Trasferire ai cantieri regionali e precari - QdS

Trasferire ai cantieri regionali e precari

Carlo Alberto Tregua

Trasferire ai cantieri regionali e precari

giovedì 06 Dicembre 2012

Servono talenti per il futuro della Sicilia

Il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, continua nel solco dissennato del suo predecessore che è quello di fare il mendicante nei confronti del Governo nazionale, per chiedere risorse necessarie a pagare gli inutili stipendi dei precari e di dipendenti e dirigenti regionaliche non servono al funzionamento della macchina amministrativa.
Invece, dovrebbe chiedere con forza e legittimamente quelle risorse che lo Stato deve alla Sicilia, da indirizzare verso l’apertura di cantieri e l’attrazione di investimenti.
Ma per far questo occorre un progetto fatto da professionisti competenti e onesti e non certo da persone di ottime qualità quali Franco Battiato e Antonino Zichichi, ma che hanno dichiarato pubblicamente che si occuperanno delle loro deleghe uno da Ginevra e un altro dalle città europee ove andrà in tournée.
Scorrendo i curricula degli altri dieci assessori , non abbiamo scoperto eccellenze.

La Regione ha bisogno di talenti, che vi sono fra tanti siciliani eccellenti, non importa se giovani o anziani, se uomini, donne o gay. Si tratta di coinvolgerli in un Piano aziendale che utilizzi al massimo le risorse di cui la Sicilia dispone: 17 miliardi di euro  effettivi non sono pochi, nonché quella parte dei crediti riscuotibili inseriti nel cosiddetto avanzo di amministrazione, che ammontano ad altri dieci miliardi.
I diplomi di laurea o di ricerca non servono per rimettere a posto la macchina amministrativa della Regione. Ci vogliono manager, anche internazionali, con curricula probanti, che si appoggino a società di consulenza internazionali, come per esempio la Mckenzie, che ha rivoluzionato e rimesso in carreggiata il Brasile, ove il boom economico proveniente da dieci anni è ancora in atto.
Assessori-manager e dirigenti generali-manager (e non affiliati e incompetenti) sono indispensabili per fare il salto di qualità senza del quale l’economia e la società siciliana si ammalano sempre di più.
La terapia dev’essere vigorosa, forte e adoperata senza esitazione. Quelle esitazioni che Crocetta dimostra, divagando su versanti inutili al Risorgimento Sicilia.

 
Nessuno vuole mandare a casa i precari regionali e comunali; nessuno vuole cacciare ex Lsu, Asu, Pip, Puc, dipendenti della Resais, dipendenti delle dannose partecipate regionali e comunali, però non si possono continuare a pagare stipendi a perdere in una sorta di assistenzialismo generalizzato che costituisce anche per chi percepisce misere indennità una sorta di umiliazione.
Vedere tanti giovani ed ex giovani che si accontentano di percepire 700/800 euro al mese senza fare nulla è veramente deprimente. D’altra parte, tutti costoro non si danno da fare per creare startup, iniziative innovative, attività microimprenditoriali, occupazione nel settore della vendita ove sono richieste migliaia di persone, qualificarsi e formarsi per rispondere a oltre 10 mila offerte di cui il sistema delle imprese regionali ha bisogno.
E allora, qual è la soluzione per salvare capra e cavoli?

La risposta è semplice e pesante: trasferire i precari e i dipendenti in esubero ai cantieri di lavoro, cofinanziando migliaia di progetti pronti per l’esecuzione che metterebbero in moto l’economia regionale.
I sindacati e gli stessi precari obietteranno subito che non hanno le competenze e che loro preferiscono fare un inutile lavoro di tavolino (cioè, nulla) piuttosto che andare nei cantieri.
Umanamente questa osservazione si capisce. Ma tutta questa gente non ha capito che siamo in uno stato di guerra, col Pil che retrocede vistosamente in Sicilia (il 3 per cento) con la macchina economica inceppata, con oltre 250 mila disoccupati e un giovane su due (che magari non ha competenze) in cerca di lavoro.
À la guerre comme à la guerre. Non si può pensare di ricominciare a crescere senza adottare provvedimenti straordinari, basati sui conti in regola, per raggiungere un’ordinaria, sana e qualificata pubblica amministrazione.
La legge 190/12, denominata Anticorruzione, è basata sulla trasparenza dell’attività amministrativa, ottenuta mediante la pubblicazione di ogni atto nei siti web istituzionali. Con la trasparenza si ottiene qualità. Questa è la strada per il futuro.

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