«Ho deciso di impegnarmi personalmente guidando una formazione politica perché credo che sia necessario proseguire l’azione di Governo che nel 2012 ha superato l’emergenza finanziaria. Proseguire, quindi, quel processo di riforme partito un anno fa, affrontando ora le altre emergenze del Paese che riguardano la crescita sostenibile e l’occupazione. Non avevo intenzione di continuare un’esperienza politica, dopo quella atipica di questo governo ormai dimissionario, e sarebbe stato nella mia natura rimanere nella mia posizione di senatore a vita, eventualmente disponibile anche ad altri incarichi, ma mi sono posto un problema di coscienza nel rinunciare ad impegnarmi direttamente ad aiutare il mio Paese ad uscire dal marasma economico, civile e politico nel quale si trova. Devo dire che mi hanno colpito i tanti appelli e incoraggiamenti ricevuti».
«Grazie all’aggiustamento compiuto quest’anno a prezzo di tanti sacrifici degli italiani abbiamo impresso una svolta importante. Con l’avanzo primario raggiunto, il debito è posto su un sentiero di riduzione costante a partire dal prossimo anno. Per questo, se si tiene la rotta, ridurre le tasse diventa possibile».
«La nuova formazione è un movimento civico, popolare e riformista. Si rivolge a quegli elettori che da tempo cercano una nuova offerta politica, capace di innovare i vecchi partiti. I concetti di destra e sinistra sono ormai superati, il nostro invece è un programma di riforme incisive che metta in primo piano le profonde trasformazioni di cui il Paese ha bisogno. Per il bene dei giovani e delle future generazioni di italiani, che sono le vere vittime sacrificali delle scelte a lungo rinviate e di tante scelte sbagliate».
«Cercare di unire le forze che ritengono che ci sia la necessità di un cambiamento. Energie disperse a destra, al centro e a sinistra. Il metodo che io propongo è quello di magnetizzare le forze che hanno la volontà di fare le riforme, mettendo l’interesse generale in primo piano».
«L’accelerazione al ribasso di questa settimana è legata soprattutto all’accordo raggiunto negli Stati Uniti dall’amministrazione Obama che ha evitato il Fiscal Cliff. Certo però ha contribuito molto il ritorno di fiducia verso l’Italia da parte degli investitori esteri. Spero che questo fenomeno prosegua nel tempo e giovi a chi governerà. Nel 2013 dipenderà molto dall’azione del futuro governo».
«La prossima legislatura dovrà affrontare, da subito, il tema di come rendere le decisioni più efficaci e rapide, come riformare il bicameralismo e ridurre i membri del Parlamento. Il primo atto del nuovo Parlamento sarà sicuramente la riforma della legge elettorale, così da restituire ai cittadini la scelta effettiva dei governi e dei componenti delle Camere».
«I recenti episodi di corruzione e malcostume che hanno riguardato la Regione Lazio prima e Lombardia dopo, impongono una sterzata immediata che passi attraverso la riduzione drastica dei contributi pubblici anche indiretti ai partiti e ai gruppi parlamentari e dei rimborsi elettorali. Penso all’introduzione di una disciplina di trasparenza dei bilanci con la perfetta tracciabilità dei finanziamenti privati e una soglia massima per gli stessi contributi».
«È innegabile la necessità di pensare seriamente allo sviluppo del Sud. Il Governo da me presieduto ha avviato negli ultimi dodici mesi un importante pacchetto di misure volto a ridurre il divario infrastrutturale che si va ad aggiungere al recente decreto legge per lo stabilimento dell’Ilva di Taranto. Il “Cresci Italia” poi ha permesso di stanziare oltre un miliardo di risorse per il completamento di tre assi ferroviari: Napoli-Taranto, Salerno-Reggio Calabria e Potenza-Foggia. A questo si aggiunge il Piano di azione coesione che ha permesso la riprogrammazione di circa 12,1 miliardi di fondi comunitari, per favorire gli investimenti al Sud. Ricordo infine che la Fiat, nell’annunciare il miliardo di investimenti sull’impianto di Melfi, ha fatto esplicito riferimento al rinnovato clima di fiducia creato dal Governo».
La Sicilia è tra le regioni che ha registrato la spesa più bassa dei fondi Po 2007-13. Il Quotidiano di Sicilia in questi mesi ha proposto di sanzionare i dirigenti responsabili del mancato impiego dei fondi.
«La Sicilia, dal 2008 a oggi, ha speso solo il 14% dei 7 miliardi di euro previsti dalla programmazione 2007-13. Meno di un quinto. E di questi, 300 milioni sono stati congelati dalla UE in mancanza di “controlli adeguati” su progetti e procedure. Lo spreco dei fondi comunitari è uno scandalo la cui responsabilità non ricade solo sulle spalle del Sud, ma dell’intero sistema-paese e della politica, a tutti i livelli. I fondi strutturali dell’Unione europea rappresentano un’occasione unica di investimento per la crescita nelle regioni del nostro Mezzogiorno. Lo spreco di queste risorse è uno scandalo che il nostro Paese non può più permettersi».
