Sanità, è di 600 mln il conto della compartecipazione - QdS

Sanità, è di 600 mln il conto della compartecipazione

Liliana Rosano

Sanità, è di 600 mln il conto della compartecipazione

martedì 20 Novembre 2012

La Regione siciliana ha fatto ricorso alla Corte costituzionale per l’innalzamento della percentuale dal 42,5 al 49,1. La spesa sanitaria è aggravata dallo Stato in un rapporto di dare-avere condizionato

PALERMO – Ad aggravare la già difficile situazione finanziaria del bilancio regionale è la compartecipazione alla spesa sanitaria. Questo aspetto, di cui più volte si è parlato, è stato ripreso nel corso dell’ ultima audizione della Corte dei Conti dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali. La compartecipazione, a partire dal 2009, è passata dal 42,5% del 2006 al 49,1%, in base a quanto disposto dalla finanziaria 2007 (art. 1, comma 830), con conseguente necessità di copertura per oltre 600 milioni.
La Regione, ha tentato, senza successo, di protestare questo tipo di compartecipazione per ben due volte dinanzi alla Corte Costituzionale. Con la conseguenza che, mentre al bilancio regionale manca il necessario margine per dare copertura allo scarto percentuale richiesto, il Tavolo delle verificazioni del Ministero dell’Economia, cui compete il monitoraggio del Piano di rientro della Sicilia, condiziona le erogazioni delle spettanze ad una totale adesione alla misura di compartecipazione regionale pari al 49,1%.
Di qui la forbice che stringe la sanità della Sicilia in uno scenario di difficile superamento perché, mentre il tanto discusso stato dei conti regionali non offre sufficiente capacità di copertura alla spesa sanitaria dal bilancio regionale, l’adesione alla compartecipazione al 49,1% è la condizione richiesta per non subire in sede di Tavolo tecnico ministeriale il blocco delle risorse spettanti. Condizione, questa, infine accettata dalla Regione sulla base di quanto disposto con le ultime leggi regionali di stabilità 2011 e 2012 che hanno consentito lo sblocco di 612 milioni, provenienti anche dal finanziamento selettivo dei disavanzi, su un totale spettante di 1.866 milioni  cui è seguita l’effettiva erogazione per 337 milioni nel 2011 e 107 milioni nel 2012. La quota residua, pari a 168 milioni, sebbene resa disponibile dal Tavolo tecnico da oltre un anno, non è stata ad oggi erogata.
Quanto ai ricorsi sulla quota di compartecipazione, il primo, è stato respinto dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 145 del 2008. E invece’ in corso di deposito la sentenza pronunciata su altro ricorso con il quale la Regione ha impugnato la legge 12 novembre 2011 n. 184 “bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014” per violazione degli artt. 36 e 37 dello Statuto di autonomia.
Le censure formulate, incentrate sulla natura eccezionale e quindi temporanea della disposizione di cui alla legge finanziaria per il 2007, riguardano la voce “concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria” il cui importo recherebbe, secondo la tesi regionale, un minore trasferimento delle risorse senza prevedere la retrocessione alla Regione di una percentuale sul gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo sul territorio regionale. Risale infine al 24 luglio scorso lo sblocco di ulteriori risorse per 240 milioni. Restano da riconoscere crediti per 1.014 milioni condizionati dal mancato puntuale rispetto da parte regionale agli obiettivi del Programma operativo. Di qui, il ritardo nell’erogazione dei finanziamenti spettanti con inevitabili effetti negativi sulla situazione di cassa della Regione, che a sua volta genera una mancanza di liquidità nelle casse delle stesse aziende sanitarie costrette a fronteggiarne l’impatto tramite il ritardo nei pagamenti ai fornitori o con ricorso ad anticipazioni di tesoreria, con inevitabile aggravio di costi e alimentazione di debito.
Nonostante la sanità siciliana abbia registrato dal 2008-2009 un percorso positivo che ha riguardato l’equilibrio finanziario, oggi questa percentuale di compartecipazione potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. Gli scenari sono aperti e sarà il neo governatore, Rosario Crocetta e la sua giunta, a pianificare la nuova politica.

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