La criminalità ennese cerniera della mafia - QdS

La criminalità ennese cerniera della mafia

Nicola Digiugno

La criminalità ennese cerniera della mafia

sabato 17 Novembre 2012

Forum con Ferdinando Guarino, questore di Enna

Da quanto tempo è alla guida della Questura di Enna?
“Da 100 giorni. Prima ero vicario ad Agrigento”.
Come ha trovato la nuova realtà?
“Partiamo dai dati obiettivi forniti direttamente dal ministero dell’Interno sugli indici di criminalità. Si fa riferimento principalmente alle denunce presentate dai cittadini, rapportate al numero degli abitanti. Enna e la sua provincia hanno meno problemi in tal senso rispetto alle altre realtà siciliane. In particolare, a livello nazionale, occupa il novantanovesimo posto. In questi casi, le ultime posizioni sono certamente le più gradite, perché significano tranquillità. Però la provincia non è proprio quell’oasi di pace che viene prospettata. Dalle attività d’investigazione e dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, emerge una realtà sostanzialmente diversa, con intrecci criminali di una certa entità, tutt’altro che trascurabili. La mafia è stata sempre attiva e operativa nell’Ennese, condizionando pesantemente il tessuto economico e quello sociale. è stata dimostrata l’esistenza di una struttura mafiosa articolata in cinque famiglie. Le più importanti? Quelle di Enna e Barrafranca. Sotto il profilo operativo, una mafia collegata ai sodalizi delle province limitrofe, del Catanese, del Nisseno e del Palermitano. Un magistrato, che ha lavorato all’operazione Leopardo, ha definito le strutture criminali ennesi una cerniera della mafia. Una sorta di trade union tra il versante occidentale e quello orientale dell’Isola. Legami sono emersi pure con la Stidda gelese. Il panorama, dunque, ci obbliga a non abbassare mai la guardia. Dobbiamo essere sempre vigili”.
Quali tipologie di reati emergono?
“Microcriminalità diffusa in maniera specifica a Leonforte e Barrafranca. Poi furti in abitazione, episodi contro la persona, limitati casi di estorsione e danneggiamenti riconducibili essenzialmente alla criminalità organizzata, anche se non sono state presentate denunce in tale contesto. Si tratta di un fenomeno triste e grave, non ci sono operatori economici che denunciano. Le estorsioni rappresentano lo strumento principale usato dalle organizzazioni criminali per esercitare il loro potere sul territorio. Un controllo forte, per assicurarsi notevoli fonti di finanziamento, che spesso arriva anche a una seconda fase, quella dell’acquisizione totale di esercizi commerciali e attività imprenditoriali. La presenza mafiosa nell’economia distorce le regole del mercato. L’impresa mafiosa ha bassi costi di produzione e, inoltre, ha piena disponibilità di capitali da riciclare. Ovviamente non ha bisogno di ricorrere a prestiti bancari”.
Droga, qual è la situazione nel territorio?
“Anche in questo caso, parliamo di dati obiettivi. Modesti i sequestri di eroina e cocaina, più diffuso invece il consumo delle cosiddette droghe leggere, hashish e marijuana. C’è comunque un’attività di spaccio, emersa anche da un’operazione condotta nella zona di Barrafranca. Un fenomeno seguito e monitorato costantemente dalle forze di polizia”.
Il rapporto con le altre istituzioni?
“La sinergia con le altre forze di polizia è ottimale. Riguarda soprattutto le attività di prevenzione e il contrasto ai fenomeni criminali. Tuttò ciò è possibile grazie all’intelligenza e alla sensibilità di coloro che dirigono i rispettivi uffici”.
L’organico è numericamente sufficiente per le esigenze del territorio?
“è adeguato, tutto sommato. Chiaramente, bisogna sempre rimodulare le proprie strategie con le forze disponibili per raggiungere risultati importanti”.
 
Un bilancio di questi primi 100 giorni?
“In tale arco di tempo, ho cercato di dare un impulso alle attività di prevenzione. Sostanzialmente, ho rinforzato la sezione Volanti, che riesce a garantire quasi al cento per cento la doppia pattuglia nell’arco delle 24 ore. Una presenza che assicura un controllo del territorio più pregnante e incisivo. La sicurezza è l’obiettivo principale della questura”.
Come si contrasta la criminalità e come si favorisce la legalità?
“La criminalità si contrasta con la repressione, necessaria e indispensabile, e la promozione della cultura della legalità nelle scuole, coinvolgendo le famiglie. Bisogna lavorare su queste due direttrici per evitare che il minore possa diventare soggetto violento. Per prosciugare la palude dell’illegalità, come viene definita da più parti, occorre investire nell’istruzione e nella cultura, con benefici e ricadute positive anche nella convivenza civile. Dove il livello di scolarizzazione è più basso, più forte è la presenza della criminalità organizzata. Vanno, comunque, garantite occasioni di lavoro ai nostri giovani, che non devono emigrare. Importanti, infine, la collaborazione fra le istituzioni e il dialogo con i cittadini, carte vincenti”.
 

 
Curriculum Ferdinando Guarino
 
Ferdinando Guarino è il questore di Enna dall’agosto scorso. Modicano, 59 anni, insignito della medaglia d’oro al merito di servizio, è laureato in Giurisprudenza. Ha diretto l’Ufficio stranieri della questura di La Spezia nel 1980. Dal 1983 al 1992 ha lavorato a Ragusa, dirigendo la Squadra mobile. Dal 1995 al 1998, vice dirigente del centro operativo della Dia a Catania, dove è stato anche dirigente del commissariato e della Digos. Vice questore vicario dal 2007 al 2009 a L’Aquila e fino al 15 maggio ad Agrigento.

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