 400.000,00 e all’asta pubblica ovvero invito pubblico ad offrire per importi superiori a € 400.000,00 e ancora trattativa privata in caso di avviso pubblico andato deserto. è appena il caso di rappresentare che gli immobili oggetto di avviso sono stati in passato inseriti in una procedura di gara andata due volte deserta. Inoltre il procedimento di cui agli avvisi era stato avviato già da tempo e la sua pubblicazione era una mera conclusione della prima fase cioè quella esplorativa di mercato”.

2) Ritiene sia stata data adeguata pubblicità a un’opera di dismissione così rilevante? In particolare, è stata curata la pubblicazione in GURS? O, in alternativa, è stato pubblicato l’avviso su quotidiani ad ampia diffusione nazionale o regionale?
“è stata curata la pubblicazione legale (sito e gurs) , il progetto è stato presentato in più sedi ( Milano,Roma, Torino) e la sua pubblicità è ancora in corso compatibilmente con l’attuale momento della spesa”.

3) Come mai la procedura da voi seguita si discosta in maniera così evidente da quelle seguite dall’Agenzia del Demanio o da altre regioni o enti pubblici che hanno proceduto ad analoghe operazioni di dismissione? In particolare, è stata compiuta un’operazione di valorizzazione degli immobili prima di procedere alla vendita o no? In alcuni casi sarebbe stata sufficiente la mera modifica della destinazione urbanistica dell’immobile per far aumentare il valore dell’immobile.

“Dalla lettura dell’avviso si evince che lo stesso è in una prima fase un procedimento inteso a raccogliere manifestazioni di interesse all’acquisto. In relazione ai risultati si prevede la fase tipica seguita dall’Agenzia del Demanio o da altre regioni e cioè quella riferita al Testo Unico e alla legge 191/2009 nello stesso avviso richiamati. Le vendite procederanno, come di rito, con le predette normative, applicate in eguale maniera su tutto il territorio nazionale. Per quanto concerne le operazioni di valorizzazione giova informare che l’amministrazione ha emanato un decreto ( D.D.G. n.2166 del 19/10/2012) per la semplificazione delle procedure anche in tema di variazione della destinazione urbanistica”.
4) Si parla tanto di informatizzazione della pubblica amministrazione, eppure ci chiediamo come mai non abbiate reso disponibile un indirizzo di posta elettronica a cui i soggetti potenzialmente interessati possono rivolgersi, eventualmente anche per farsi trasmettere in formato elettronico tutta la documentazione utile per valutare la convenienza dell’offerta?
“I Soggetti interessati sono stati indirizzati anche attraverso l’ausilio di una casella di posta elettronica per effettuare sopralluoghi ed avere supporto e documentazione”.
5) Come mai l’avviso, ed il relativo allegato contenente la descrizione degli immobili, è così ermetico? A titolo personale, lei formulerebbe mai una manifestazione di interesse ad acquistare un immobile che non ha mai visto, neanche in foto?
“Sono state pubblicate le schede per ogni immobile contenenti anche la localizzazione e la foto dei beni e comunque l’interesse all’acquisto è più che altro subordinato all’andamento del mercato. Spesso l’eventuale acquirente, aldilà delle immagini preferisce verificare la fattibilità con sopralluoghi diretti”.
6) Non ritiene che il meccanismo della trattativa diretta, menzionato dall’avviso, sia contrario all’interesse pubblico consistente nell’ottenere il più alto ricavato possibile dalla cessione dei beni pubblici? Non pensa che la trattativa diretta sia agli antipodi del meccanismo dell’asta pubblica che altri enti pubblici hanno utilizzato in dismissioni analoghe?
“Come già sopraindicato la vendita procederà con il sistema previsto dalla legge (trattativa privata o asta pubblica) in relazione al valore dei beni”.

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