Renzi fresco e brioso Bersani un cataplasma - QdS

Renzi fresco e brioso Bersani un cataplasma

Carlo Alberto Tregua

Renzi fresco e brioso Bersani un cataplasma

sabato 01 Dicembre 2012

Andare a votare in massa per cambiare

L’ultimo match fra Bersani e Renzi, durato 106 minuti, ha messo ben in evidenza le due Italie, non solo quelle del Pd, ex Ds e ex Pci. L’Italia dei dormienti, di chi vuole mantenere l’esistente, compresi tutti i privilegi e di chi guarda al futuro con apprensione, senza spirito costruttivo.
D’altra parte la nuova Italia, non importa se dei giovani o degli anziani, degli uomini o delle donne o dei gay, che vuole mettere i conti in ordine, indipendentemente dai moniti dell’Ue e di Angela Merkel.
Solo partendo da questo punto si è legittimati a chiedere all’Unione tutto quello che ci deve dare. Ma come si può andare a Bruxelles a chiedere qualcosa quando la Pubblica amministrazione italiana, nel suo complesso, nel settennato 2007/13, non ne riesce a spendere neanche il 50 per cento? E, vergogna delle vergogne, la Regione siciliana neanche il 20 per cento?
Senza i conti in ordine non emergono le indispensabili risorse per cofinanziare le opere pubbliche, di cui l’Italia ha bisogno, né creare le condizioni indispensabili ad attrarre investimenti di gruppi internazionali.

Abbiamo tanti macigni: il debito pubblico, la mafia, la Pubblica amministrazione che non funziona, la giustizia lenta, l’energia che ci costa un terzo in più dei partners europei, il credito sempre minore e sempre più costoso, la carenza di infrastrutture, la modestia della logistica, l’incapacità di fare funzionare nel suo complesso la macchina dello Stato e quelle di Regioni e Comuni.
Di fronte a questa fotografia, Pierluigi Bersani continua con la solita tiritera cercando di portare acqua al suo mulino, coinvolgendo niente di meno che un vecchio democristiano abituato al caminetto, quale Pierferdinando Casini e un veterocomunista come Nichi Vendola, che vorrebbe mantenere la mano pubblica in tutti i settori, in modo da affossare ulteriormente il Paese.
Ma Bersani una cosa giusta l’ha detta: niente più contributi alle imprese prima dell’inizio dell’attività. Semmai crediti d’imposta sulla produzione di reddito. Ma, poi, è caduto sul finanziamento pubblico dei partiti, con la ragione da due soldi che la politica va finanziata, dimenticando un suo preciso dovere: il rispetto del referendum popolare dell’aprile del 1993, che ha abolito tale finanziamento.

 
Matteo Renzi è stato fresco, brioso, innovativo, creativo e propositivo. Se fosse mio figlio, ne sarei orgoglioso. Ha tentato più volte di portare Bersani all’autocritica del passato, senza riuscirvi, perché il segretario del Pd aveva la coda di paglia.
Renzi ha detto con chiarezza che la vecchia classe dirigente del Pd deve andare in pensione non già perché è anziana anagraficamente e politicamente, ma perché ha fallito e ha una fetta di responsabilità dello stato comatoso del nostro Paese e di tutti i macigni che abbiamo elencato prima.
Bersani non ha credenziali e referenze per potergli accordare fiducia e per chiedere ulteriore credito alla gente. La classe dirigente del Pci-Ds-Pd ha fallito il suo compito unitamente a Berlusconi e Casini. Trascuriamo Lega, Idv e altri soggetti insignificanti nello scenario politico.
Renzi ha detto “azzeriamo il finanziamento pubblico dei partiti”, che devono reperire le risorse fra i simpatizzanti con contributi volontari e ha detto un “no” secco e chiaro all’abbraccio mortale che Bersani vuole fare con Casini e Vendola.

Vorrei tanto che nell’area dei moderati vi fosse un Renzi. Poteva esserlo Angelino Alfano, che conosco da quando aveva i pantaloni corti, e che ha le qualità per essere il Renzi del Centro-Destra, ma gli manca una dote fondamentale: il coraggio di sfidare Berlusconi dicendogli con chiarezza che lui, come Bersani e i vari dinosauri (Cicchitto, La Russa, Sacconi e tanti altri) devono andarsene nel cimitero politico.
È un peccato che non potremo assistere, verosimilmente, ad una sfida tra due giovani, Renzi ed Alfano, che rappresentano il futuro del Paese. Se sentissimo dire ad Alfano quello che ha detto Renzi, il nostro endorsement andrebbe anche a lui.
Solo l’innovazione, la freschezza del progetto, la forza della novità possono essere gli ingredienti per il Risorgimento Italia, un vero risorgimento fondato su equità e capacità di mettere in moto tutti gli assets di cui il Paese dispone.
Ma intanto andiamo a votare in massa per Matteo Renzi. Facciamo vincere il futuro.

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