Ex Sacelit, una strage infinita 109 morti gridano “giustizia” - QdS

Ex Sacelit, una strage infinita 109 morti gridano “giustizia”

Rosario Battiato

Ex Sacelit, una strage infinita 109 morti gridano “giustizia”

venerdì 30 Novembre 2012

Gli ultimi dati del Registro nazionale parlano di almeno 50 casi all’anno di mesotelioma nell’Isola. Il governo è stato chiaro: le regioni inadempienti saranno sostituite da Roma

SAN FILIPPO DEL MELA (ME) – Non si ferma l’emergenza amianto in Sicilia. Nei giorni scorsi c’è stata l’ultima morte derivata da esposizione sul lavoro a San Filippo del Mela nel messinese. Si tratta della 109esima persona deceduta tra i circa 200 operai, e i loro familiari, della ex Sacelit. Un calcolo impietoso che si adagia sulla generale situazione siciliana dove non esiste una mappatura complessiva dei siti da censire. Le ex aree industriali che hanno prodotto o utilizzato cemento-amianto sono particolarmente a rischio.
“Sono rimasta profondamente rattristata – ha dichiarato Mariella Lo Bello, assessore regionale all’Ambiente – da questa ennesima morte di un lavoratore a causa dell’esposizione all’amianto nel distretto del Mela. La vita delle persone per troppo tempo è stata trattata come fosse una merce”. La soluzione proposta è quella nazionale della coesistenza tra bonifica ambientale e occupazione, che non sempre è percorribile come insegna il caso dell’Ilva di Taranto. “La tutela della vita e dell’ambiente e la difesa del lavoro – ha proseguito – devono essere salvaguardate, e sono queste le priorità che mi sono posta per questo incarico”. Il riferimento corre infatti alla città pugliese perché “non vogliamo – prosegue l’assessore – che vi siano dei casi Ilva in Sicilia. Rafforzeremo i controlli e accelereremo le operazioni di bonifica perché la sicurezza dei lavoratori e degli abitanti di quel comprensorio – ha concluso – va salvaguardata”.
Dal 1993 al 2008 in Sicilia sono stati più di 800 i casi di mesotelioma, il tumore che nella maggior parte dei casi insorge a causa di esposizione all’amianto. Si tratta di circa cinquanta casi all’anno che coinvolgono non solo l’esposizione sul lavoro, ma anche il contatto con materiale o ambiente contaminati. I dati, diffusi dal Registro nazionale mesoteliomi (ReNam), dicono che, allo stato dei fatti, sono 91 i casi di esposizione professionale certa, 49 probabile e 54 possibile, ma ci sono ancora 120 casi di origine ignota. In Sicilia si verifica complessivamente il 5,3% dei casi, ma la percentuale potrebbe crescere perché si è ancora in attesa del picco.
La Sicilia resta la regione dove si accumulano i maggiori problemi. L’Isola, infatti, non solo continua ad avere aziende da bonificare sul proprio territorio (ex Sacelit, Eternit, Alba Sud, e l’elenco potrebbe continuare ancora) ma non ha neanche predisposto un piano complessivo per il censimento e la conseguente bonifica, ma ha semplicemente adempiuto ad una parte delle direttive contenute nella legge 257 del ‘92 che metteva fuorilegge l’amianto predisponendo una serie di misure per avviare le operazioni di bonifica. Ad esempio la richiesta alle aziende che utilizzavano asbesto di inviare ogni anno alle regioni un rapporto sull’utilizzo del materiale. In Sicilia, anche se questo materiale è giunto, non è mai stato diffuso in un report ufficiale.
Adesso potrebbe aprirsi un’altra era, anche perché, così come hanno recentemente affermato diversi esponenti dell’esecutivo nazionale, il governo è pronto ad intervenire in sostituzione delle Regioni inadempienti.

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