Appalti, fondi Ue e beni confiscati le priorità per il nuovo presidente - QdS

Appalti, fondi Ue e beni confiscati le priorità per il nuovo presidente

Roberto Quartarone

Appalti, fondi Ue e beni confiscati le priorità per il nuovo presidente

mercoledì 14 Novembre 2012

La Commissione sul crimine organizzato nella direzione di un TU antimafia. L’eurodeputata Idv Sonia Alfano ha incontrato Rosario Crocetta

BRUXELLES (Belgio) – Ormai sono sei mesi che la commissione speciale sul Crimine organizzato prosegue la sua attività al Parlamento europeo. A presiederla è Sonia Alfano, eurodeputata siciliana dell’Idv. Dopo l’ultima audizione della sua commissione, racconta al QdS com’è andata la recente missione in Italia che ha coinvolto 12 deputati.
“L’attività di ricognizione – spiega – è svolta in vista di una proposta legislativa che vada nella direzione di un testo unico europeo antimafia. Dopo la missione in Serbia, tutti i colleghi hanno detto che sarebbe stato interessante studiare il sistema Italia del contrasto alla mafia. Abbiamo inserito Milano per dimostrare che anche al Nord ha messo le radici, Roma perché è il centro nevralgico e Palermo perché è fondamentale conoscere il parere dell’autorità giudiziaria, per capire da vicino come i magistrati contrastano le mafie. I colleghi hanno potuto sentire dalla viva voce dei magistrati della trattativa Stato-mafia, della capacità della mafia di aggredire l’economia di una terra martoriata, degli strumenti come le intercettazioni per risalire ai crimini”.
Qual è stata la risposta dei deputati?
“Una collega tedesca e uno svedese hanno chiesto: ‘È la mafia che si è infiltrata nella politica o la politica nella mafia?’. Questo mi ha dato il termometro della situazione: la questione è stata centrata. La parte che ha più colpito i miei colleghi è stata l’incontro con i familiari delle vittime della mafia e dei testimoni di giustizia: il racconto ha fatto venire gli occhi lucidi ai colleghi più nordici. Si sono così resi conto di determinate scelte di campo, che riguardano la vita della persona, della sua famiglia e dei suoi affetti. Hanno avuto uno spaccato ampio, tra le investigazioni, i numeri, il ruolo della società civile, l’importanza dell’aggressione dei patrimoni criminali, per riutilizzarli a fini sociali. Con quell’audizione si sono toccati gli aspetti discussi in Parlamento in maniera più realistica, è stata un’esperienza molto intensa e i colleghi hanno chiesto di ripeterla, invitando i relatori a Bruxelles”.
I deputati di quei Paesi che ancora non hanno normative antimafia ora sono più consapevoli dell’argomento?
“Premetto che in alcuni ambiti l’Italia è avanti, in altri no. Ho visto comunque i colleghi interessati, quelli che non sono stati con noi in missione hanno chiesto com’è andata. Credo che ci siano stati dei grandi passi avanti. Un anno fa c’era quasi scetticismo, oggi i colleghi sono consapevoli e desiderosi di incidere, ognuno con le proprie responsabilità”.
Le altre commissioni come possono aiutare il lavoro della Crim?
“Intanto, la direttiva confisca che si sta discutendo in questi giorni è una delle priorità di questo mandato, per la Crim è di fondamentale importanza che venga approvata. Ho presentato 35 emendamenti, con una serie di appunti che in Italia sono già di livello e qui sono novità. Spero che questi passaggi possano essere fondamentali per l’Ue, altrimenti continuerebbe ad essere una lotta impari. Spesso sento parlare della tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, ma bisogna considerare non solo quelli dell’imputato, ma anche di quelli delle vittime”.
C’è accordo sul documento di lavoro firmato da Salvatore Iacolino, anche di quei partiti che possono essere più garantisti?
“La Crim può essere d’esempio: tutta la delegazione italiana ha il merito di aver sempre cercato di svolgere un buon lavoro, andando nell’interesse della comunità e non del partito. Raramente ci sono stati dei contrasti, poi superati. Iacolino è siciliano e conosce la realtà della mafia, delle connivenze e dell’omertà: questo è un vantaggio. Non c’è stato alcun ostruzionismo, procediamo sempre discutendo e raggiungendo un ottimo compromesso. Mi ritengo soddisfatta del lavoro dei coordinatori, che spingono per raggiungere un consenso unanime. È presto per cantare vittoria, ma se continuiamo con quest’andazzo, consegneremo il documento che garantirà libertà e sicurezza a 500 milioni di cittadini. C’è un ostacolo forte: l’armonizzazione dei diversi sistemi giudiziari nazionali, che si basano sulla diversa percezione del crimine organizzato. Con tutti gli organismi con cui ci confrontiamo, comunque, la collaborazione è massima”.
Lunedì ha presentato Rosario Crocetta alla commissione come nuovo presidente della Regione siciliana. Ripone molte speranze in lui?
“La mia è una speranza e soprattutto un appello e un monito. Rosario è stato vicepresidente di questa commissione, sa delle difficoltà che abbiamo incontrato: la sua consapevolezza mi porta ad essere ottimista. L’organismo che presiedo mi ha spinto a non impegnarmi nella campagna elettorale, ma ora mi auguro fortemente che Rosario sappia dare quelle risposte che, così per com’erano sul programma politico, sono straordinarie, ma bisogna considerare che ci sono difficoltà oggettive. Per dare risposte forti e innovative non bisogna avere nulla a che fare con i vecchi tromboni della politica, certe facce devono sparire e non possono pensare di vivere come dei parassiti e penso che loro lo abbiano già compreso. C’è bisogno di una rivoluzione culturale. Chi ha amministrato negli anni passati oggi non può pensare di essere l’unto del Signore. Mi fa sperare che all’Ars ci siano 15 esponenti del MoVimento 5 Stelle. Di alcuni conosco le capacità, la coerenza e so che non faranno un’opposizione tanto per farla, valuteranno la loro attività volta per volta. Oggi, da presidente della commissione antimafia europea, ho investito il presidente della Regione di una serie di problematiche, come gli appalti, la situazione dei testimoni di giustizia e delle vittime della mafia, la gestione dei fondi europei e dei beni confiscati e sotto amministrazione giudiziaria, perché le aziende per problemi burocratici si ritrovano a non essere competitive sul mercato. La sconfitta è sentirsi dire ‘Quando c’era la mafia almeno si lavorava!’. Ho chiesto di vigilare sugli appalti e sui fondi Ue: sono tutte possibilità che la Sicilia ha ingoiato, rigurgitato ed espulso che avrebbero potuto significare uno sviluppo economico e culturale. Il presidente ha risposto dicendo che stipuleremo un protocollo tra la Crim e la commissione antimafia dell’Ars. Ci sono tutte le possibilità per lavorare bene ed è un buon punto di partenza. Non è una sfida semplice, mi auguro che ci possa essere la voglia di risollevarsi. Lo dico con un po’ di rammarico, perché il 53% di astensionismo per delusione è una sconfitta della democrazia e dei valori”.

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