La psicologia elemento chiave per lo sviluppo - QdS

La psicologia elemento chiave per lo sviluppo

Francesco Sanfilippo

La psicologia elemento chiave per lo sviluppo

mercoledì 05 Dicembre 2012

Forum con Paolo Bozzaro, Presidente Ordine degli Psicologi Sicilia

La psicologia può condurre l’uomo verso comportamenti virtuosi?
“L’obiettivo che ci si pone, è di far intendere la psicologia come una disciplina differente dalla psichiatria, che promuove il miglioramento delle funzioni cognitive della persona. La psicologia va incentrata più sui processi di normalizzazione che non di patologia, più sui processi di sviluppo che di risoluzione delle disfunzioni”.    
Si apre una strada molto più ampia rispetto al passato. Non a caso, i gestori delle risorse umane sono tutti psicologi.
“Si apre una strada molto più ampia in settori nuovi come quello delle aziende. Lo stesso concetto di risorse umane è cambiato negli ultimi anni, perché la cultura d’impresa tradizionale considerava i lavoratori come forza-lavoro da impiegare nei circuiti produttivi. Poi, si è visto attraverso l’evoluzione delle specializzazioni dei lavoratori che il concetto di forza-lavoro era troppo riduttivo rispetto alla realtà”.
Se non c’è la volontà del lavoratore a portare avanti l’azienda, quest’ultima non andrà avanti. Le intelligenze di oggi sono la forza-lavoro di una volta, che vanno pilotate in modo virtuoso. Perciò, gli psicologi diventano così alleati delle aziende?
“La scommessa è questa, perché all’interno dello sviluppo delle imprese occorre introdurre il concetto di salute che riguarda i gruppi, non solo gli individui, che esistono perché facenti parte dei gruppi stessi. L’individuo va inteso non come isolato, ma come parte di un gruppo o di un contesto sociale. All’interno di questa visione, dove l’individuo è già inserito in un sistema di relazioni organizzate che hanno una finalità produttiva, è più che mai necessaria una cultura della salute orientata sia verso il benessere individuale sia verso quello del gruppo. È indubbio che l’individuo che sta e lavora bene, introduce dei benefici maggiori all’impresa e questa è una salute organizzativa. Si spera che questa concezione possa conciliarsi con gli obiettivi delle imprese, perché, finora, le risorse umane sono viste come un costo economico”. 
È possibile che questa visione delle risorse umane vista come un costo dall’azienda, possa essere soppiantata da un’altra visione, quella di un investimento che permetta la riduzione di altri oneri all’interno dell’azienda?
“Gli psicologi preferiscono usare il termine costo con il medesimo significato che si usa in ambito sanitario. In quest’ambito, il cosiddetto costo non è inteso con il significato classico di onere, ma come investimento in salute. Al contrario, in ambito aziendale, la consulenza psicologica è vista come un onere. Eppure, la spesa in sicurezza è un investimento, anche perché la salute è strettamente legata alla sicurezza stessa e perché sono due aspetti di uno stesso problema.
Ciò è emerso chiaramente, quando l’Italia ha approvato la direttiva europea in materia di lavoro e stress correlato attraverso la legge n. 81/2008.
Questo decreto, prima di essere approvato, è passato attraverso la mediazione con la Confindustria e i sindacati che ne hanno attenuato l’impatto. Ciò è accaduto perché esisteva il timore che parlare di lavoro correlato allo stress, si potesse aprire una valanga di contenziosi che non avrebbero beneficiato alle imprese. Nel decreto, è proposta una sensibilizzazione del datore di lavoro sul fenomeno stress e il primo passo è una dichiarazione di assenza di questo fenomeno correlato con l’aiuto della certificazione del medico competente.
L’altro passaggio prevede la partecipazione dei lavoratori alla valutazione dello stress attraverso l’analisi di eventi sentinella e di formazione su quest’aspetto, poiché il fenomeno stress non è meccanico ma soggettivo.
Inoltre, la legge prevede che si possa arrivare a una valutazione personale degli effetti dello stress sul lavoratore, ma dopo aver monitorato le aziende che presentino eventi sentinella. La legge 81 presenta, invece, la possibilità di formare i lavoratori su questi aspetti”.
 