«Anche qui bisogna proseguire l’azione avviata continuando la lotta senza esitazioni. Nel corso del 2012 sono stati arrestati 68 latitanti di cui 13 inseriti nell’elenco dei latitanti pericolosi; sono stati sequestrati 12.030 beni per un valore complessivo di circa 4,3 miliardi di euro e sono stati, altresì, confiscati 4.107 beni, per un valore di oltre 2,1 miliardi di euro. A questo si aggiungono 24 comuni sciolti per infiltrazione della criminalità organizzata, tra i quali il comune di Reggio Calabria; sono state prorogate 8 gestioni commissariali e adottati 3 provvedimenti di allontanamento nei confronti dei dipendenti dei comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Torre del Greco e Reggio Calabria. L’Agenda prevede quindi il potenziamento dell’Agenzia beni confiscati alla mafia in modo da snellire le procedure volte alla gestione dei beni sequestrati e confiscati».
«L’obiettivo è quello che lo Stato riesca a gestire i beni confiscati, garantendo la continuità dell’attività. I lavoratori, se non coinvolti nelle attività criminali, devono essere il primo bene da salvaguardare. Come pure deve continuare la preziosa esperienza del riutilizzo sociale dei beni sottratti alle mafie, un segnale preciso ed inequivocabile nei territori della scelta di campo dei cittadini. Dobbiamo tenere alta la guardia contro la progressiva infiltrazione delle mafie nelle zone dove erano meno presenti. Ci sono state importanti operazioni contro le mafie in Lombardia e Piemonte, come pure nel Lazio, in Liguria, Veneto ed Emilia. Per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose nella vita politica la legge sull’incandidabilità manda un segnale preciso. Bisogna andare anche oltre, seguendo ad esempio il codice di autoregolamentazione dei partiti preparato dalla Commissione Antimafia».
«Le diversità culturali di cui è ricca l’Italia sono una risorsa, non soltanto in materia di turismo, ma di modelli di sviluppo tarati efficacemente sulle realtà locali. Ma tali differenze devono convergere in un progetto comune che rifiuti identitarismi antistorici, e soprattutto dannosi. Per questo ci facciamo promotori, come è scritto nell’Agenda Monti, di “un federalismo responsabile e solidale che non scada nel particolarismo e nel folclore”. Proprio per seguire questa linea, il passato governo ha deciso di creare un Ministero della coesione territoriale e non un Ministero del Mezzogiorno: questa è stata una precisa scelta culturale, nel rifiutare un concetto assistenziale e deprezzante del Mezzogiorno, ma al contrario di valorizzarlo, non soltanto come parte integrante dell’Italia, ma come parte produttiva ed essenziale dell’Europa».
«È assolutamente fondamentale dotare il Meridione dei propri strumenti per sviluppare una visione chiara e possibile di un futuro, dove il talento, l’impegno, l’inventiva, siano premiati a scapito della dipendenza, dallo Stato o – peggio – dalla criminalità organizzata. Per fare ciò, bisogna investire in quelle parti di società che possono essere – esse stesse, e non per compiacenza o carità – i piloti del cambiamento».
«Giovani e donne necessitano di strumenti necessari a maturare un’emancipazione, anche culturale, da un sistema assistenziale: l’istruzione, l’inserimento (o il reinserimento) nel mondo del lavoro, la lotta alla criminalità organizzata, le infrastrutture fisiche. Queste riforme strutturali, mirate al medio e lungo corso, sono ora possibili soltanto perché un governo di emergenza, salito in carica con l’obiettivo di salvare la barca in tempesta, è stato in grado di mettere a posto i conti, e ora può aggiustare la rotta in direzione degli investimenti sullo sviluppo e sulla crescita».
«La crescita non è un giocattolo che si può comprare da uno scaffale aprendo il portafogli dello Stato. È, invece, un processo che necessita di una politica economica coerente, efficace e trasparente, che permetta ai lavoratori e alle aziende – i veri creatori di un progresso economico sano – di innestarla. L’idea che essa si ottiene versando litri di denaro pubblico in un serbatoio chiamato “crescita” è fallimentare; e nessuno più dei cittadini del Mezzogiorno può sapere quanto è pericolosa questa illusione, quella stessa che ha portato per decenni all’annichilimento delle opportunità e alla frustrazione dei talenti, in un’area, come è il sud d’Italia, che ne è invece potenzialmente molto ricca». (L.S.)
Intanto il professore è sempre più attivo sui media. Intervistato da Radio Anch’io ha promesso riforme istituzionali con maggioranze larghe e la riduzione della tassazione che grava sulle famiglie, sui lavoratori e sulle imprese con un parallelo abbassamento della spesa pubblica e un sistema fiscale che consenta la redistribuzione fiscale del reddito tra ricchi e poveri sul modello Obama. Nel salotto mattutino di Uno mattina il professore ha invece ribadito il suo nome sulla lista che si presenterà alle politiche, sottolineando, al contempo, la necessità di un Monti bis. (Rosario Battiato)
Durante il vertice europeo del 28/29 giugno si adotta lo scudo anti-spread che prevede l’intervento dell’European Financial Stability per monitorare le ‘oscillazioni’ in ambito Ue.