Ora bando alle chiacchiere e tentiamo di saperne di più sulla dimensione e sulla dinamica del fenomeno a scala nazionale e soprattutto regionale.
La Sicilia, diciamolo subito è al primo posto nella graduatoria decrescente delle regioni italiane secondo l’incidenza di povertà relativa, con il 28,8 per cento delle famiglie povere, denunciando un leggero aumento rispetto al 2007 (+1,2 punti percentuali) ed una leggera contrazione rispetto al 2006 (-0,1 punti percentuali).
La soglia di povertà per una famiglia di due componenti è rappresentata dalla spesa media mensile per persona, che nel 2008 è risultata pari a 999,67 euro (+1,4% rispetto alla linea del 2007). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa media mensile pari o inferiore a tale valore vengono quindi classificate come relativamente povere. Per famiglie di ampiezza diversa il valore della linea si ottiene applicando una opportuna scala di equivalenza che tiene conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare del numero di componenti. Aggiungiamo che la soglia di povertà relativa è calcolata sulla base della spesa familiare rilevata dall’indagine annuale sui consumi, condotta su un campione di circa 28 mila famiglie, estratte casualmente in modo da rappresentare il totale delle famiglie residenti in Italia.
A spiegare questa rilevante variabilità territoriale concorre fra l’altro la dimensione delle famiglie, più numerosa nel Mezzogiorno, la sua composizione: se i figli hanno meno di diciotto anni, se ci sono anziani. La povertà è inoltre associata a bassi livelli di istruzione della persona di riferimento, a bassi profili professionali (operaio o assimilato, impiegato o dirigente) e, soprattutto, all’esclusione dal mercato del lavoro (disoccupati).
Il grafico allegato contiene un’interessante informazione sulla dinamica dell’incidenza di povertà relativa rispetto al 2007. Si scopre immediatamente che 9 regioni su 20 hanno registrato un miglioramento nell’incidenza di povertà relativa, di cui solo due nel Mezzogiorno (Sardegna e Puglia), di entità compresa fra 3,5 punti percentuali in Sardegna e 0,2 punti percentuali in Friuli Venezia Giulia; le restanti 11 regioni hanno invece registrato un peggioramento di entità compresa fra 0,1 punti percentuali nel Lazio e 10,8 punti nel Molise, di cui sei nel Mezzogiorno e cinque nel Nord.