L’Ordine ha al suo interno un gruppo di psicologi preparato per la far formazione nelle aziende?
“Esiste un pool di colleghi abbastanza preparati sul tema dello stress grazie a corsi, master appositi e a dispositivi informatici che diminuiscono di molto il costo dei test di valutazione nelle imprese e che sono già in commercio”.
State creando delle convenzioni con le associazioni datoriali per realizzare questo tipo di formazione?
“È un obiettivo che si vorrebbe raggiungere. Tuttavia, esiste la difficoltà a trovare degli interlocutori che possano aggregare più bisogni. Il mondo delle imprese presenta delle differenze notevoli al suo interno, anche se può sembrare un corpo coeso, per cui trovare un orientamento comune non è facile”.
I vostri iscritti sono preparati a questa nuova concezione del lavoro?
“Gli iscritti all’Ordine sono oggi 6.022 e tra questi ci sono dei portatori di visioni diverse della professione, grazie anche ai cambiamenti che sono avvenuti nella formazione universitaria e nelle scuole di specializzazione. Il problema di fondo delle professioni in Sicilia è come riuscire a trasformare queste conoscenze in una professione praticabile. La psicologia è stata sempre percepita come un affare da welfare, dove lo Stato deve farsi carico di questi bisogni psicologici. Se ciò resta vero nel mondo scolastico, non lo è altrettanto nel mondo delle imprese, dove non si può pensare a questo tipo di welfare. Occorre saper promuovere la figura dello psicologo professionista, per cui oggi ci sono dei colleghi che stanno portando avanti studi professionali associati. Ci sono sempre più colleghi giovani che provano forme di collaborazione inedite e che cercano nuove opportunità”.
 
A che punto è l’esperimento della collaborazione medico di base-psicologo?
“Questo esperimento è andato avanti con un incontro che si è tenuto a Palermo nel maggio 2012 con il promotore dell’esperimento, il professor Luigi Solano dell’Università “Sapienza” di Roma. Quest’esperimento prevede il coinvolgimento dello psicologo nello stesso studio del medico di base con gli stessi pazienti fin dal primo colloquio. Ora, si stanno formando degli psicologi che stanno contattando dei medici disposti a fare questa sperimentazione. L’obiettivo è dimostrare che l’abbinamento psicologo-medico di famiglia porti a un miglioramento delle diagnosi grazie alla doppia lettura, medica e psicologica, che è fatta al paziente. Dal medico di famiglia si presenta una pluralità indistinta di pazienti, per cui è difficile distinguere tra sintomi clinici che possono portare conseguenze psicologiche, e sintomi psichici che si traducono in evidenze cliniche”.
Quali risultati vi aspettate di ottenere?
“Con quest’abbinamento, è possibile distinguere tra casi clinici e quelli psichici e ciò comporta un miglioramento delle diagnosi. In questo modo, il prof. Solano ha ottenuto una riduzione delle prescrizioni di mediche o di esami fino al 15-20%. L’assessore Russo aveva finanziato 17 progetti nel 2011, per cui si spera che l’esperimento possa essere finanziato anche dal nuovo Governo”.
 

 
Curriculum Paolo Bozzaro
 
Paolo Bozzaro 63 anni, è psicologo e psicoterapeuta della Scuola Italiana di Psicoanalisi di Gruppo. Ha svolto dal 1990 al 2007 attività clinica e di riabilitazione psico-sociale presso il Centro di Salute Mentale di Adrano, mentre dal 2007 lavora presso l’Unità Operativa Formazione e Aggiornamento del Personale. A oggi, è professore presso l’Università di Catania di psicologia sociale della Facoltà di Lingue e di psicologia generale della Facoltà di Medicina, e Segretario Regionale dell’A.U.P.I. Associazione Unitaria Psicologi Italiani.

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