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Messina – Grandi manovre contro il dissesto a Palazzo Zanca sono ore decisive

Francesco Torre

Messina – Grandi manovre contro il dissesto a Palazzo Zanca sono ore decisive

giovedì 27 Dicembre 2012

Solo se arriveranno 40 milioni di euro dalla Regione sarà possibile chiudere il previsionale 2012. Sulle casse del Comune capoluogo gravano circa 240 milioni di euro di debiti

MESSINA – Oggi potrebbe essere il giorno della verità non solo per il Comune di Messina ma per tutti gli altri Enti locali isolani sull’orlo del dissesto. Il conto alla rovescia per evitare la dichiarazione di default infatti volge al termine, e tutti gli occhi sono puntati sul presidente della Regione, Rosario Crocetta, e sulla sua Giunta, al lavoro per varare il cosiddetto “decreto Salva-enti” e portarlo all’Ars affinché venga approvato prima della fine dell’anno, dando così l’opportunità ai Comuni interessati di predisporre per tempo i documenti per il “salvataggio”.
Messina, ovviamente, sta alla finestra, con un nodo alla gola, in attesa di sviluppi da Palermo. Pochi giorni fa si erano materializzati 40 milioni di euro promessi dallo stesso Crocetta tramite un prestito da restituire in 20 anni, ma finora sono rimasti un’illusione, e senza un documento scritto che ne attesti la presenza il commissario straordinario di nomina regionale Luigi Croce non firmerà il bilancio di previsione 2012, e allora il dissesto – nonostante l’adesione al Salva-Comuni del Governo Monti – dovrebbe essere inevitabile.
Il documento contabile, a ogni modo, sarebbe anche stato presentato dai dirigenti dell’Area contabile di Palazzo Zanca, Ferdinando Coglitore e Giovanni Di Leo, ormai ai ferri corti con il commissario Croce e il suo esperto Nino Dalmazio: la prima volta il 13 dicembre, quando presentava un disavanzo di 2,4 mln di euro e dunque andava oggettivamente riscritto, aldilà delle valutazioni negative del commissario che aveva richiesto maggior rigore e verosimiglianza nell’elaborazione delle entrate previste e delle uscite accertate, in ordine con le prescrizioni della Corte dei Conti; la seconda volta il 21 dicembre, con l’unica modifica dell’inserimento in entrata di 2,4 mln di euro di anticipi sul contributo governativo per il Salva-Comuni.
Per Croce, lo sappiamo, questa soluzione è inaccettabile. I debiti del Comune valutati dal suo staff si aggirano intorno ai 240 milioni di euro, e senza l’aiuto promesso da Crocetta il bilancio non sarà firmato.
A quel punto gli scenari possibili saranno la conclamazione del dissesto o la delega al commissario ad acta già nominato da Palermo, Giuseppe Petralia, per la firma del documento contabile. Ma in quel caso, sarebbero scontate le dimissioni di Croce.
“I miracoli sono possibili, dobbiamo crederci”, ha detto il commissario ai giornalisti durante la conferenza stampa natalizia. “Se crolla Messina, crolla la Sicilia”, gli ha fatto eco da Palermo Crocetta, facendo intravedere il salvataggio. I tempi, però, sono strettissimi. Bisogna correre per mettersi alle spalle questi brutti anni di cattiva gestione delle amministrazioni passate e ricominciare da zero con rinnovata fiducia. Ma sarà possibile?

Amministrative. C’è già chi pensa alle prossime elezioni

MESSINA – Mentre si attendono notizie da Palermo sul salvataggio del Comune dal dissesto, in città si continuano a posizionare i pastori per la costruzione del Presepe delle amministrative.
Avevamo già dato nota delle autocandidature dell’architetto Tinaglia del movimento civico Reset (si studiano apparentamenti con altre liste apartitiche) e dell’ex assessore alle Manutenzioni Pippo Isgrò (naturalmente non riconosciuto dal Pdl) nonché della nomina di Fabio D’Amore in rappresentanza degli “autonomisti” (per lui sarebbe il secondo tentativo).
Adesso, con 3.000 firme già raccolte, si alza il coro di chi vuole che l’attivista Renato Accorinti si metta in gioco per il bene della città. “Lo potrei fare solo se accadesse l’esatto opposto di quello che fanno gli schieramenti politici, dove in tre o in quattro decidono tutto in stanze per me oscure e inquietanti”, ha fatto sapere lui. Ma la candidatura ormai è pressoché certa.

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