Crocetta, la crescita può attendere - QdS

Crocetta, la crescita può attendere

Carlo Alberto Tregua

Crocetta, la crescita può attendere

venerdì 04 Gennaio 2013

Spesa clientelare veleno per lo sviluppo

Fra i primi disegni di legge della Giunta regionale ve n’è uno dei più nefasti per la Pubblica amministrazione: quattro mesi di esercizio provvisorio. Che significa, in concreto? Significa che nessuna branca dell’amministrazione può spostarsi dal binario rigido di una spesa per dodicesimi, sulla base del bilancio 2012. Ulteriore conseguenza negativa è che un terzo dell’anno viene perduto, perché non si possono attuare le manovre di politica economica urgenti, necessarie a tentare la via della crescita.
Crocetta si è vantato di avere sbloccato cinque miliardi di finanziamenti Ue non ancora spesi dagli inutili e dannosi governi presieduti da Raffaele Lombardo. Ma come fa a spenderli se non li co-finanzia con 1,250 mld?
Crocetta ha comunicato che alla Regione vi sono mille dirigenti inutili, ma non ne ha revocato neanche uno, per cui restano tutti a carico delle esangui casse regionali.
Il presidente nulla ha detto sui tagli al costo della politica. La rispettiva legge n. 213/12 è già in vigore, ma nessuna voce si è levata dallo stesso in ordine al suo integrale recepimento.

Peraltro la Presidenza dell’Assemblea regionale ha comunicato di avere predisposto un bilancio nel quale vi è una insignificante riduzione dei costi, pari a 11 milioni. Vorremmo che il presidente, Giovanni Ardizzone, confermasse all’opinione pubblica siciiana la ferma volontà di tutti i rappresentanti del popolo in quell’Assemblea che intendono adeguarsi alla citata legge, riformulando il bilancio ex novo per adeguarlo a quello delle tre Regioni più virtuose, cioè Umbria, Emilia e Toscana.
Se l’Ars farà così, il bilancio 2013 non potrà superare la soglia di settanta milioni, facendo venire meno lo sconcio dei deputati che percepiscono ventimila euro lordi al mese o uscieri che percepiscono centomila euro lordi all’anno: una situazione insopportabile per chi come noi paga le imposte fino all’ultimo euro.
Crocetta, unitamente al ddl dell’esercizio provvisorio, ha fatto approvare all’Assemblea, a larga maggioranza, la proroga dei contratti  dei lavoratori precari, di tante astruse sigle, con una spesa prevista di centoquaranta milioni, che ha denominato sociale.

 
Per dare il giusto nome alle cose, quella non è una spesa sociale, ma assistenziale e clientelare, cioè il mantenimento dannoso e pernicioso di rapporti di lavoro del tutto inutili alla produzione dei servizi pubblici.
Abbiamo più volte chiesto a ciascuno dei precari pubblici siciliani in base a quale selezione o concorso essi siano stati immessi negli attuali posti di lavoro. Nessuno ci ha risposto, perché è noto a tutti che essi sono stati chiamati in base alla raccomandazione di questo o quel politicante, che aveva la riserva di utilizzarlo come raccoglitore di voti.
Noi, che difendiamo gli interessi di tutti i siciliani, riteniamo che codesti precari siano stati privilegiati, perché hanno emarginato altri 240mila siciliani, che non hanno potuto concorrere a entrare in quei posti.
è ora di dire basta a questa soperchieria. I precari sono entrati in quei posti in base a una raccomandazione, ribadiamo, ora devono uscirne a furor di popolo per consentire indistintamente a tutti i siciliani di competere ad armi pari, mediante concorso pubblico, all’accesso nella Pubblica amministrazione, regionale e locale.

Clientelismo e assistenzialimo, confermiamo a prova di smentita, non costituiscono spesa sociale, ma sono puro veleno che intossica l’economia e allontana la luce che c’è alla fine del tunnel.
Se Crocetta vuole perseverare con i nefasti comportamenti di Cuffaro e Lombardo, tradisce se stesso quando parla di rivoluzione. Forse egli pensa ad una rivoluzione gattopardesca, in modo che tutto resti come prima facendo finta che tutto si voglia cambiare.
Non è così che si potrà voltare pagina. è, invece, indispensabile tagliare le spese inique del bilancio regionale ed investire le risorse recuperate in opere pubbliche e nel consolidamento della base produttiva dell’Isola, con un particolare rilievo alla internazionalizzazione delle piccole e medie imprese siciliane, che costituiscono il 96 per cento del tessuto economico.
Coerenza e concretezza sono due requisiti essenziali per Crocetta se vuole fare sul serio la rivoluzione. Le parole restano a zero.
 

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