App a pagamento? Apple e Google finiscono nel mirino dell’Antitrust - QdS

App a pagamento? Apple e Google finiscono nel mirino dell’Antitrust

Michele Giuliano

App a pagamento? Apple e Google finiscono nel mirino dell’Antitrust

martedì 18 Dicembre 2012

Si tratta di pratiche commerciali scorrette: suggerite soluzioni per non incappare in questi raggiri. Segnalate da Altroconsumo all’Antitrust: con le loro applicazioni si rischiano acquisti non voluti

PALERMO – Nel mirino dell’Antitrust finiscono anche colossi come Google e Apple. Chi non ha mai usato attraverso il proprio pc il portale di ricerca o i servizi dell’azienda della mela verde? Praticamente nessuno. Eppure ognuno di noi, nel nostro quotidiano, rischia di essere gabbato pagando magari a sua insaputa servizi che non ha mai richiesto. Sono già diversi i casi di pratiche commerciali scorrette che girano attorno al mondo delle App, le applicazioni che permettono agli smartphone di accedere a servizi di tutti i tipi (giochi, musica, foto). Alcune sono gratuite, altre a pagamento. Ma spesso la differenza non è chiara. E’ quanto succede con le App di Android e iOS: inserisci la password per acquistare una App gratuita, ma i sistemi di pagamento di Google Play e App Store permettono facilmente (soprattutto ai bambini) di scaricarne altre a pagamento “senza volerlo”. E ci si ritrova in poco tempo con addebiti sulla propria carta di credito, per acquisti involontari.
Una pratica commerciale scorretta che Altroconsumo ha segnalato all’Antitrust, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni da parte degli utenti, con due ricorsi: uno a carico di Google, l’altro a carico di Apple. Ecco in breve quello che succede: nello store di Google, molti giochi (in particolare per bambini) sono gratuiti, ma hanno funzionalità limitate e per riuscire a sfruttarli in pieno bisogna acquistare accessori (armi, vestiti, ecc…) che sono a pagamento e si possono comprare direttamente all’interno del gioco. In Google Play la configurazione base prevede che, una volta inserita la carta di credito nel sistema, l’acquisto avvenga semplicemente cliccando un paio di tasti. Se quindi è un bambino a giocare, il rischio di acquisti involontari è molto alto.
Una cosa simile succede anche con Apple, su iOS. Quando si scarica un’app dall’App Store il sistema chiede la password, ma l’acquisto involontario non è impossibile perché, per evitare scocciature all’utente, se si effettua un nuovo acquisto entro 15 minuti il sistema non chiede più la parola chiave. E in quel quarto d’ora può facilmente scattare l’acquisto involontario.
 
Altroconsumo suggerisce alcune soluzioni: con i dispositivi Android, è possibile impostare un pin, da inserire prima di fare acquisti online, proprio per evitare azioni incaute. Per impostarlo si accede al Google Play Store, cliccando su “Menu” e “Impostazioni”, si seleziona “Imposta Pin” e poi la casella “Usa Pin per gli acquisti”. Da quel momento per ogni acquisto verrà richiesto il pin. E poi un’altra cosa importante: con Google Play Store si hanno 15 minuti di tempo per ripensare e disdire l’acquisto. Per evitare problemi con iPhone (o iPad) si può cliccare su “Impostazioni”, “Generali” e “Restrizioni”. Scegliendo “Abilita restrizioni”, il sistema chiederà di creare un codice a 4 cifre. Nella sezione “Contenuto consentito” è possibile disabilitare del tutto gli acquisti Inapp (cioè gli acquisti di contenuto virtuale effettuati a partire da una applicazione) oppure impostare la password in modo che venga richiesta ogni volta e non una volta ogni 15 minuti.
 

 
Al Pc le App risultano rischiose per i firewall

Sono disponibili due metodi diversi per consentire l’esecuzione di un’App attraverso un firewall di un qualsiasi Pc. Entrambi i metodi sono rischiosi: aggiungere un’App all’elenco tra quelle consentite oppure aprire una porta. Quando si aggiunge un’App, operazione talvolta denominata sblocco, o si apre una porta del firewall, si consente a questa stessa applicazione di inviare informazioni al o dal Pc attraverso il firewall, come se si praticasse un’apertura nel firewall. In questo modo il Pc è meno sicuro e può consentire a pirati informatici o malware di utilizzare una di tali aperture per accedere ai file o di utilizzare il Pc per diffondere malware ad altri Pc.In genere, è più sicuro aggiungere un’App all’elenco di quelle consentite anziché aprire una porta. Una porta resta aperta fino a quando non la si richiude, mentre un’App consentita crea questa "apertura" solo se necessario. Per ridurre i rischi per la sicurezza si può consentire un’App o aprire una porta solo se realmente necessario ed eseguire le operazioni seguenti per rimuovere le App stesse dall’elenco oppure non consentire mai a un’App sconosciuta di comunicare attraverso il firewall.

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