Il futuro dei nostri figli al Sud è ancora più grigio - QdS

Il futuro dei nostri figli al Sud è ancora più grigio

Patrizia Penna

Il futuro dei nostri figli al Sud è ancora più grigio

mercoledì 05 Dicembre 2012

Scenario sconfortante quello emerso dalla 3° edizione dell’Atlante dell’Infanzia (a rischio) di Save The Children. Servizi per l’infanzia pressochè inesistenti, povertà assoluta in aumento

PALERMO – Nei discorsi della politica, soprattutto in tempi di crisi nera come quella che stiamo vivendo, ricorre con frequenza quasi ossessiva l’attenzione al “futuro dei nostri figli”.
In verità, l’interesse fino ad oggi dimostrato nei confronti delle generazioni a venire, è stato vergognosamente superficiale se non addirittura evanescente ed i risultati sono già sotto i nostri occhi.
È uno scenario sconfortante quello emerso dal terzo “Atlante dell’Infanzia (a rischio)’’ di Save the Children presentato ieri nel corso di un dibattito in collaborazione con il Garante Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora, con la partecipazione del Presidente Istat Enrico Giovannini e di un gruppo di giovani rappresentanti delle migliori risorse del nostro paese.
Bambini sempre più fragili e poveri di futuro, esposti a sfide sempre più difficili. I nostri figli non avranno vita facile: neonati e già con un’ipoteca di 3.500.000 euro di debito pubblico a testa, il più alto d’Europa. Destinati ad essere sempre meno nel prossimo futuro, 15 ogni 100 nel 2030 (-1,5% rispetto ad oggi), con sempre meno peso politico (4% incidenza voto, -0,2%). Con aiuti di poche decine di euro – 25 euro annui la spesa pro-capite dei comuni in servizi per l’infanzia e famiglie in alcune regioni del Sud. Minori fuori della scuola – 18 su 100 i dispersi con punte di 25 su 100 in Sicilia e Sardegna (+15% rispetto all’obiettivo all’europeo), senza competenze e stimoli culturali – 314.000 soprattutto ad Sud. In territori avvelenati dalle mafie – almeno 700.000 minori, e da industrie inquinanti – 15 ogni 100, circondati dalla cementificazione che procede con il ritmo serrato di 10 metri quadrati al secondo. In un quadro in cui aumentano anche i giovani senza lavoro – 1 giovane su 3 disoccupato (+21% la disoccupazione fra i laureati), e sono “scoraggiati’’ il 34% di essi (oltre 4 volte la media Ue del 7,8%).
 
“La terza edizione dell’Atlante dell’infanzia (a rischio) di Save the Children fornisce un quadro molto preoccupante”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia. “Possiamo leggere la stragrande maggioranza di queste mappe con il sottotitolo: “indice del consumo di futuro dei bambini e dei giovani italiani’’, un indice che corre parallelo alla crisi economica, al debito pubblico, alla scarsità di asili nido, alla miseria della spesa sociale per l’infanzia in alcune aree del paese, alla mancanza di una politica per l’infanzia nazionale e organica, alla pochezza del sostegno pubblico alle famiglie giovani. Ma l’Atlante di Save the Children mostra anche un’altra cosa. Consumando l’idea di futuro dei bambini e dei giovani, le loro aspettative, i loro desideri e i loro sogni, stiamo segando il ramo dell’albero su cui siamo seduti’’. Inizia prestissimo l’erosione dell’’’indice di futuro’’: insieme alla loro cameretta i 560.000 neonati quest’anno si ritrovano in eredità un’ipoteca di 3.500.000 euro di debito pubblico a testa (il più alto d’Europa). A cui si somma la povertà che cresce anziché arretrare fra la popolazione under 18: 7 minori ogni 100 in Italia, pari a 720.000, vivono in povertà assoluta, cioé privi di beni e servizi che assicurino loro un livello di vita accettabile. 417.000 nel solo Sud, con un aumento rispetto al 2010 di 75.000 piccoli grandi poveri, l’equivalente dell’intera popolazione infantile di Taranto e Messina.
Ma ancor prima del futuro, è il presente a far paura. I bambini pagano in prima persona la quasi totale assenza di servizi per l’infanzia e questa non è affatto una novità, soprattutto al Sud. In Calabria, ad esempio, ammonta a 25 euro pro-capite all’anno la spesa destinata a servizi per l’infanzia e famiglie, oltre 8 volte in meno rispetto all’ Emilia Romagna (282 euro annui). Con uno sbilanciamento nell’offerta di servizi cruciali come gli asili-nido: in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Molise è compreso fra 2 e 5,5 il numero di bambini (ogni 100 da 0 a 2 anni) in carico agli asili nido pubblici o ad altri servizi integrativi, a fronte dei 27-29 in Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna. E dai pochi asili a poca scuola. è in crescita l’area della disaffezione allo studio, anche fra ragazzi senza particolari carenze affettive, relazionali o economiche: sono quasi 800 mila i giovani tra 18-24 anni dispersi, che cioè hanno interrotto gli studi fermandosi alla terza media e non iscrivendosi neanche a corsi di formazione. In Sicilia e in Sardegna la dispersione scolastica è 15 punti rispetto all’obiettivo europeo (pari al 10% nota1) – con 25 giovani fra 18 e 24 anni – fermi alla terza media.

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